La strage di Rafah con le accuse ad Israele, la preoccupazione della Polonia per l’eventuale allargamento della guerra in Ucraina, le parole del Papa sui gay in seminario, il voto per il candidato morto, ovvero quello per Silvio Berlusconi il cui nome è presente nel simbolo di Forza Italia in vista delle elezioni europee. Sono gli argomenti principali trattati dai giornali in edicola il 28 maggio.

Fuori dal perimetro italiano le due attuali emergenze mondiali, la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente, sono alle porte dell’Europa. E siccome sono emergenze di guerra, ogni giorno possono portare sorprese, negative, che possono avere un proprio riflesso sulla campagna elettorale. Il grande tema che c’è sempre sullo sfondo per chiunque vada a votare, sia in Europa che negli Stati Uniti, è la pulsione primaria della pace.

Le guerre e i rischi dell’Europa 

Naturalmente c’è da capire come si può costruire la pace. In Ucraina, in Medio Oriente, i conflitti diventano talmente aspri che è difficile mantenere delle posizioni ragionevoli e di buonsenso. Le guerre affondano le loro radici in storie antiche e poi, diciamoci la verità, in ogni guerra ognuno di noi finisce per stare da una parte o dall’altra. Dal mio punto di vista è chiarissimo che nella guerra in Ucraina c’è un aggressore e un aggredito ed io mi sento di stare dalla parte dell’aggredito sapendo però che difendere l’Ucraina può significare rendere ancora più aggressivo l’orso russo e questo può mettere in discussione la nostra pace in Europa perché se il conflitto aumenta di intensità la situazione si fa più complessa anche per noi pacifici cittadini europei.

La “distruzione” del popolo ebraico e le politiche scellerate di Bibi

E’ più complessa la questione mediorientale dopo il conflitto è in corso da decenni e dove è più difficile distinguere chi ha torto e chi ha ragione ma in me prevale un sentimento di solidarietà verso il popolo ebraico che da secoli viene perseguitato e di cui molti auspicano, anche oggi, la distruzione. Il che non significa giustificare politiche a volte scellerate portate avanti dall’attuale capo di governo israeliano.

Temi che, come detto, sono alle porte di casa nostra, impattano fortemente con il voto europeo. L’auspicio è che si metta il silenziatore sulle questioni internazionali perché significherebbe non avere drammi da raccontare. Ma in generale avverto che i temi di politica estera avranno più spazio nella campagna elettorale europea rispetto a quelli nostrani. Meglio discutere in maniera seria di tematiche importanti che restare ai toni da operetta che dominano spesso nel dibattito pubblico italiano.