L'appello
Le carceri esplodono, così è tortura di Stato: serve amnistia
È per questa ragione che per un momento sospendiamo le riflessioni e le battaglie che si svolgono sul piano del diritto, e passiamo al semplice piano umanitario. Ieri è arrivata la notizia che il regime iraniano ha deciso un provvedimento più o meno di amnistia che permette l’uscita dal carcere di oltre 50mila detenuti. Voi sapete che il regime iraniano non è esattamente un regime democratico. Però lì si concede l’amnistia. L’occasione è il coronavirus, la misura è una semplice misura umanitaria, concessa, graziosamente, dal sovrano.
Ecco, a noi viene in mente di chiedere una misura simile. Non pretendiamo il ripristino di alcune garanzie essenziali del cittadino, prendiamo atto del fatto che in vaste aree della popolazione i cittadini sono diventati sudditi, e perciò, da sudditi rispettosi, rivolgiamo una sorta di supplica alle autorità, al sovrano, al premier, al potentissimo e feroce ministro della Giustizia. Lasciate per un momento da parte la vostra sete di giustizia e tornate, anche solo provvisoriamente, umani. Almeno come gli Ayatollah: un provvedimento di amnistia e di indulto è logico, necessario, urgentissimo. Emergenza per emergenza, solo l’amnistia può evitare che il nostro sistema carcerario riporti l’Italia ai secoli passati.
Del resto, anche nei secoli passati, l’amnistia esisteva. La concesse per esempio Carlo Alberto di Savoia al suo popolo nel 1848, più di 170 anni fa. C’era scritto così, nell’editto. «È conceduta piena amnistia e restituzione d’ogni esercizio di diritti politici e civili a tutti i Nostri sudditi». Nostri era scritto con la N maiuscola, sudditi con la “s” minuscola. Possiamo chiedere ai Nostri Governanti, molto umilmente, di ripetere il bel gesto del magnifico re Savoia? Possiamo sperare che anche a noi, nel 2020, sia “conceduta” l’amnistia?
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