I tabù e le riforme
Le novità di Draghi: meno burocrazia, più ricerca
Più laureati, meno ciclabili. Potrebbe essere questa, con una battuta, la sintesi estrema delle 335 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza di Mario Draghi a paragone con quello del governo precedente. Le risorse per istruzione e ricerca, infatti, passano da 26 a quasi 31 miliardi, mentre il numero di chilometri di piste ciclabili urbane è dimezzato (da mille a 570). Un maggior numero di test obbligatori Pisa/Invalsi per gli studenti – una delle tante novità programmatiche del nuovo piano di Draghi – significa maggiore qualità di capitale umano per il futuro dei nostri giovani.
Leggendo il testo approvato dal Consiglio dei Ministri della notte del 24 aprile, l’impatto macroeconomico del programma in termini di maggiore Pil reale nei sei anni sembra documentato finalmente in maniera esauriente: l’incremento di Pil cumulato 2021-2026 è del 14,4%. Il contributo alla crescita è dettagliato per missioni. La metà – circa 7 punti percentuali – viene dalle due missioni che sono prioritarie per Next Generation Eu: la digitalizzazione e la rivoluzione verde. Le novità del Pnrr Draghi rispetto al precedente sono profonde. Tra le più eclatanti c’è una nuova allocazione di 59 miliardi (erano 67 miliardi nel Piano Conte) all’interno della missione 2, sulla rivoluzione verde. La componente “transizione energetica” viene aumentata a 23,78 miliardi (erano 17 in precedenza) e la componente “efficienza e riqualificazione edifici” viene ridotta a 15,22 miliardi (erano 30 in precedenza).
Sono solo numeri cambiati? No, c’è soprattutto una svolta politica che spazza via la fuffa della narrativa precedente. Draghi ammonisce: «l’effetto di una dispersione improduttiva delle risorse destinate agli investimenti avviene, ad esempio, quando vi sono errori nella selezione, progettazione e messa in opera degli investimenti. L’effetto sul tasso di crescita sarebbe un dimezzamento della crescita cumulata al 2026». Fuori dal linguaggio tecnico, queste parole mettono il Paese di fronte a una realtà da troppo tempo negata dalla politica: sussidi improduttivi o mance sparse hanno come unica conseguenza una minore crescita.
Nel Piano Draghi meritano attenzione altri due passaggi. Il primo: è necessaria una profonda semplificazione delle norme in materia di procedimenti in materia ambientale e, in particolare, della valutazione di impatto ambientale (Via). Si prevede pertanto di sottoporre le opere previste dal Pnrr a una speciale Via statale che assicuri una velocizzazione dei tempi. Il secondo: la semplificazione normativa richiede un impegno sistematico. In passato le cosiddette misure di semplificazione legislativa non sono state accompagnate dai necessari interventi di carattere organizzativo. È necessario ora dedicare attenzione continuativa all’obiettivo di semplificazione e costituire una struttura apposita presso la Presidenza del Consiglio che se ne occupi. Dopo anni di attesa, il piano trova il coraggio di riformare due tabù amministrativi: la Via e gli appalti con strutture centralizzate.
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