Corso di cucito, di pizzaiolo, per la lavorazione del caffè, palestra, recitazione e canto. Il Carcere femminile di Pozzuoli punta a organizzare una miriade di corsi per le detenute per offrire loro un’occasione: quella di impegnarsi in un percorso e comprendere che una strada diversa può essere intrapresa. E le detenute del carcere testimoniano che cambiare si può ma solo se si ha un’opportunità. “Quando esci dal carcere sei bollata per sempre, nessuno vuole prenderti a lavorare, ci sono tanti pregiudizi che andrebbero abbattuti”, spiega Matilde, una delle detenute del carcere.

Matilde è determinata a cambiare e non perde nessuna delle occasioni che il carcere le offre come il corso di canto promosso dal Garante Campano delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello,  insieme all’associazione culturale Ad alta voce, presieduta dal maestro Carlo Morelli. “La Musica è il più potente antidoto per combattere le mafie”, dice il maestro. E così Matilde si è appassionata alle arti, al canto e allo spettacolo e insieme alle sue compagne si è esibita sul palco del teatro del Carcere. “La musica per me è vita. Sarebbe bellissimo per me se potessi farne la mia professione”, dice.

“Ah comme se fa’/ A da’ turmiento all’anema/ Ca vo’ vula’/ Si tu nun scinne a ffonne/ Nun o puo’ sape'”, cantano con passione le detenute di Pozzuoli reinterpretando il celebre brano di Mia Martini e Roberto Murolo. Un brano particolarmente sentito dalle signore private della libertà. “Per me cantare è come essere libera”, dice Angela. “La forza della musica è potentissima – dice il maestro Morelli – Le fa evadere e pensare ad altro. E mentre pensano ad altro si rendono conto di quanto hanno sbagliato. Cia auguriamo che il progetto continui ma soprattutto che molti imprenditori campani possano venire qui per rendersi conto che nella vita si può sbagliare ma bisogna offrire una mano a queste donne che hanno sofferto tanto. Solo così possiamo vincere la nostra battaglia”.

Argentina, un’altra delle signore del coro, testimonia con la sua esperienza quanto una volta avuta l’occasione, si può davvero cambiare. “In carcere ho fatto il corso di pizzaiolo – racconta – Ho avuto anche l’attestato professionale. Poi ho avuto l’opportunità di lavorare in una pizzeria entrando e uscendo dal carcere. Oggi ho finito di scontare la mia pena e finalmente torno a casa. Ma so anche che il mio datore di lavoro mi aspetta e non vedo l’ora di riprendere in mano la mia vita”.

“Fare corsi è importante, e qui a Pozzuoli ce ne sono tanti e tutti molto belli, ma sarebbe importante per noi avere anche maggiori certezze che una volta uscite da qui potremo mettere in pratica le nostre competenze avendo un lavoro. Ma siamo bollate come detenute, non è cosa semplice”, dicono le signore. “Qui in carcere sono andata a scuola e sono riuscita anche ad avere il diploma di seconda superiore”, racconta un’altra detenuta.

“Uno dei diritti fondamentali per i detenuti, oltre a salute e istruzione, è il diritto al lavoro per il reinserimento, è da qui che passa la dignità nelle carceri – dice Ciambriello – L’anno scorso in tutta la regione Campania sono uscite per lavoro 5 persone dal carcere di Secondigliano e 1 sola da Poggioreale. Ora io dico che c’è bisogno di costruire fuori un terreno fertile. In questo carcere si lavora per degli imprenditori che stanno fuori al carcere. Perchè non utilizzare la legge Smuraglia con gli sgravi fiscali. Ci vuole solo un po’ di coraggio in più. Ma i numeri dimostrano che chi ha occasione di lavoro poi evita la recidiva”.

“Qui ci sono tanti laboratori – racconta Palma – Sartoria, pizzaiolo, fornaio, la torrefazione del caffè,…Per noi il reinserimento delle detenute è importantissimo per consentire loro di avere una seconda opportunità. Abbiamo inaugurato anche uno spazio dedicato alla dignità delle donne nel cortile”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.