Quando vivevo negli Stati Uniti, negli anni Novanta, non riuscivo prima a credere e poi a raccontare nelle mie corrispondenze un fatto incredibile: tutte le Università più prestigiose erano feudi di una sinistra non libertaria ma radicale di tipo marxista ortodosso, in cui era arduo entrare – sia come studente, sia come insegnante – se non dopo aver superato un’autentica inquisizione come check-in. Da allora sono passati trent’anni, la guerra di Gaza ha messo l’America di fronte a una lacerazione ancora più grave che investe noi in Europa e specialmente in Italia dove è più forte la tradizione e tentazione di imitare senza aver capito.

Il fatto che riempie le cronache di questi giorni è questo: le Presidentesse di altrettante prestigiose università americane sono state convocate, per fornire spiegazioni, dalla Commissione parlamentare su Istruzione e docenti per aver consentito a studenti filopalestinesi, fin dal 7 ottobre – quando si scatenò la furia di Hamas su civili, donne, bambini e anziani – di gridare e scrivere che gli ebrei se la sono meritata, la Shoah. Tutte e tre le presidentesse si sono difese in nome del diritto di parola garantito dal Primo emendamento.

Ma alla fine, delle tre, due sono state licenziate e la terza, Claudine Gay, presidente della Harvard University, unica nera delle tre, è stata confermata nella sua carica benché avesse tollerato violenze sui simboli ebraici profanati e insulti contro chiunque, ma che quantomeno ha avuto la bontà di condannare “le atrocità di Hamas” supplicando i facinorosi affinché usassero almeno parole “illuminate e non incendiarie”.

È stata assolta per aver tutelato la libertà d’espressione perfino se accompagnata dall’incitamento all’odio e al genocidio. Liz Magill, preside della University of Pennsylvania se l’è vista brutta ma ha scongiurato il licenziamento e in genere si è vista una indecente campagna che ha presentato come martiri della libertà di espressione coloro che hanno tollerato e coperto chi incitava alla caccia all’ebreo, è passata dalle parole ai fatti di filopalestinesi solidali con gli osceni stupratori e carnefici di bambini di Hamas.

Come sempre accade nelle roccaforti della sinistra americana, il pensiero non politicamente corretto viene non solo censurato ma intimidito dall’istigazione all’odio, mentre ciò che incita all’odio di classe, razza e genere, viene tutelato del Primo emendamento. Si è così visto sotto una luce incendiaria e oscurantista in quale modo il sistema universitario e delle scuole superiori, tuteli in regime di monopolio tutto ciò che è sinistrese, filoarabo, antioccidentale, sotto la supervisione del femminismo “Me too” che ammannisce la ridicola censura su aggettivi e pronomi, fraternizzando con gli stupratori di Hamas e dei suoi seguaci di seconda mano.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.