Cooptazione amichettista
Le donne di Elly Schlein: Emily, Jasmine e Marta, dalle case abusive al baciamano a Conte, all’amica di chi imbratta
Lo scrittore Fulvio Abbate la mette giù netta: “Schelin troppo di sinistra? Macché. Semmai è troppo amichettista”… Lei è piccata. Ieri ha dovuto rispondere a una pioggia di critiche. E la mette sul conflitto uomo-donna: ogni attacco è una aggressione patriarcale. E sulla sua fuga tra le braccia dei Cinque Stelle non vuole ascoltare consigli o valutare ripensamenti. “Non torniamo indietro anche perché daremmo l’immagine di un partito paternalista nelle mani di pochi saggi, per la maggior parte uomini. Mi chiedo se sarebbe accaduto lo stesso con un segretario uomo”. Forse Schlein non ha ben chiaro quello che è accaduto ai 10 leder uomini che si sono succeduti in 15 anni nel Pd. Per organizzare il suo contrattacco Elly schiera un tris di donne d’assalto.
Le case abusive – Emily Clancy
L’attuale vice sindaca di Bologna, 32 anni, sarà pure vicinissima alla segretaria del Pd, ma teneva fino a poco fa a dirsi distante dal Partito Democratico. Rappresentante degli studenti per i collettivi di sinistra, è entrata in Sel e poi ha corso per il consiglio comunale del capoluogo emiliano rappresentando Coalizione Civica all’opposizione. Solo l’anno scorso ha accettato di entrare nella maggioranza che sostiene il sindaco Lepore, dopo essere stata capolista di “Bologna Coraggiosa Ecologista Solidale”, alternativa di sinistra al Pd. Italo-canadese, nata a Bologna dove si è diplomata al Liceo Minghetti, ha poi studiato tra l’Università di Bologna e il King’s College di Londra e si è infine specializzata alla Scuola sulla Pubblica Amministrazione (SPISA) dell’ateneo bolognese.
Ha preso una marea di preferenze individuali: più della Sardina bolognese, Mattia Santori. Anche perché è nel giro giusto: abbraccia trasversalmente il mondo universitario e quello della PA, dopo aver fatto per otto anni la speaker radiofonica a Radio Città del Capo. Piace alla gente che piace, anche in Tv. Le sue ospitate da Lilli Gruber sono state seguite da mezza Bologna. Era sugli schermi non proprio ostili de La7 che con un delicato accento inglese, Clancy criticava Draghi sull’invio alle armi in Ucraina e difendeva le ragioni dei pacifisti. D’altronde la sua dimensione è il mondo intero. Il consiglio comunale è solo un passaggio provvisorio, s’intende. E la dimensione locale solo una contingenza: Clancy lavora a tempo indeterminato per il Servizio giuridico del territorio della Regione Emilia-Romagna. Un bel lavoro che forse è anche più stabile di quello che sognava quando venne eletta per la prima volta: “Da grande lavorerò per una Ong e mi batterò sempre per i diritti Lgbt”, aveva annunciato a 25 anni. Poi ha centrato diversamente gli obiettivi e anche in Comune ha concentrato l’azione amministrativa sul diritto alla casa. I suoi progetti potrebbero vedersi realizzati in una perfetta sintesi con la trasformazione del Pd in una Ong che effettivamente, pellegrinando a sinistra, è alla ricerca attiva di una casa nuova..
Il baciamano a Conte – Jasmine Cristallo
Cristallo, 41 anni, da qualche mese membro della direzione Pd, è l’alter ego calabrese della Sardina bolognesissima, Mattia Santori. Anche lei, come Emily Clancy, è stata lanciata dalla scuderia di Ottoemezzo, dove è stata spesso ospite tra il 2020 e il 2022. Sabato era in piazza a fare da spalla a Schlein durante la manifestazione romana dei 5 Stelle e appena ha visto Giuseppe Conte si è lanciata in un baciamano che suona davvero umiliante, alla luce della gestualità politically correct, della prossemica dell’emancipazione. Una donna, una femminista, un’amazzone di Schlein che affonda le labbra sulla mano del Conte-capopopolo è stato davvero troppo, anche per molti sostenitori dem.
