In campagna elettorale vale tutto, si sa. Figuriamoci a pochi giorni dalle elezioni europee che si preannunciano cariche di tensione. Deve aver pensato questo Claudio Borghi, senatore della Lega, mentre scriveva un duro post sui social in cui ha attaccato frontalmente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’esponente euroscettico del Carroccio pur di attaccare l’Unione Europea è arrivato a ventilare l’ipotesi delle dimissioni del capo dello Stato.

Borghi contro Mattarella, il post del leghista

“È il 2 giugno, è la Festa della Repubblica Italiana. Oggi si consacra la sovranità della nostra nazione. Se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso”. Non usa giri di parole, Borghi, che insieme a queste frasi ha pubblicato una foto di un articolo di giornale che titolava “Mattarella: consacriamo la sovranità dell’Unione”, in merito al discorso del presidente di ieri.

Le parole del leghista hanno subito provocato reazioni nello spettro politico e a In mezz’ora su Rai Tre è arrivato il commento del suo leader, Matteo Salvini, che pur non usando i toni del suo esponente, ha ricalcato un concetto simile: “Oggi c’è la festa della Repubblica, oggi è la festa degli italiani, della Repubblica, non della sovranità europea. Abbiamo un presidente della Repubblica perché c’è la Repubblica, io penso all’Europa come stati sovrani che si mettono insieme, ma la sovranità nazionale è fondamentale, al di là dei tweet oggi si festeggia la Repubblica italiana. Non mi arrenderò mai a un super Stato europeo dove comandano quelli che hanno i soldi”.

Borghi contro Mattarella, attacco “inaccettabile”

La sguaiata provocazione di Borghi ha però, come prevedibile, attirato molte critiche. Tra i primi il suo omonimo, Enrico Borghi, senatore di Italia Viva: “Che la Lega, nel giorno della Festa della Repubblica, arrivi addirittura a chiedere le dimissioni del Presidente Mattarella, distorcendo le parole da lui pronunciate, è un fatto estremamente grave che non può passare sotto silenzio. La spasmodica ricerca di visibilità di chi è alla ricerca di un consenso quasi disperato non può spingersi fino a coinvolgere il garante della nostra Costituzione e della nostra unità nazionale”.

In una nota, pure il segretario di +Europa Riccardo Magi ha preso le difese del presidente della Repubblica: “L’endorsement di Salvini al tweet del leghista Borghi in cui viene avanzata la richiesta di dimissioni di Sergio Mattarella rappresenta un attacco eversivo da parte del vicepremier del Governo Meloni al Capo dello Stato nel giorno in cui si celebra la Festa della Repubblica, i cui valori sono incarnati proprio dal Presidente della Repubblica”. “Mattarella come sempre ha espresso parole sagge e di autentica ispirazione democratica sul collocamento dell’Italia, Paese fondatore dell’Ue e che solo nel contesto europeo può proteggere i propri interessi nazionali. E non riconoscere questo, vuol dire non riconoscere il valore dei trattati su cui si fonda l’Unione europea e al contempo non riconoscersi nella Costituzione italiana che sancisce proprio il valore sovraordinato di quei trattati. Che questo sia visto come un oltraggio da parte del leader del secondo partito di maggioranza è allarmante e preoccupa che questa posizione possa essere condivisa dalla premier Meloni che, a questo punto, deve esprimere delle parole chiare e deve farlo in Parlamento” ha concluso Magi, che poi ha definito Mattarella “una guida per tutti gli italiani”.

Da Azione, a parlare – tramite X – è la senatrice Mariastella Gelmini: “Il fatto che Claudio Borghi arrivi a chiedere le dimissioni del Presidente Mattarella e che lo faccia strumentalizzando le parole del Capo dello Stato in una giornata importante come quella della Festa della Repubblica, è inaccettabile. La Lega condanni quanto accaduto e prenda subito le distanze dalle gravi parole di Borghi”.

Dopo anche il leader del partito Carlo Calenda ha attaccato la Lega e il suo segretario:” Salvini non ha molte cose: l’intelligenza per aprire un tappo ma anche la dignità e l’onore per rispettare il presidente della Repubblica. Forse gli manca anche di sapere che i Trattati istitutivi dell’Unione Europea sono recepiti e considerati anche in base anche alla nostra Costituzione. Mi rendo conto però che sia troppo complicato. La cosa che dovrebbe fare è cercare di tenere almeno un comportamento educato perché quando non si sa che cosa dire si tace”.

Borghi contro Mattarella, la reazione del Pd

Anche dal Pd è arrivata una reazione veemente contro Borghi. In una nota, la capogruppo dem alla Camera Chiara Braga ha dichiarato: “Le parole di del senatore della Lega Claudio Borghi chiudono il cerchio di un attacco alla figura del Presidente della Repubblica che ha inizio con la legislatura a maggioranza di destra. Non basta il progetto del Premierato, ora l’attacco esplicito passa per la richiesta di dimissioni della persona più rappresentativa dell’unità nazionale e dello spirito di coesione. Un segnale gravissimo nella giornata della Repubblica. Salvini, leader dello stesso partito, e vicepremier anzichè coprire le parole Borghi, dovrebbe condannarle senza ambiguità”.

La condanna di Noi Moderati

Ma anche tra gli alleati di governo della Lega le parole di Borghi non sono passate inosservate. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, alleati alle europee con Forza Italia, ha condannato duramente l’uscita: “L’attacco di Claudio Borghi al Presidente della Repubblica è inaccettabile ed inqualificabile. La Lega si scusi per queste parole inopportune e irriguardose nei confronti di Sergio Mattarella garante dell’Unita’ nazionale ed eletto, lo ricordo, anche con il voto della Lega”.

La contrapposizione tra Lega e Forza Italia

Tra Fi e Lega i rapporti in questa campagna elettorale sono stati non sempre tranquilli. L’anima popolare ed europeista del partito fondato da Silvio Berlusconi mal si concilia con la nuova sterzata verso una linea di destra estrema della Lega in cerca di un posizionamento diverso da Fratelli d’Italia. E Borghi è stato spesso protagonista, come quando ha iniziato una battaglia per togliere l’obbligo di esporre le bandiere europee nelle sedi delle istituzioni. In quel caso era stato bollato – più o meno direttamente – da Antonio Tajani come un ignorante.

Redazione

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