Una delle dinamiche finanziarie che hanno maggiormente caratterizzato il 2024 è certamente il forte rialzo dei listini azionari americani accompagnati dal generale apprezzamento del dollaro nei confronti delle principali valute internazionali. Una dinamica, questa, che rientra in quella che viene già chiamata dagli addetti ai lavori come “eccezionalismo americano” e che si manifesta nel dominio della tecnologia e dell’innovazione, in particolare nell’ambito dell’intelligenza artificiale (IA).

Dal 2014 al 2024, gli Stati Uniti hanno guidato gli investimenti privati globali nell’IA, con oltre 430 miliardi di dollari, rappresentando il 70% del capitale investito, a fronte del 23% dell’Asia e del 10% dell’Europa. Nel 2024, le principali aziende tecnologiche statunitensi hanno destinato 500 miliardi di dollari in spese in conto capitale e ricerca e sviluppo, consolidando la loro posizione di leadership. Questo slancio è destinato a proseguire, con previsioni di ulteriori incrementi negli investimenti in IA nel prossimo anno. L’impatto di queste iniziative si rifletterà nei prodotti e servizi dei prossimi anni, con una monetizzazione che diventerà centrale verso la fine del 2025 e l’inizio del 2026.

Tuttavia, l’eccezionalismo americano si traduce, anzi si sta già traducendo, anche in espansionismo. La guerra commerciale e tecnologica avviata dagli Usa non solo costringerà Pechino a rivedere l’ancoraggio della valuta di Hong Kong al dollaro USA, alimentando tensioni economiche e finanziarie. Ma farà sì che le tensioni che oggi insistono su Ucraina e Medio Oriente si allargheranno all’Artico, area dove transita una rotta commerciale in grado di offrire un passaggio marittimo più economico e sicuro rispetto al canale di Suez. Sotto le acque artiche inoltre si stima vi sia il 15% delle riserve mondiali di petrolio e il 30% di quelle di gas, oltre a ingenti ricchezze minerarie. Le preoccupazioni geopolitiche si sosteranno quindi dalle Isole Spratly alle isole Svalbard.

In questo contesto, l’Europa si trova davanti a una scelta cruciale. Di fronte alla politica dell’America First, potrebbe essere tentata di avvicinarsi a Mosca e Pechino, una prospettiva che, sebbene plausibile, comporta rischi significativi. Tale orientamento potrebbe compromettere le relazioni transatlantiche e mettere in discussione i valori democratici condivisi. Da anni oramai si evidenzia come l’Europa, per mantenere la propria rilevanza, debba rispondere con una strategia che coniughi autonomia tecnologica, coesione politica e una visione chiara del proprio ruolo nel mondo multipolare emergente. Ma in assenza di un ruolo più attivo giocato dalla BCE ogni obiettivo di maggiore autonomia strategica rimarrà velleitario.