La Germania si prepara alla guerra, e lo fa con l’ultimo voto in extremis del Bundestag. Prima del suo scioglimento – per l’insediamento della nuova Camera, eletta nella tornata elettorale del 23 febbraio – che modifica la Costituzione federale e supera la norma del “freno al debito” che dal 2009 obbliga la Germania al pareggio di bilancio, consente di avviare una spesa militare illimitata per il futuro. Una riforma costituzionale voluta fortemente dal futuro cancelliere e leader della Cdu Joachim-Friedrich Merz, e spinta politicamente con una certa scaltrezza politica prima del suo insediamento. Per Merz, che dovrà attendere il voto del Bundesrat (la camera dei Lander) previsto il 21 marzo, una volta insediatosi sarà cruciale avviare un piano militare senza intoppi e rallentamenti.

La trattativa per il riarmo

Il successo nel voto del Bundestag non è stato un mero passaggio formale ma ha richiesto un certo sforzo negoziale tra le forze politiche, in quanto le ragioni profonde che portarono ad approvare la riforma del 2009 (in piena crisi economico-finanziaria globale) affondano le proprie radici nel difficile rapporto storico che la Germania ha con il concetto di debito sin dalle più drammatiche fasi storiche della Repubblica di Weimar. Così anche il voto nel Bundesrat, dove a votare saranno i rappresentati dei lander (con un voto vincolato), ha richiesto non poche trattative, considerando anche la diversa sensibilità. Qualche frizione è venuta dalla Baviera, roccaforte della Csu alleata della Cdu, ma il governatore Markus Söder alla fine ha ottenuto il sì dei suoi partner di coalizione, il partito locale Freie Wähler, superando ogni ostacolo.

La riforma voluta da Merz, definita Schuldenpaket (pacchetto del debito), si snoda in una triade di hegeliana memoria, che introduce – oltre al già citato indebitamento illimitato per rinforzare le forze armate, che sin dai tempi in cui a occupare il ruolo di ministro della Difesa sotto Angela Merkel era Ursula von der Leyen lamentano condizioni poco in linea con la tradizione prussiana – anche la creazione di un fondo di 500 miliardi di euro per una durata temporale di 12 anni, con l’obiettivo di modernizzare la rete infrastrutturale tedesca. Per i lander è stata prevista la possibilità di effettuare un piccolo deficit pari allo 0,35%, una cifra abnorme se paragonata al vincolo che vietava ai governi locali qualsiasi tipo di passività.

L’Europa e il ‘verbo’ tedesco

Ma il riarmo tedesco non è solo una questione di politica interna, non solo per il peso economico, industriale e politico rappresentato dalla Germania, ma in quanto con esso cadono definitivamente gli ultimi equilibri raggiunti con il tramonto della Guerra Fredda. E cosi l’Europa – come fu per l’allora ministro degli Esteri francese, il leggendario Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord – aspetta “il verbo” tedesco per capire in fondo quale sia la strategia della Germania. Perché se è vero che – come affermava il cancelliere Otto von Bismarck – “i tedeschi temono Dio, ma nient’altro al mondo”, è necessario aggiungere che una Germania militarmente forte potrebbe rappresentare (nell’ottica più utopistica che realistica dell’Europa) una garanzia, ma in un più ampio quadro geopolitico un elemento di destabilizzazione. Oggi l’Europa reagisce a una minaccia comune, ma l’oggi in politica non equivale necessariamente al domani, figurarsi al dopodomani.

La possibile reazione russa

Questo rapido riarmo potrebbe rappresentare anche una leva per la Russia contro l’Europa, per mantenere alta la tensione sul vecchio continente anche nel caso di un riequilibrio nei rapporti con gli Stati Uniti: del resto, non è un mistero che negli accordi siglati tra Usa e Russia all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, una delle garanzie richieste dai russi fosse il non consentire un riarmo della Germania. Una clausola non scritta, certo, ma mantenuta fino all’invasione dell’Ucraina. La diffidenza sulla Germania che le cancellerie europee hanno – anche se non la palesano – nasce da un pregiudizio storico e dalla consapevolezza che Berlino ha una forza intrinseca che le permette di tagliare i traguardi con largo anticipo e una capacità di perseguire i propri obiettivi senza curarsi delle conseguenze. O forse, per dirla con le parole di Friedrich Nietzsche, perché “i tedeschi sono più inafferrabili, più vasti, più contraddittori, più sconosciuti, più incalcolabili, più sorprendenti, perfino più terribili di quanto lo siano stati altri popoli, essi sfuggono alla ‘definizione’”.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.