Appena qualche giorno fa, l’altro ieri, ci siamo svegliati al canto di Bella ciao. Avevo dormito, come di questi tempi solitari e inquieti, abbandonato a pensieri un po’ tristi, non immediatamente politici, ma inquieti per una tragedia cha non vede ancora la fine, anzi. Ma poi tutto è cambiato, all’improvviso. Abbiamo appreso ciò che il sonno colpevole ci aveva nascosto, l’Italia era sotto attacco, era in atto un colpo di Stato. La cosa era ancora tale da permettere almeno a un giornale di darne notizia, e che fosse uno solo già era preoccupante, gli altri forse già costretti a tacere.

Infatti proprio un giornale che si chiama Il Fatto quotidiano, e quindi non può esser sospetto di parlare di fatti passati confondendo i titoli dell’ieri e dell’oggi, ha dato notizia che la democrazia italiana era a rischio mortale. Uno, appena sveglio, con la testa ancora nelle nuvole, poteva immaginare che, nella notte, approfittando del coprifuoco, un gruppo di malintenzionati avesse dato l’assalto al nostro Palazzo d’inverno. E che un gruppo di costituzionalisti autorevoli, e di giornalisti di fama, fosse riuscito in extremis a darne notizia almeno a un giornale che nella notte affannosa riusciva a pubblicarlo, esponendosi molto. Ma la tv taceva, forse già preda degli insorti che attendevano il momento giusto per parlare, e coraggiosamente Gustavo Zagrebelsky era il primo firmatario di un appello drammatico, o il secondo dopo Sandra Bonsanti, nel momento di confusione la cosa mi restò in dubbio. E poi si dice che la cultura è in ritardo!

Ma, letto bene il testo, lo scenario cambiava e per certi aspetti diventava più preoccupante. Altro che un piccolo gruppo di profittatori dell’emergenza! L’accusa toccava gli attuali vertici dello Stato, da Mattarella a Draghi, artefici e complici oggettivi del disastro costituzionale e politico in atto. Quale? Il governo Draghi che sostituiva, con empio atto dall’alto, quel bell’esempio di democrazia che era il precedente governo dell’avvocato pugliese, il quale aveva già presieduto, di seguito, due governi con maggioranze opposte, un primo governo che invitava l’avversario, poi diventato alleato nel secondo, a tornare nelle fogne (soprattutto dopo la compravendita di bambini di Bibbiano), ma tutto era a posto, la Costituzione era salva, essa non prevede impedimenti per una cosa così. È la dialettica parlamentare, bellezza!, si sentiva dire in giro, non fate i moralisti. Poi d’improvviso, il buio, la crisi, la caduta del Conte secondo, o due come si dice, e subito l’appello disperato dei molti indignati, affidati e guidati dal giudizio di tanti costituzionalisti illustri. Reduci vittoriosi dalla battaglia contro il referendum istituzionale di Matteo Renzi. Uno allora si domanda. Come è possibile che Mattarella e Draghi si siano macchiati di tanta ignominia?

E con la memoria, questo “uno” ripensava i fatti. Il governo Conte 2 era andato in crisi per il venir meno della maggioranza in Parlamento, dunque non per un atto eversivo. Insomma tutto a posto secondo Costituzione. Certo, la responsabilità era dovuta a quel diavolo in persona che si chiama Matteo Renzi, non a caso richiamato nell’Appello, e probabilmente vera causa dello sfacelo, ma nemmeno questo inficiava, almeno formalmente, la fondatezza costituzionale della crisi, che non può dipendere dal nome di chi la apre. Allora iniziò, in Parlamento, il mercato al chiuso dei parlamentari, detto in volgare mercato delle vacche, al Senato soprattutto, dove si tentava di ricostituire i numeri necessari per un nuovo gruppo parlamentare. Si giunse al “prestito” di una senatrice da parte del Pd del dimissionario Zingaretti per tentare la formazione di questo gruppo. I costituzionalisti zitti, tutto a posto, la democrazia parlamentare, non prevedendo il vincolo di mandato, non è stata violata, niente da dire.

È a questo punto che giunge la decisione del presidente della Repubblica che esclude la possibilità del voto in piena fase di seconda pandemia. Mattarella chiama Mario Draghi per un governo di unità nazionale, mettendo fine al mercato delle vacche; è una decisione veloce di chi, credo, non sopporta il degrado finale del Parlamento già messo a durissima prova sotto l’egida dei 5 Stelle durante le due legislature. Costituzionalisti silenti, però, le forme sembravano salve, allora. Scandalo, ora! La democrazia è a rischio! Tutto dall’alto! Non c’è più opposizione! Conte disarcionato, Conte-Allende, viene spontaneo il confronto ironicamente richiamato da Claudio Petruccioli ( e ripreso da Paolo Mieli).

C’è qualcosa che non funziona più nel cervello sociale e intellettuale di questo paese. Nell’Appello si richiama l’art. 49 della Costituzione sul ruolo dei partiti, sul tradimento che sarebbe in atto: ebbene, che cosa di più applicato di quell’articolo nell’attuale situazione? I partiti tutti, meno uno, si accollano la responsabilità del governo in una fase che non si ricorda, fatte le debite differenze, dalla seconda guerra mondiale, quando Churchill chiamò la nazione all’unità nella guerra al nemico mortale, promettendo lacrime e sangue. Ma il post-azionismo italiano non muore, non contento dei danni già prodotti da decenni, e forse dal suo atto di nascita. E non muore il vezzo, per chiamarlo così, di alcuni costituzionalisti, ideologizzati al massimo, di affidarsi a un giudizio iper-ideologico sotto il manto di un formalismo che fa acqua da tutte le parti.

Un costituzionalismo che non aveva aperto bocca dinanzi agli scempi costituzionali operati soprattutto dai 5 Stelle, sulla struttura del Parlamento e sulla vergognosa riforma della giustizia. “Magistero” in negativo, da paese in grave crisi di cultura giuridico-politica, cattivi maestri, per dirla in chiaro. Noi ringraziamo Mario Draghi per aver accettato una responsabilità così difficile, augurandogli buon lavoro, e Mattarella per averlo reso possibile. Nulla da aggiungere.

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