Le classi ingestibili di Meloni e Schlein tra legami rotti e alleati ogni giorno più a destra: così l’Italia è ambigua su tutto

Come capiclasse ci sono per la prima volta due donne, Elly e Giorgia. Ma le classi sono quelle di sempre, e anche le lady di ferro, batti e ribatti, finiscono per rammollirsi. Dal 2022 la classe di Giorgia comanda la scuola Italia. Bene, dopo due anni di memorabili gaffes e squarci piccanti da canzone neomelodica napoletana, in campo è rimasta, impavida, solo lei. Capoclasse e anche un po’ fuoriclasse. Ma in affanno sempre più evidente.

La capoclasse Meloni, scena muta su crisi economica e sociale

In politica interna non ci ha ancora fatto sapere come intende uscire dalla devastante crisi economica, ambientale, demografica e sociale in cui siamo precipitati. Del resto, il suo alleato Antonio è il classico primo della classe che non passa il compito a nessuno. Quindi, dalla cittadinanza all’autonomia, dagli extraprofitti alle carceri, ha un percorso tutto suo. La classe di Giorgia, poi, è fissata con il codice penale e i divieti: assembramenti, corsie d’ospedale, telefonini, tutto finisce sotto l’occhio severo dello Stato. E se ha fatto qualche passo sulla giustizia, è stato così timido che persino il mite Giovanni Toti ha sbattuto la porta.

Meloni dice la sua all’estero nonostante le giornate a destra di ogni destra di Salvini

All’estero, però, Giorgia dice la sua. Ha piazzato il suo compagno Raffaele al timone dell’Europa, e negli interventi ufficiali disegna un’idea forte dell’Italia. Può non piacere, ma c’è. Anche qui, però, una parte della sua classe non fa altro che sabotarla. Il suo alleato Matteo, se lunedì è vannaccista, mercoledì orbánista, venerdì putinista, naturale che al weekend ci arrivi come difensore dei neonazisti tedeschi. A destra di ogni destra. Ed ecco che anche Giorgia, nel frattempo corteggiata dall’affascinante e non proprio nullatenente Elon, molla un bel po’ gli ormeggi. All’Ucraina, ad esempio, promette riforme e non sostegno nella sua guerra di sopravvivenza. Come se quella guerra non fosse anche nostra.

La classe di Schlein tra finte rinunce, Renzi e il partner rotto Conte

Ma uno dice: c’è la classe di fronte! Peggio che andar di notte. Mentre la nave brucia, Elly è impegnata su questioni come la finta rinuncia alle poltrone Rai, l’approdo di Renzi nel campo largo, le alleanze alle prossime regionali. L’idillio con il partner Giuseppi sembra ormai rotto persino sui tempi della cittadinanza agli immigrati. Ma poiché i maschi si sa come sono fatti, lui intanto litiga con l’ex compagno di banco Beppe, che vorrebbe prendersi un pezzo del partito per portarlo chissà dove. Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei, che bacia me. Sperando che la classe di Giorgia, chissà quando e chissà perché, si auto-distrugga.

Il rebus Italia: con chi sta?

In questo perdersi nell’eterna ricreazione dei battibecchi, e nella ossessiva rincorsa dei sondaggi, nessuno sembra consapevole che l’Italia sta regredendo a vista d’occhio dentro un sistema, quello delle democrazie, aggredito da ogni parte e ai limiti del collasso soprattutto per la sua corrosione interna. Servirebbe un paese unito su una visione di fondo: è su questo sistema che abbiamo costruito la nostra libertà, i nostri diritti, il nostro benessere. E per salvarlo, “whatever it takes”, faremo qualsiasi cosa. E invece non sappiamo neppure con chi l’Italia stia davvero. Se con l’Ucraina e Israele, o con i loro aggressori. Se con l’Occidente o equidistante da Russia, Cina e teocrazie varie. Unica consolazione: poiché il peggio è nemico del male, pensiamo a come staremmo con Elly a Palazzo Chigi e Giuseppi agli Esteri. Mentre l’altro Matteo ci spiega che siamo comunque nel migliore dei mondi possibili perché c’è lui a vigilare.