“La rottura, in politica, è l’ultima spiaggia” ora “costruire innanzitutto dialogo, composizione, accordo, intesa”. Sono le parole della deputata Michela Rostan che sposa la linea dei “costruttori” e annuncia di votare la fiducia al governo Conte annunciando di fatto l’uscita dal suo partito, il quarto in pochi anni, Italia Viva.

Una decisione che non va a intaccare il peso specifico di Renzi e del suo partito nell’attuale maggioranza di Governo. La Rostan vota alla Camera mentre dove Italia Viva è, al momento, ago della bilancia è al Senato con i suoi 17 senatori (Renzi compreso).

Quella della Rostan è una scelta che non stupisce. Già in passato l’avvocato 38enne di Melito di Napoli, comune a nord del capoluogo partenopeo, è stata protagonista di repentini cambi di casacca. Non è ancora certo se tornerà nel Partito Democratico (come viene annunciato sulla sua pagina su Wikipedia) o sceglierà per il momento in entrare nel Gruppo Misto in attesa di valutare il suo futuro.

L’attuale vicepresidente della commissione Affari Sociali della Camera, eletta nella circoscrizione Campania 1, è stata eletta nella scorsa legislatura (2013) nelle fila del Partito Democratico. Nel marzo 2017, in opposizione a Renzi e al Pd, decise di seguire i bersaniani di Articolo 1 – Movimento Democratico e Progessista. Per poi essere rieletta alla Camera con la lista Liberi e Uguali (che comprendeva al suo interno anche Articolo 1). Il 18 febbraio 2020 altro cambio: passa ufficialmente ad Italia Viva, il partito fondato proprio da Renzi. Passano 11 mesi e arriva l’ultima giravolta.

“Ho deciso di votare la fiducia al governo Conte – ha annunciato Michela Rostan – lo faccio perché tra la critica al governo e la crisi di governo c’è una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa. Era giusto – come fatto – incalzare il governo nei suoi punti deboli, nelle incertezze e negli errori compiuti nella gestione della pandemia, sia quella sanitaria sia quella sociale ed economica; era giusto chiedere un maggiore impegno, una maggiore collegialità, un maggiore rispetto delle regole democratiche. Ma la crisi, no. Ritirare i ministri, quindi ritirare la fiducia al governo e aprire una crisi al buio, in un momento storico come questo, appare una scelta troppo severa e troppo precipitosa”.

“Non è un caso – prosegue Rostan – che i cittadini non abbiano capito e condiviso questa posizione. Ho ricevuto centinaia di messaggi di disappunto: non ci contestano la critica al governo, che, anzi, è anche in parte condivisa. Ci contestano la scelta della rottura, che peraltro come grammatica della politica non appartiene a chi vuole rappresentare un’area moderata. La rottura, in politica, è l’ultima spiaggia, non il punto di partenza di una trattativa. Gli italiani, in questo momento, stretti tra la paura del virus, tra la preoccupazione per sé e per i propri cari, a volte attraversati dal dolore di una perdita, angosciati per le conseguenze economiche della pandemia, per il timore che la fine sia lontana, vogliono più governo non meno governo, vogliono un governo più efficiente e pronto, non un governo sfiduciato. A questo aggiungiamo la durezza della crisi economica, i posti di lavoro perduti, l’incognita del futuro per tante famiglie, visto che il dramma sociale sarà molto più lungo dell’emergenza sanitaria. La speranza dei cittadini è che alla guida sappiano prendere le decisioni giuste: sul contenimento del contagio, sui ristori economici, sulla campagna di vaccinazione, sulla costruzione del futuro. Se cade il governo, dentro una crisi dai contorni confusi, litigiosi, chi le fa le cose? Questa è la domanda che si stanno facendo tutti”.

“Se vogliamo metterci in ascolto dei cittadini, com’è nostro dovere, – conclude la deputata – noi non possiamo ignorare quell’onda di disappunto che si sente forte rispetto all’apertura di questa crisi. Abbiamo fatto uno sforzo enorme per comporre un quadro politico difficile con i 5stelle, nell’agosto del 2019, e per dare un governo al Paese, ed eravamo in tempo di pace. Ora, con la pandemia, con la paura della terza ondata, con 80mila morti, con la complessità della campagna di vaccinazione, con la difficoltà di ripartire, di ricostruire, rovesciamo il governo che noi abbiamo fatto nascere e rinunciamo alla mediazione? Mi pare un errore madornale di lettura della fase politica e di preoccupante sconnessione con il sentimento delle persone. È necessario, arrivati a questo punto, ritrovare lo spirito del messaggio del Presidente Mattarella. Costruire, non demolire. Costruire innanzitutto dialogo, composizione, accordo, intesa. E poi, un Paese nuovo”.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.