È scontro aperto tra la Casa Bianca e il governatore della Florida, Ron DeSantis, candidato alle primarie repubblicane per la corsa alla Presidenza statunitense e quindi concorrente di Donald Trump, noto per le sue fiere posizioni “anti-woke”, sulla discutibilissima scelta di quest’ultimo di far approvare le nuove linee guida scolastiche dello Stato che governa: in queste linee guida si invitano gli insegnanti a spiegare agli studenti delle scuole medie che le persone ridotte in schiavitù “hanno sviluppato competenze che, in alcuni casi, potevano essere applicate per il loro beneficio personale”.

Ieri DeSantis ha fatto ieri una proposta inusuale alla vicepresidente Kamala Harris, la prima persona di origine afroamericana a ricoprire tale ruolo. L’ha invitata infatti a confrontarsi pubblicamente con lui sulle nuove linee guida scolastiche della Florida con una mossa che è arrivata in un momento di aspre critiche nei suoi confronti, anche da pezzi del partito repubblicano (ed in particolare da deputati e senatori di colore).

La risposta della Harris non si è fatta attendere. Il giorno dopo, durante un evento in una chiesa di Orlando, in Florida, ha respinto  al mittente l’invito e sottolineando che non c’è spazio per dibattere il fatto che la schiavitù possa aver avuto un qualche aspetto positivo.

Questo scambio è l’ultimo episodio di quello che ormai è diventato un vero e proprio dibattito nazionale sulle nuove normative educative della Florida. Mette in luce anche il ruolo sempre più prominente della Harris nel guidare l’opposizione della Casa Bianca ai repubblicani che potrebbero sfidare il presidente Biden nel 2024.

Harris ha visitato la Florida due volte in poco più di una settimana in seguito all’approvazione delle nuove linee guida scolastiche che DeSantis ha varato. Dopo l’approvazione delle linee guida, Harris ha rapidamente organizzato una visita a Jacksonville, criticando coloro che, secondo lei, stavano imponendo una visione distorta della storia ai bambini delle scuole della Florida.

La questione centrale è la revisione delle norme educative della Florida, in particolare l’insegnamento ai giovani studenti sui cosiddetti “benefici personali” della schiavitù. Harris ha definito questo un tentativo di confondere il pubblico e dividere la nazione. DeSantis, d’altra parte, ha difeso le nuove linee guida e ha accusato la Harris di cercare di guadagnare visibilità.

Tuttavia, la maggior parte dei repubblicani neri al Congresso si è schierata contro le nuove linee guida scolastiche della Florida, compreso il senatore della Carolina del Sud Tim Scott, uno degli sfidanti di DeSantis per la nomination presidenziale del partito repubblicano, e il deputato Byron Donalds, un ex alleato del governatore che ora ha deciso di appoggiare l’ex presidente Donald Trump. Ma anziché fare marcia indietro, la campagna di DeSantis è passata all’attacco contro i repubblicani critici, compreso lo stesso Donalds, mettendo in dubbio il fatto che sia un “vero conservatore”.

Quello che è chiaro è che la Casa Bianca intende utilizzare al massimo la capacità della Harris di fare breccia sull’elettorato nero e liberal, su questa vicenda della schiavitù ma anche su temi eticamente sensibili come l’aborto o le questioni LGBT: “Harris è stata efficacissima nel portare avanti questa battaglia contro l’estremismo di parte dei repubblicani che vogliono mettere in discussione le nostre libertà fondamentali, attaccando i nostri diritti, perché è una combattente nata”, ha dichiarato Jaime Harrison, presidente del Comitato nazionale democratico. “Purtroppo per DeSantis, la Vicepresidente Harris si oppone ai prepotenti e sarà sempre una convinta difensore del popolo”.

Redazione

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