Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha intrapreso in questi giorni un nuovo tour africano per garantire appoggi e alleanze a Mosca in Africa. Lavrov ha scelto come prima tappa la Guinea, da tre anni in mano ad una giunta militare guidata dal Tenente Colonnello Mamady Doumbouya che ha detronizzato il presidente Alpha Condè. La Guinea, altro storico possedimento coloniale francese, è ricca di miniere di bauxite, minerale determinante per la produzione di alluminio, che sono già finite sotto controllo russo e cinese.

La missione africana di Lavrov

L’esperto plenipotenziario degli Esteri russo si recherà poi in Mali e Ciad. Il Mali è ormai un caposaldo del potere di Mosca nel continente africano e i paramilitari del nuovo Afrika Corps sono stati ingaggiati dal governo di Bamako del colonnello golpista Assimi Goita per sostenere le forze armate locali nella difficile lotta al terrorismo islamico. Il Mali è però in grande difficoltà e tutta la parte nord del paese è totalmente fuori controllo contesa fra i ribelli Tuareg e i due grandi network del terrorismo internazionale di Al Qaeda e lo Stato Islamico.

L’Alleanza del Sahel contro jihadisti

Il Mali ha creato, sempre sotto l’egida di Mosca, una nuova alleanza militare con i confinanti Niger e Burkina Faso denominata “Alleanza del Sahel” che dovrebbe contrastare l’avanzata dei jihadisti in questi tre stati, ma che non ha prodotto risultati concreti ed ha messo in evidenza le grandi carenze organizzative e logistiche degli eserciti nazionali africani che da soli non possono arginare il pericolo degli islamisti. Dopo il Mali il programma di Sergey Lavrov prevede l’arrivo in Ciad, paese fresco di elezioni che hanno visto trionfare il giovane Deby. A N’Djamena le presidenziali hanno visto infatti l’affermazione al primo turno di Mahamat Deby, figlio dello storico padrone del Ciad Idriss Deby caduto in combattimento nel nord del paese, che poche settimane prima del voto ha demolito la poca opposizione con quello che è sembrato un finto colpo di stato, utile però ad uccidere l’unico vero avversario politico di Deby.

Il Ciad è uno dei pochi paesi che permettono alle truppe francesi di restare, si contano circa 1500 uomini di Parigi, ma i militari americani sono invece stati allontanati dal paese. Ad inizio maggio un aereo ha fatto sbarcare a N’Djamena un centinaio di istruttori russi, molto probabilmente facenti parte del gruppo paramilitare dell’Afrika Corps che hanno occupato una base alla periferia della capitale. Un tour determinante quello di Sergey Lavrov per cementare rapporti sempre più solidi fra la Russia ed i paesi africani e che permette a Mosca di restare il primo mercante d’armi del continente e di poter contare su un solido pacchetto di voti in tutte le grandi assemblee internazionali come hanno dimostrato le tante votazione portate alla Nazioni Unite sulla guerra in Ucraina.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi