Tutta la gestione Covid, sanitaria, organizzativa, legislativa, economica, scolastica, lavorativa, e politica, è stata portata avanti dal 2020 al 2022 in stato d’emergenza. Cioè con una particolare deroga alle leggi ordinarie che, in forza della necessità, ha consentito di bypassare tutte le leggi, norme, iter, bandi, appalti, verifiche, a garanzia della concorrenza. Per farlo fu infatti istituito il commissariamento.
E come se non bastasse al commissario fu riservata per legge una immunità speciale. In quel momento non c’era tempo e le scelte andavano prese in fretta. Ma quando questo accade fondamentale è poter contare nella trasparenza, incorruttibilità e totale fiducia delle persone che vengono chiamate a ricoprire tali ruoli e occuparsi di tali responsabilità. Ma all’epoca a guidare il governo c’era Giuseppe Conte e alla sanità Roberto Speranza, che al ministero si era portato tutta “la ditta”. Oggi ad esempio leggiamo delle chat che Bersani, che nessun titolo aveva in quel momento, comunicava con il capo di gabinetto del Ministero, con cui decidevano come gestire l’emergenza.
E di quelle tra i membri del comitato tecnico scientifico che, a quanto pare, privatamente ammettevano che nessuno aveva consigliato di chiudere le scuole e mettere i bambini (i più immuni) in isolamento. In tutto questo non ci sono responsabilità penali, ma scelte politiche che in quel momento nessuno aveva la volontà di sindacare. Ma sin dal primo momento, cioè dall’arrivo dei soldati russi al primo focolaio di covid scoppiato in Italia, c’è stato chi ha provato a speculare sull’emergenza. Da quando, come disse il commissario Arcuri nella sua prima apparizione televisiva da Lucia Annunziata, «Conte è riuscito a far arrivare in Italia gli aerei dell’Unione Sovietica». Come ci riuscì? Conte parlò con Putin? Che vennero a fare? Chiunque il quel momento provava a fare queste domande veniva accusato di sciacallaggio. Ma oggi, a distanza di tre anni, superata l’epidemia, è giusto cercare le verità politiche di quella gestione. E solo la commissione parlamentare, senza scudi né manette, può riuscirci. Ad esempio ci sono delle domande da rivolgere a Conte che ancora restano senza risposta.
Perché ha acconsentito all’ingresso dei soldati russi in Italia? Perché scelse di nominare commissario covid l’amministratore delegato di Invitalia, che in tanti anni alla guida del carrozzone pubblico non aveva mai brillato per risultati? Nelle sue mani aveva avuto la gestione della bonifica di Bagnoli, dei villaggi turistici dell’ex italia navigando, di Ilva, dei Cis, delle aree di crisi complessa, tutti dossier che con lui non hanno mai visto un rilancio ma solo continue proroghe di finanziamenti e cassa integrazione. Ci sono stati ritardi o errori nella sua campagna?
Perché D’Alema trattava per l’Italia la vendita di ventilatori con la Cina? Centoquaranta ventilatori polmonari non certificati furono acquistati dalla Protezione civile due giorni prima del lockdown e successivamente ritirati dalla Regione Lazio perché non conformi ai requisiti di sicurezza. La partita era stata intermediata dalla Silk Road Global Information limited, una società cinese nel cui board figurava Massimo D’Alema, che non ha negato di aver fatto da intermediario, ma, come per le armi di Leonardo in Colombia, «ho provato a dare una mano al Paese». Quanto abbiamo speso in totale per materiali sanitari e non, sono stati tutti utilizzati, erano idonei, qualcuno ci ha fatto la cresta? Perché voleva il vaccino di stato?
Come sono stati scelti i membri del comitato tecnico scientifico, e perché sono stati secretati i loro atti? Chiusure e riaperture sono state gestite con criteri esclusivamente scientifiche o sulla base di valutazioni elettorali? Perché le decisioni comunicate nelle conferenze stampa guidate da Rocco Casalino dopo slide e bozze, venivano costantemente modificate a suon di like? Le politiche scolastiche, dalle chiusure, alla dad, ai banchi a rotelle, sono state frutto di una strategia sanitarie ed educativa, o di una valutazione populista? Perché nessuno ha impugnato le continue ordinanze regionali dei governatori che continuavano a imporre dad e chiusure a furor di popolo? A questo serve una commissione Covid, che per definizione non può essere giustizialista non avendo poteri giudiziari, ma politica per porre a Conte domande su cui in pandemia non ha mai risposto.