Riformista Cartaceo
Le donne americane si accontentano del simbolo Rosa Parks e cancellano Claudette Colvin
Il mondo è diviso in due: da una parte Cina, India e paesi musulmani; dall’altra tutti gli altri. A dividerlo è l’indice di “mascolinità”, che indica se in un paese ci sono più maschi (la prima parte) o femmine. Grazie a una maggiore speranza di vita, le donne dovrebbero essere più numerose. Ma l’aborto selettivo e un diverso accesso alla salute creano uno sterminio occulto. Circa 23 milioni di donne mancano all’appello. Ci sono anche altre asimmetrie di genere. Gli odonimi, per esempio. A Roma, su 8.067 strade intitolate a persone, solo 567 (7%) lo sono a donne. Sulle banconote non va meglio. Nella civilissima America, su tutte le banconote campeggia il faccione di un uomo: da Washington a Franklin, passando per Lincoln e Jackson.
Andrew Jackson fu il settimo presidente degli USA. Su di lui pesa l’ignominia di essere stato un sostenitore della schiavitù, di aver posseduto e venduto schiavi, e di averli portati con sé alla Casa Bianca per lavorare. Durante la presidenza Obama un’organizzazione non-profit, “Women on 20s”, si batté per convincere il governo a sostituire Jackson con una donna entro il 2020, per il centenario del 19° emendamento che ha dato alle donne il diritto di voto. 600.000 americani scelsero tra 15 donne. A vincere fu Harriet Tubman, che superò Eleanor Roosevelt e Rosa Parks. Tre donne straordinarie, anche se in Italia la prima è conosciuta da pochissimi, la seconda è famosa solo come “first lady” e la terza come colei che si rifiutò di cedere il posto su un autobus.
Ancora meno persone sanno che Rosa Parks è diventata un simbolo anche per altri motivi, in un’America bigotta che ha cancellato la storia di Claudette Colvin. Aveva 16 anni, era un’attivista e – nove mesi prima di Parks – rifiutò di cedere il posto a una signora bianca su un autobus di Montgomery, in Alabama. Arrestata per questo, ne seguì una vicenda giudiziaria che portò all’abolizione per incostituzionalità della segregazione razziale in Alabama. Perché allora il nome che viene ricordato è quello di Rosa Parks? Perché Parks era studiosa, calma e ben educata, mentre Colvin era un’adolescente vivace su cui pesava la diceria che fosse incinta di un uomo sposato e bianco. La National Association for the Advancement of Colored People cercava un simbolo per costruire consenso e Colvin aveva il difetto di non essere “perfetta”.
Trump (che una volta eletto rimise nella sala ovale il ritratto di Jackson) durante la campagna elettorale del 2017 rispose alla notizia che Tubman avrebbe sostituito Jackson classificandola come “cancel culture”. Woke, diremmo oggi. Nonostante il grande fermento femminile in queste elezioni americane, sento poco parlare di parità e di diritti di genere. L’illusione per alcuni è che una presidente donna possa essere la risposta più forte. Eppure per vedere Tubman sui venti dollari se ne parlerà nel 2030, ovviamente Trump permettendo. Di sicuro mancano almeno altri 100 anni prima che saremo culturalmente pronti a vedere sui 20 dollari il sorriso di un simbolo “imperfetto” come Claudette Colvin (essendo ancora viva è l’unico motivo per augurarci “il più tardi possibile”).
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