Il Patto è finalmente pronto
Le dieci falsità del libro di Carlo Calenda e le dieci domande alle quali lui dovrebbe rispondere
Oggi Il Fatto Quotidiano ha pubblicato gli stralci del nuovo libro di Carlo Calenda. Ovviamente parole di fuoco sono indirizzate a Matteo Renzi. Renzi non ha voluto replicare e non riaprirò qui la discussione politica. Mi limito ad elencare le dieci falsità più evidenti contenute nel libro lasciando al senatore Calenda – se lo vorrà – la possibilità di rispondere alle domande finali.
Falsità numero 1. Sostiene Calenda che “a casa di Daniela Santanché si svolge una cena che vede come commensali La Russa e Renzi pochi giorni prima della votazione che porterà il primo a diventare presidente del Senato”. L’unica cena tra i tre risulta essere a Cortina il 29 dicembre 2022, in un incontro conviviale aperto anche ad altri durante una delle tante serate ampezzane. L’elezione di La Russa avviene a ottobre del 2022, due mesi prima di questa cena. E prima dell’elezione non c’è nessuna cena o pranzo o incontro dei tre. Perché Calenda ha interesse a mentire su questo punto?
Falsità numero 2. Calenda sostiene che in virtù dell’accordo di quella cena (che non c’è mai stata), La Russa riceve più voti del previsto. E che tutto sia stato fatto “per portare Maria Elena Boschi alla presidenza della Vigilanza Rai, in cambio dei suoi voti in favore di La Russa alla presidenza del Senato”. Come è noto, fin dal primo giorno era chiaro a tutti gli addetti ai lavori che Fratelli d’Italia aveva garantito al PD la guida del Copasir e ai Cinque Stelle (divisi tra Ricciardi e Florida) la guida della Vigilanza. L’autore materiale dell’accordo era stato il ministro Lollobrigida a ciò incaricato dalla Meloni. Calenda omette di ricordare le sue frasi di allora: “Su Renzi non ho dubbi: non ha votato La Russa.” E ancora: ““Noi abbiamo votato bianca. Diciannove voti a La Russa, noi non li abbiamo. Sono stati o i 5 stelle o il Partito democratico. Non avremmo pensato ad una possibile mossa del cavallo”.
Calenda chiede a Renzi di trattare a nome del Terzo Polo. L’unica presidenza di commissione che viene assegnata al Terzo Polo è affidata – su proposta di Renzi – al deputato di Azione Enrico Costa.
Falsità numero 3. “I senatori renziani restano nella cabina elettorale del Senato molto più tempo di quello necessario”. L’argomento è affascinante al punto che alcune trasmissioni hanno fatto il VAR riprendendo la durata della pausa nella cabina, cronometro alla mano. Renzi sta nella cabina per cinque secondi mezzo secondo in più di Calenda e comunque due secondi in meno di altri senatori di Azione. Ci sono senatori che stanno oltre i dieci secondi, a cominciare da Anna Rossomando del PD e Stefano Patuanelli dei Cinque Stelle. E del resto se anche si volesse credere che tutti e cinque i senatori di IV abbiano votato per La Russa rimangono altri tredici voti che il presidente riceve in più del previsto. Persino il Var smentisce il leader pariolino.
Falsità numero 4. “Gli ultimi giorni del Terzo Polo sono segnati dall’ennesimo conflitto sul tema dell’appropriatezza dei comportamenti”. Il riferimento è alla richiesta di dimissioni di Daniela Santanchè: “Su questo avviene l’ennesima frattura con Italia Viva”. A differenza di ciò che scrive Calenda gli ultimi giorni del Terzo Polo sono ad aprile 2023, mentre la vicenda Santanché esplode nell’estate dello stesso anno. E come se non bastasse i senatori di Italia Viva e Azione votano esattamente allo stesso modo sulla mozione di sfiducia.
Falsità numero 5. Renzi “ha rimosso di fatto prima e formalmente poi Ettore Rosato e Elena Bonetti dai ruoli apicali in Italia Viva e nella federazione del Terzo Polo”. Qui siamo all’avanspettacolo. Renzi ha indicato Bonetti come vicepresidente del Terzo Polo in rappresentanza di Italia Viva e ha chiesto ai due presidenti, Rosato e Bellanova, di partecipare alla Federazione del Terzo Polo lasciando di conseguenza allo stesso Renzi la presidenza. Questa decisione è stata approvata dall’Assemblea Nazionale di Italia Viva il 4 dicembre del 2022. Elena Bonetti non aveva alcun ruolo apicale nel partito: era una professoressa associata di matematica che Renzi aveva proposto come Ministra nel 2019 nel Conte2 ed era stata proposta da Renzi alla guida del Terzo Polo con Calenda dopo essere stata candidata da Renzi in un triplo collegio blindato in Veneto. La rimozione di Bonetti, Rosato e di tutta la Federazione del Terzo Polo non la fa Renzi, ma direttamente Calenda quando comunica all’ANSA che l’esperienza del Terzo Polo è finita pur avendo un mandato delle assemblee nazionali impegnato i due partiti a proseguire insieme con una federazione.
