Quelli bravi la chiamano “diplomazia parallela”, ne dispone un Paese che ha un ruolo chiave e affidabile su tutti i dossier che contano. In questo momento immigrazione, redistribuzione migranti, la guerra in Ucraina, il Pnrr e il Mes, i soldi per la ricostruzione della Romagna. Quelli un po’ più cinici la vedono così: “Mattarella deve intervenire dove Meloni non riesce, cioè in Francia, e allora lei ha piazzato il viaggio a Tunisi per coprire l’indubbio successo del Capo dello Stato a Parigi”.

Palazzo Chigi precisa che l’accavallamento di agende per cui ieri Giorgia Meloni è stata in visita di stato a Tunisi e, nelle stesse ore, il Capo dello Stato Sergio Mattarella è volato a Parigi, è stata “una pura casualità”. Nel senso che il viaggio di Meloni sarebbe spuntato fuori domenica all’improvviso e la delicatezza dei rapporti con Tunisi è tale per cui non era possibile rinviare anche solo di pochi giorni. Il presidente tunisino Kais Saied va preso al volo quando dà la disponibilità. Impossibile trattare. E così è stato. D’altra parte, la visita di Stato di Matterella era in agenda da tempo.

Siamo al massimo livello politico-diplomatico, si tratta dei due Presidenti. E non poteva certo essere il Quirinale ad aggiustare le agende evitando sovrapposizioni. Presto per dire chi abbia ottenuto di più. La diplomazia ha tempi di semina e di raccolta allungati nel tempo. Sergio Mattarella ha un compito delicatissimo: ricucire lo strappo, il secondo in pochi mesi, tra Roma e Parigi sempre sul fronte delicatissimo dei migranti così identitario per tutte le destre.

Il presidente Macron e la premier Meloni hanno avuto modo di parlare al G7 di Hiroshima ma tra loro resta il grande freddo che ci può essere tra il leader di una forza politica moderata come Renew Europe e la presidente del gruppo dei Conservatori che da qui al prossimo anno, quando si voterà in Europa, tenterà il ribaltone: la fine della grosse koalition di Ppe, Pse e Liberali e la nascita di un nuovo polo conservatore con il Ppe alleato dei conservatori. Attenzione però: se non dovessero bastare i voti di queste due forze, a dare le carte saranno proprio i Liberali e Renew Europe. L’Eliseo ha scelto parole alte per presentare la visita di Mattarella che “testimonia il rapporto di fiducia e amicizia tra i due presidenti e i legami eccezionali che uniscono i nostri Paesi”. Parole che spiegano l’ottimo rapporto interpersonale tra i due presidenti e la consapevolezza che Italia e Francia non possono che collaborare. La nota dell’Eliseo dice anche altro, ovverosia che i rapporti tra Chigi e l’Eliseo sono distanti anni luce da quelli tra Quirinale ed Eliseo.

Quella di Sergio Mattarella è una visita “privatissima” nata grazie all’inaugurazione di una mostra al Louvre (Naples a Paris). Ma il momento clou della visita sarà oggi il pranzo privato all’Eliseo, senza delegazioni, con la moglie Brigitte e la figlia Laura. Un colloquio ristretto su tutti i principali temi dell’agenda internazionale, dalla guerra in Ucraina al nodo dell’immigrazione con tutte le sue faticose implicazioni europee. Temi che saranno trattati anche con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che verrà in visita a Roma giovedì prossimo.

Con due occhi e due orecchie a Parigi, ieri la premier Meloni è volata a Tunisi con l’obiettivo di cercare una soluzione all’emergenza migratoria che con l’estate è destinata a peggiorare. La Tunisia è in piena crisi democratica e finanziaria perché il Fondo monetario ha bloccato il finanziamento di 2 miliardi proprio per la deriva autoritaria delle riforme del presidente Saied. Tutto questo ha trasformato il paese in un luogo con flussi continui in partenza per l’Europa. Anzi, per l’Italia. Palazzo Chigi cerca di mediare e di sbloccare almeno una parte di quei fondi. La visita è stata certamente importante ma non poteva essere risolutiva.

“Non accetto i diktat del Fondo monetario” il messaggio secco consegnato da Saied alla premier italiana sempre più lanciata nel ruolo di pontiera tra l’Europa e l’Africa. Il presidente tunisino ha definito “disumana” l’immigrazione clandestina che ormai fa tappa in Tunisia da tutte le rotte subsahariane e ha chiesto un “approccio collettivo” tramite un vertice che coinvolga tutti i paesi interessati, del sud e del nord del Mediterraneo. E’ importante che la comunità internazionale mantenga un canale di dialogo con la Tunisia. Meloni in questo sta operando bene. Poi però dovrebbe chiedere ai suoi alleati europei, dall’Ungheria alla Polonia e tutti i Visegrad, di sedersi al tavolo con l’Africa. E questa, per Giorgia Meloni, è la parte più difficile.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.