In alcune regioni hanno vinto i governatori, ha vinto il Covid cui si possono attribuire, oltre le ben note capacità letali speriamo in diminuzione, anche quella di influenzare in modo decisivo il voto, insomma il più grande “influenzer” del momento. Un’altra riprova del suo dominio sul mondo d’oggi. Ma certo cosi non è dappertutto: prendo l’esempio della Toscana, dove invece si vede a colpo d’occhio che ormai la leadership di Salvini è in affanno e prima o dopo si dovrà aprire un problema nella Lega. In caduta libera al Sud, dove nei suoi momenti migliori era riuscita a costruirsi perfino lì un consenso, anche altrove affanna. È sempre sul punto di… e poi la cosa cade, l’effetto ormai è ridotto, anche se i numeri sono ancora consistenti, ma Fratelli d’Italia avanza; nel centro-destra non può non aprirsi un dibattito anche teso, credo. La Puglia è il Mezzogiorno d’oggi, vince chi grida di più, Fitto mormorava solo…

L’effetto sul governo dell’Italia è sicuramente positivo, come si fa a non vederlo? Anche se c’è una singolare contraddizione: vince il Pd, governano i 5 stelle, il che può esser letto in due chiavi, senza contare Conte: o che in fondo ormai sono la stessa cosa con qualche piccolo distinguo, perché fin dall’origine lo erano, il fascio delle forze “progressiste” contro la destra, come si dice; o, se non si vuol sostenere questa tesi che riconosco estrema, per una subordinazione impaurita del Pd per totale mancanza di idee e per il permanente timore di una crisi.
La cosa è stata chiarissima nel Referendum dove ha quasi trionfato il sì, “trionfo” culturale dei 5 stelle, elettoralmente in caduta libera, e quel “quasi” vuol essere un omaggio sentito a quel piccolo pezzo d’opinione pubblica che si è ribellata all’unanimismo richiesto dalle forze politiche, con qualche eccezione.

Li’ è il vero punto-chiave di tutto, è quello che ha cambiato l’Italia o che ha segnato la direzione verso la quale le forze politiche dominanti la vogliono trascinare. Enormi le responsabilità del Pd che dopo di aver votato tre volte contro la modifica costituzionale in Parlamento, alla fine cambiò idea, senza vergogna, solo per poter formare il governo, il che la dice lunga sul tipo di leadership di Zingaretti. Allora, i 5 stelle, alla canna del gas, avrebbero accettato qualunque condizione pur di fare il governo. Ma questa è acqua passata. Come mi è già capitato di scrivere su questo giornale qualche settimana fa, il voto referendario era la chiave vera per capire l’Italia di oggi, nel mondo di oggi. L’attacco alla democrazia rappresentativa e costituzional-parlamentare si estende a macchia d’olio, come vediamo in tanti luoghi del mondo anche europei, e siamo tutti in attesa del novembre americano per vedere se la tendenza si stia invertendo. Ma la crisi dei parlamenti è sotto gli occhi di tutti.

Anche qui c’entra il Covid, e chi vede i parlamenti come fumo negli occhi, luogo di vuote discussioni ritardanti, ha tratto profitto dalla pandemia ancor più riuscendo a diffondere l’idea del parlamento inutile. Dietro il voto referendario, checché ne dica qualche costituzionalista che non ha sentore della politica, ma solo è legato al più bieco formalismo, c’è proprio in giro questa idea, questa sensibilità, questa linea i tendenza. 400 “poltronisti” in meno, secondo il linguaggio rivelatore del Di Maio. E dite poco? E i loro soldi agli italiani poveri, come si va cianciando. Anche se poi magari si trovano nelle tasche dei fratelli Bianchi. Ma la cosa è seria. L’antiparlamentarismo si va diffondendo a macchia d’olio nell’opinione media di una società sempre meno formata, alla mercé di chi parla più forte, sempre meno legata alla memoria storica e sempre meno guidata da una classe politica colta.

I guai nascono anche più in alto dell’opinione media, giacché proprio i 5 stelle, vincenti sul referendum, hanno contribuito in modo decisivo ad abbassare ai minimi la qualità dei parlamentari, al punto da “giustificare” la caduta di stima verticale avvenuta nell’opinione comune. Insomma, squalificando la qualità dei parlamentari, si sono preparati il terreno per intaccare il ruolo del parlamento. Una cosa trascina l’altra, come nel dòmino. Inviterei a riflettere su che cosa accade quando il parlamento entra nell’ombra, quanti diritti e poteri non sono più rispettati, quanti arbitrii diventano più possibili. Inutili gli esempi, ormai basta guardarsi intorno. C’è, però, bisogno di una guida che mostri gli scenari, ma giacchè questa guida in Italia non c’è e anche la sinistra riformista si è persa per strada, si è presi da una certa preoccupazione sulla decadenza possibile del quadro istituzionale. Chi crede nell’aiuto della Provvidenza, a lei si affidi, per ora non ha altro da fare. Chi ha invece le ragioni per non condividere questo affidamento, si metta al lavoro. Intanto, e per concludere, questo parlamento è chiaramente illegittimo, molto sovradimensionato rispetto a quanto ora dice la Costituzione. Subito al voto.

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