C’è un rischio, e non credo di essere l’unico a percepirlo. Sembra che il giustizialismo dilaghi ormai nel Paese, spinto anche da una certa parte politica, al punto da mettere quasi in discussione l’equilibrio delle istituzioni, le loro relazioni, la salvaguardia dei principi fondamentali di uno stato di diritto. O almeno di chi dovrebbe agire nel loro interesse. Le notizie giudiziarie che hanno “sconvolto” la politica nelle ultime settimane hanno acceso i riflettori. Ma che occasione persa sarebbe se per colpa di un qualche accanimento verso qualcuno in particolare, non si parlasse seriamente di un problema di ingiustizia grave che pende pericolosamente sulla presunzione d’innocenza di tutti i cittadini? Di questo parliamo. Di giustizia. E parliamo pure di prescrizione e fuga di notizie. Perché, comunque vada, si torna sempre al punto di partenza. Lo stato deve garantire la presunzione di innocenza, la libertà individuale, i diritti. E se noi veniamo meno a questi principi, se continuiamo a sostenere che la prescrizione sia il peggior nemico del popolo o a glorificare l’accanimento mediatico (e giudiziario) contro un politico, perché qualche giornale ha deciso che questo sia “il più detestato dagli italiani”, non facciamo un torto a Matteo Renzi, lo facciamo agli italiani. Dati alla mano: ogni otto ore uno di noi finisce in galera senza aver commesso alcun reato. Trascinare i processi per le lunghe è un problema grave e lo è ancora di più se lo Stato mette in galera un innocente. Una colpa di cui mai nessuna istituzione dovrebbe macchiarsi.
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E venendo al secondo punto. Sulla vicenda Open – perché di questo ormai tutti parliamo – credo che il Riformista abbia centrato bene la domanda che in molti ci facciamo. Anzi cinque, che sono state espressamente rivolte agli attori principali della vicenda, alle Procure, al ministro, al Csm. Possibile che, fermo restando l’apertura legittima di un’indagine da parte di un magistrato, nel giro di pochi giorni vengano diffuse sui giornali notizie di ogni tipo? Nomi, cognomi, liste, indirizzi, segreti bancari sull’acquisto di una casa che nulla aveva a che vedere con il caso della Fondazione Open, diventano di dominio pubblico alla velocità di un click (perché ormai tutto viene lanciato in rete a una velocità che fino a qualche anno fa il giornalismo nemmeno avrebbe immaginato). Un’indagine diventa nel giro di pochi attimi la narrazione di una serie tv alla House of Cards, in cui si intrecciano le vicende giudiziarie, il gossip, le fughe di notizie. E senza che nessuno dica nulla, senza che nessuna Procura si sforzi di chiarire la situazione. Senza che nessun giornale anche di fronte alle smentite e alle scuse degli stessi autori provi a mettere in fila le cose in modo da fare chiarezza nell’interesse dei lettori. Certo le eccezioni esistono. Ma dobbiamo purtroppo ammettere che non è certo l’impostazione dominante.
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Per questo mi chiedo veramente se ci sentiamo di correre tutti questo rischio. Capisco che oggi parlare di Renzi faccia notizia, e forse per qualcuno parlarne male possa essere addirittura motivo di vanto. Ma se perdiamo la lucidità ora, rischiamo di non riconoscere che c’è in gioco l’interesse di ciascuno di noi. Dalla libertà della politica di – almeno – autodefinirsi tale, senza che sia un magistrato ad arrogarsi il diritto di stabilire ciò che lo è cosa no, ledendone l’indipendenza. Anche e sopratutto di questo parleremo domattina in aula al Senato, in un dibattito sulla trasparenza dei partiti e della politica che è diventato a questo punto un confronto acceso sulle libertà individuali. Quella, ad esempio, di ogni cittadino di vivere la propria vita con la consapevolezza che lo stato in cui risiede farà sempre valere il principio del garantismo e che di fronte a una qualsiasi vicenda giudiziaria potrà sentirsi tranquillo di poter difendere la propria innocenza, senza doversi sentire colpevole prima ancora che un giudice emetta una sentenza. E soprattutto senza che questo diritto venga vanificato, calpestando intimità, privacy e spettacolarizzando piuttosto la presunta colpa in barba alla nostra Costituzione. Fatti salvi sempre e doverosamente i tantissimi magistrati bravi e coraggiosi che hanno onorato la storia di questo Paese. Le generalizzazioni sono sempre nemiche della verità.