In occasione dei 120 anni dalla nascita dello storico leader del Partito liberale italiano Giovanni Malagodi, la Fondazione Luigi Einaudi ha inaugurato sabato una mostra a lui dedicata che approfondisce tutti gli aspetti della sua vita, pubblica e privata, e del suo pensiero. La mostra dal titolo “Giovanni Malagodi liberale europeo”, curata da Leonardo Musci e Alessandra Cavaterra, è allestita nella sede della Fondazione Luigi Einaudi, in via della Conciliazione 10 a Roma, e sarà aperta al pubblico fino al prossimo 26 ottobre, dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle 18. Con documenti inediti, fotografie, manoscritti e lettere scambiate con i principali leader internazionali di quegli anni, la mostra ripercorre i passaggi fondamentali della vita di Malagodi: dall’influenza del padre Olindo in età giovanile agli anni della formazione, dalla carriera professionale a quella politica.

Giovanni Malagodi nasce a Londra nel 1904 quando il padre, autorevole giornalista liberale, è corrispondente del quotidiano La Tribuna. Si laurea in giurisprudenza all’università La Sapienza di Roma nel 1926 con Gaetano Mosca, con una tesi di filosofia del diritto sulle ideologie politiche che Benedetto Croce farà pubblicare due anni dopo dall’editore Laterza nella collana Biblioteca di Cultura Moderna. Fu proprio il padre Olindo, dal giugno 1921 Senatore del Regno, a dissuaderlo dall’impegno politico visto che, con il fascismo al potere, riteneva ci fosse il rischio di mettersi in una condizione servile che avrebbe comportato la rinuncia alle proprie idee.

Sotto l’ala del brillante banchiere Raffaele Mattioli, figura che ricopre un ruolo chiave nella sua formazione, il giovane Malagodi sceglie di intraprendere così la carriera bancaria per studiare le tematiche economiche. Si forma nella Banca Commerciale Italiana, nella Sudameris (banca franco-italiana per l’America del Sud), lavora a Buenos Aires, in Argentina, dove rimane fino al 1947, anno in cui rientra in Italia con il ruolo di direttore centrale della Comit. Nel 1953 si iscrive al Partito liberale italiano, nelle cui file si presenta alle elezioni politiche e viene eletto alla Camera dei deputati nel collegio di Milano. Un anno dopo diventa segretario nazionale del partito, carica che ricoprirà fino al 1972 per poi assumere quella di presidente nazionale, nello stesso anno, e di presidente d’onore, nel 1976. Parlamentare di lungo corso, nel 1972 Malagodi viene nominato ministro del Tesoro durante il secondo governo Andreotti e nel 1987 è eletto presidente del Senato.

Malagodi è stato il Partito liberale italiano”, racconta Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi, centro di ricerca culturale fondato a Roma nel 1962 proprio da Giovanni Malagodi. “Ha rappresentato con autorevolezza il Pli dalla meta degli anni ’50 fino alla morte nel 1991. Ho molti ricordi che mi legano lui – sottolinea – Un personaggio straordinario che ho avuto il modo di conoscere e di apprezzare e verso cui ho nutrito una sconfinata ammirazione. Ricordo quando il giorno dell’attentato a Giovanni Paolo II insieme raggiungemmo, in una Roma plumbea e a ogni incrocio occupata da camionette della polizia, l’Ospedale Gemelli dove si trovava il Papa. Grande fu la partecipazione e la commozione in quel momento. E poi ricordo il Malagodi politico, autorevole in Italia e all’estero. A lungo è stato il leader incontrastato dell’Internazionale liberale, l’associazione che riuniva tutti i partiti liberali dell’epoca. Sotto la sua guida, il Pli fu tra i fondatori di Eld – antesignano di Alde, il gruppo politico europeo di riferimento dei partiti liberali – con la Dichiarazione di Stoccarda del 26 marzo 1976”.

Per celebrarne l’anniversario, la Fondazione Einaudi ha deciso anche di ripubblicare, con la casa editrice Rubbettino, il suo libro del 1962 Massa non-massa. Riflessioni sul liberismo e la democrazia”, con prefazione del vicepresidente della Fondazione Einaudi Davide Giacalone e presentazione a cura di Giuseppe Benedetto. “In Giovanni Malagodi, uomo di raro spessore intellettuale e di vastissima esperienza professionale, troviamo tutti i punti fermi del metodo liberale enunciato e praticato da Luigi Einaudi”, dice il segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini. “Il primo è senz’altro il realismo. ‘Per agire politicamente bisogna sporcarsi le mani: noi non vogliamo avere le mani sporche né di sangue, né di denaro, ma sporche di terra cioè di realtà’, scrisse Malagodi. E lo scrisse rivendicando l’esigenza di una politica ragionata, cosciente e coerente, di cornice istituzionale e di azione pubblica conforme alle necessità intime di un mercato libero e di una società aperta”.

Marco Cruciani

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