Da un lato c’è Matteo Salvini insieme a Roberto Vannacci. Dall’altro c’è la Lega che boicotta il generale. La campagna elettorale del militare, autore del discusso libro Il Mondo al Contrario, è quasi un unicum nella storia delle competizioni politiche. Il segretario del partito che lo ha candidato lo presenta come il volto di punta in vista del voto per le elezioni europee. Solo che il resto del Carroccio cerca in tutti i modi di mettergli i bastoni tra le ruote. Vannacci viene visto come un corpo estraneo e nelle regioni del Nord i dirigenti leghisti lo boicottano apertamente. L’ex incursore sta facendo tutto da solo, contando solo sul supporto della cerchia sempre più ristretta dei salviniani. Nei due collegi del Nord, dove la Lega punta a tenere botta per mantenersi sopra Forza Italia, gli altri candidati non hanno incluso Vannacci in nessun ticket.

Nessun ticket con Vannacci nei collegi del Nord

Il generale amato da Salvini non compare nelle accoppiate e nei terzetti propagandati agli elettori in vista del voto dell’8 e del 9 giugno prossimi. Infatti si possono dare al massimo tre preferenze, seguendo l’alternanza di genere. Eppure Vannacci è rimasto fuori da tutte le cordate. Sia al Nord-Ovest, sia al Nord-Est. Che sono le due circoscrizioni dove, secondo i sondaggi, la Lega avrà ancora più voti rispetto al Centro e al Sud.

“Vannacci cerchi nuovi elettori”

Fanno squadra gli uscenti. Come il pirotecnico Angelo Ciocca e la piemontese Gianna Gancia nel collegio nord occidentale. Nessuno vuole approfittare dell’ipotetico traino che potrebbe essere offerto da Vannacci, considerato il candidato più forte nelle liste del Carroccio. Anzi, molti dirigenti leghisti puntano a contenere l’exploit dell’uomo del leader per non dare a Salvini l’opportunità di insistere con il suo progetto di una Lega sempre più estremista, a trazione sovranista e nazionalista. Il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari si unisce alla freddezza esplicitata nelle ultime settimane da diversi esponenti di Via Bellerio. “Nessuno ha mai messo in discussione il segretario. Il dibattito, piuttosto, è sulla linea politica. E non c’è un risultato da raggiungere. A noi va bene confermare i livelli raggiunti alle Politiche”, esordisce Molinari parlando con il Corriere della Sera. Poi la stoccata a Vannacci, simile nei toni a ciò che aveva detto pochi giorni fa il presidente dei senatori Massimiliano Romeo: “Vannacci è un candidato indipendente, non è un nostro iscritto. È chiaro che i leghisti, e io tra questi, votano per i nostri rappresentanti, mentre Vannacci è giusto che vada a cercare nuovi elettori così da creare uno zoccolo duro che andrà ad aggiungersi”. Ecco il messaggio: “Il generale cerchi i suoi voti e non conti sul supporto della Lega”.

La ciambella di salvataggio

Una linea condivisa anche dai governatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. Un profilo da “indipendente”, quello di Vannacci, che però stride con la grancassa mediatica sulla sua candidatura, messa in piedi direttamente dal segretario federale Salvini. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture ha condiviso un video sui social in cui il generale annuncia la chiusura della campagna elettorale della Lega insieme al leader.
I due saranno uno accanto all’altro il 1° giugno a Piazza Duomo a Milano. Quindi il 6 giugno per il gran finale a Piazza Santi Apostoli, a Roma. Eventi pubblicizzati con tanto di locandine con il simbolo della Lega in bella vista. Vannacci è la ciambella di salvataggio per impedire il naufragio del salvinismo. Perciò Salvini si sta spendendo per lui in prima persona. Anche attraverso “spin” comunicativi sul valore aggiunto della candidatura di Vannacci, che porterebbe in dote tra 600mila e 700mila preferenze. Numeri che renderebbero a portata di mano l’obiettivo del sorpasso del generale ai danni di Antonio Tajani, leader di Forza Italia. In ogni caso, Salvini crede che Vannacci possa valere davvero mezzo milione di voti.

Se così fosse, nella Lega che boicotta il bestsellerista in divisa, preparano già il cordone di sicurezza per evitare che il “papa straniero” entri nel partito e assuma ruoli di rilievo all’interno della struttura del Carroccio. Intanto, Salvini alza il livello dello scontro politico. Incalza sul Ponte sullo Stretto di Messina, inviso ai “nordisti”, quindi polemizza con l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell. Borrell si è detto favorevole all’eliminazione del divieto, per l’Ucraina, di colpire la Russia con armi occidentali. Per Salvini si tratta di dichiarazioni “farneticanti”.