Il caso del Procuratore di Trieste
Le bufale delle procure inquinano la campagna per i referendum sulla giustizia
L’esito dei referendum sulla giustizia sarà probabilmente condizionato da due elementi negativi. Il primo è il Grande Silenzio decretato dalla Rai e dai principali giornali indipendenti. Il secondo è lo spargimento di balle. Azione nella quale sono ben attivi gli stessi giornali indipendenti e le Procure. (Naturalmente ai giornali indipendenti, che Travaglio chiama sempre i giornaloni, si affiancano i giornali dichiaratamente fiancheggiatori delle procure, come proprio il giornale di Travaglio, che fa da avanguardia a tutti). Uso la parola Procure e non la parola magistratura perché sono cose diverse.
L’ultimo sciopero, fallito, proclamato dal Anm (cioè dal partito delle Procure) ha dimostrato che un po’ più di metà della magistratura è contro il partito delle Procure e probabilmente vedrebbe di buon occhio una riforma democratica che ristabilisca lo Stato di Diritto, freni lo strapotere e l’attitudine a sopraffare di molti Pm, e riporti la magistratura alla sua funzione e al suo prestigio. Probabilmente molti magistrati voteranno sì ai referendum. Nella campagna contraria al si, basata sullo spargimento di balle (che è la traduzione in italiano del termine inglese fake news) si distinguono alcuni Procuratori. Ieri si è lanciato alla testa della pattuglia battagliera filotravaglista, il Procuratore capo di Trieste.
Cioè un personaggio molto importante nella vita pubblica, e con il potere – se coltiva i buoni rapporti che il genere i Procuratori hanno coi loro colleghi Gip – di mettere in prigione chi vuole lui e di tenercelo per diversi mesi. Il Procuratore di Trieste teme che questo suo potere possa essere limitato da uno dei referendum, Precisamente dal numero 2, quello sulla carcerazione preventiva. Il Procuratore ieri ha dichiarato – esaltando una operazione giudiziaria con 38 arresti per traffico di droga – che se passerà il referendum sulla carcerazione preventiva questi 38 spacciatori presunti dovranno essere liberati. Non è vero. È, appunto, una balla.
È una balla che si ispira a simili balle dette e scritte molte volte in questi mesi da diversi esponenti del fronte manettaro (non uso questa parola come epiteto, mi serve solo a indicare quelli che vorrebbero aumentare e non diminuire il numero delle custodie cautelari, e che sono contrari a misure liberali). La cosa abbastanza grave è che questa balla venga messa in giro da un Procuratore. Possibile, mi chiedo, che questo procuratore ignori le norme sulla carcerazione preventiva? Sarebbe molto grave. E se invece le conosce, perché ha raccontato questa balla? Lo ha fatto consapevolmente? Se esistesse davvero un organismo di autogoverno della magistratura, sarebbe logico che intervenisse per capire come è potuta succedere una cosa così. E per prendere poi i provvedimenti del caso. Purtroppo questo organismo non esiste. Esiste un consesso, chiamato Csm, dominato dalle correnti delle Procure, che si occupa di dividersi il potere ma non di amministrare la giustizia.
La riforma Cartabia non cambierà quasi niente in questo stato di cose. E purtroppo, persino il referendum, tecnicamente, cambierà molto poco nel funzionamento del Csm. Del resto i margini che la Costituzione lascia ai referendum abrogativi sono molto stretti. Servirà comunque a dare un segnale. Veniamo alla carcerazione preventiva. Dice il procuratore di Trieste (copio dal Fatto Quotidiano online le sue dichiarazioni): “Gli arrestati dovrebbero essere messi in libertà con tante scuse del popolo italiano: questa è la norma che si intende abrogare. Le misure cautelari cadrebbero tutte per reati come il traffico di droga, a prescindere dalle quantità mostruose, se non vengono eseguiti in violenza alla persone, e quindi ricadrebbero nell’alveo abrogativo del referendum”. Se il 12 giugno vincessero i sì, infatti – spiega Il Fatto – diventerebbe impossibile disporre qualsiasi misura cautelare – non soltanto il carcere – motivandola con il rischio che l’indagato, o imputato, commetta di nuovo il reato di cui è accusato, o altri simili, “se questi non implicano l’uso di armi o di altri mezzi di violenza personale”.
Non è così. Vogliamo andare a vedere come sarà davvero legge dopo l’abrogazione di una parte del punto C dell’articolo n. 274 del decreto del Presidente della Repubblica n.447 del settembre 88? Dice testualmente il nuovo articolo 274: “Le misure cautelari sono disposte quando, per specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità della persona sottoposta alle indagini o dell’imputato, desunta da comportamenti o atti concreti o da suoi precedenti penali, sussiste il concreto (e attuale) pericolo che questi commetta gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale, ovvero delitti di criminalità organizzata”. Capito? Il Procuratore si è dimenticato di scrivere nella sua dichiarazione quelle quattro paroline: “delitti di criminalità organizzata”. Se il Procuratore ha fatto arrestare 38 persone per traffico internazionale di droga, non c’è dubbio che si tratta di un’accusa di criminalità organizzata. Quindi la sua tesi, secondo la quale il referendum impedirebbe gli arresti, è una fake.
È grave la fake. Ed è anche molto grave il fatto che un Procuratore, nell’esercizio della sue funzioni, usi i risultati del suo lavoro investigativo per fare campagna elettorale. Credo sia un fatto senza precedenti. Il deputato di +Europa, Riccardo Magi, ieri ha chiesto l’intervento della ministra Cartabia, ed effettivamente questo è proprio un caso classico nel quale l’intervento del ministero – di fronte alla probabile immobilità del Csm – è inevitabile. Il procuratore di Trieste si chiama De Nicolo. È stato in passato anche Procuratore di Udine. Fece notizia il suo impegno contro quelli che lui chiamava “clandestini” (si riferiva ai richiedenti asilo). Tanto per farci capire che al vertice del giustizialismo nazionale non ci sono solo le toghe rosse.
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