Dopo le reazioni della rete, ieri ha voluto specificare con un tweet: “Conte, vedendomi mi porge la mano stringendola con affetto ed io, con un gesto spontaneo, rispondo poggiandola alla guancia vista la calca e l’impossibilità di avvicinarmi per salutarlo da vicino”. Poi ci delizia con una scena degna del finale di stagione di una vecchia soap: “Vi voglio dare una notizia: quando la folla si è un po’ diradata, l’ex Presidente del Consiglio Conte, quello che ha guidato l’Italia con il PD durante la pandemia, mi ha raggiunta per abbracciarmi”. Hai capito? “Amichettismo”, bolla ancora Abbate. Eppure Cristallo è una mente politica, una teorica. E cosa teorizza? “Il termovalorizzatore di Roma è come la guerra: una extrema ratio”. Grillismo in salsa progressista, insomma. Ieri si è addirittura improvvisata portavoce del connubbio tra Schlein e Conte: “Schlein ha fatto bene ad andare alla manifestazione di sabato scorso coi M5S, abbiamo l’obbligo di essere nelle piazze dove si dice no alla precarietà”. Pazienza se poi si è parlato di reagire alla precarietà indossando il passamontagna, come ha potuto dire Beppe Grillo tra i battimano dei dem arrivati a supportarlo. “Certamente fuori luogo ma rimane una battuta, io non ci ho visto nulla di particolare”. E forse questo è uno dei problemi delle Lady Pd: la politica non la vedono mai arrivare.
L’amica di chi imbratta – Marta Bonafoni
“Un esempio di cooptazione amichettista”, dice di lei Fulvio Abbate. 46 anni, cresciuta a Radio Popolare, romana, Bonafoni è Consigliera regionale al terzo mandato. È la confidente più fidata, la più vicina a Schlein. È stata lei, quando Elly ha deciso di candidarsi a fare la segretaria, a organizzare l’evento romano per lanciarla. Donna di comunicazione, ha iniziato a fare la giornalista per il mensile di Paese Sera. Per anni diventa poi la luogotenente di Massimiliano Smeriglio, nel 2020 se ne distacca per dare vita a una sua sigla, POP – Idee in Movimento. Portandosi dietro militanti e consiglieri che oggi sono con lei quando difende gli imbrattatori di Ultima Generazione.
L’infatuazione per Elly Schlein era avvenuta due anni prima, nel contesto bucolico di Borgo Hermada, nell’Agro Pontino. Schlein è convocata da Bologna per essere premiata per il suo impegno contro il caporalato. E sul palco incontra l’altra premiata, appunto Marta Bonafoni. Dopo la consegna della targa, una cena tra le due premiate ne ha cementato, da allora, il sodalizio. Bonafoni è oggi un po’ tutto, per il nuovo corso di Elly Schlein: è la consigliera più ascoltata per la comunicazione, insieme con Flavio Alivernini. È la coordinatrice della segreteria, di fatto la commissaria del Pd del Lazio (dopo il terremoto dell’uscita inaspettata di Alessio D’Amato, ieri in gran fretta è stato nominato segretario regionale Daniele Leodori) e la vera referente del Pd della Capitale.
Anche Bonafoni è dovuta scendere in campo, prima tra pari, per difendere a spada tratta l’indigeribile abbraccio con Conte. “Sono molto felice che Elly Schlein oggi sia alla partenza del corteo del M5S: abbiamo la responsabilità della ricostruzione di un campo credibile, alternativo alle destre”, aveva detto prima ancora che le polemiche divampassero. È lei dietro alla regia delle Donne di Elly, l’unica vera corrente che oggi cresce e ha in mano il boccino delle nomine che contano. A questa nuova corrente aderiscono anche l’ex verde Rossella Muroni, Annalisa Corrado, Cecilia D’Elia. Tutte nella direzione del Pd. Garantisce Bonafoni.
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