Falsità numero 6. Renzi inizia “Un massiccio bombardamento del quartier generale” per boicottare ogni ulteriore passo avanti verso il partito unico. In realtà Calenda non perdeva occasione pubblica per ringraziare Renzi del passo indietro. Quanto al partito unico, le assemblee dei due partiti avevano deciso di arrivare con la Federazione alle Europee e poi fare il partito unico. Dopo le sconfitte alle regionali Calenda aveva deciso di accelerare. L’unica condizione che Italia Viva aveva preteso era che si facesse un congresso democratico dal basso in cui chiunque volesse, potesse candidarsi. Non sarà che a un certo punto Calenda ha avuto paura di perdere il congresso?
Falsità numero 7. Renzi voleva entrare in maggioranza e possibilmente nel Governo. Nel libro Calenda scrive che Renzi racconta “a qualsiasi giornalista, politico e imprenditore, disposto ad ascoltarlo” che lui vuole diventare ministro della Meloni. Vabbè, dai. Come rispondi a una follia del genere? Ma secondo voi Calenda crede davvero alle cose che scrive?
Falsità numero 8. Renzi fa accordi di potere con chi vince le elezioni. Effettivamente nella scorsa legislatura tutti si ricordano come Renzi abbia fatto accordo con chi ha vinto le elezioni: prima Salvini e poi Conte. Quando il vincitore delle Europee (e delle politiche) Matteo Salvini nel 2019 tenta il blitz dei pieni poteri Renzi lo sfida e lo rimanda al Papeete. E quando c’è da fare la battaglia in solitaria contro il Movimento Cinque Stelle di Conte per portare Draghi Renzi rinuncia ai ministeri per IV. E al ministero che gli era stato offerto. Rimane invece il dubbio: ma non è che Calenda ha cercato di entrare nel Governo Draghi, senza peraltro riuscirvi?
Falsità numero 9. La nomina di Renzi a direttore editoriale del Riformista è per Calenda un conflitto d’interessi senza precedenti mondiali. Senza risalire al Barone Ricasoli fondatore de La Nazione e senza parlare di Veltroni direttore de L’Unità o Mattarella direttore de Il Popolo può forse bastare il messaggio che Calenda diede ai microfoni di Repubblica.it il giorno della ufficializzazione della nomina: “Renzi sarà molto bravo a fare questo lavoro. Lui ha delle attività di natura di business e culturale e entro questi sarà anche il direttore del Riformista. Sta facendo altre cose insieme alla politica. Mi ha chiamato per dirmelo. E se rilancia un giornale sono contento. Dopodichè non è il giornale del Terzo Polo e non rappresenterà la linea del Terzo Polo”.
Allora il conflitto di interessi non c’era. O forse Calenda aveva cambiato idea. Cambiare idea: a Calenda talvolta capita.
Falsità numero 10. Quando Calenda rompe il Terzo Polo lo fa con un post dal vago sapore giustizialista dove rinfaccia a Renzi gli avvisi di garanzia e a Più Europa il finanziamento da Soros. Nel libro gentilmente anticipato a Il Fatto Quotidiano non v’è traccia di questa sbandata populista dell’uomo che – sconfitto alle elezioni – fu chiamato da Renzi a fare l’Ambasciatore e il Ministro. Eppure secondo molti questa fu la vera causa della rottura visto che Calenda talvolta usa concetti che starebbero meglio nella bocca di Travaglio o Di Battista.
Sullo scioglimento dei partiti d’origine, sui soldi, sul conflitto di interesse, sulla candidatura al congresso, sul fatto di organizzare la Leopolda Calenda ha spesso detto il falso nei mesi scorsi. Il sito www.italiaviva.it contiene in una sezione a parte le dichiarazioni di Calenda e le repliche puntuali di IV: perché Carlo Calenda non utilizza Il Riformista (su cui tante volte è stato invitato a scrivere, invano) e non risponde alle dieci falsità?
Dieci domande. La cena dalla Santanchè, la presidenza della commissione (per Costa, non per la Boschi), l’elezione di La Russa, la sfiducia a Santanché, la rottura del Terzo Polo, il congresso dal basso, Renzi ministro della Meloni (se uno riesce a dirlo senza ridere), la lotta di IV contro Salvini al Papeete e Conte per Draghi, Il Riformista, i post giustizialisti.
Nel frattempo complimenti per il titolo del libro. Il Patto. Calenda sui patti è un esperto. Patto con Enrico Letta. Patto con Emma Bonino. Patto con Matteo Renzi. Ora patto con Cateno De Luca. Chissà che cosa si inventerà quando romperà anche con Cateno, che un tempo definiva “Buffone maleducato”. E Cateno De Luca rispondeva con la consueta eleganza e signorilità: “La differenza tra me e Carlo Calenda? Io ho i calli nelle mani, lui li ha nel culo per le tante poltrone che ha avuto in regalo soprattutto da Matteo Renzi: prima Ambasciatore, poi Ministro e per ultimo il seggio in Parlamento. È un “culurinisciutu” con la sindrome del più bello del reame. Calenda è sbarellato perché ho continuato a dire no all’accordo con lui per uccidere Matteo Renzi. Curati e smetti di attribuire patenti agli altri”.
Ora Cateno ha cambiato idea sul culurinisciutu: il Patto è finalmente pronto
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