“L’espulsione dei diplomatici russi ha alzato livello scontro, ora rischiamo bombe termonucleari”. Ospite della rubrica “Sotto Torchio” condotta da Aldo Torchiaro sul Riformista Tv, Paolo Guzzanti analizza le ultime vicende del conflitto in Ucraina e le relative decisioni, e sanzioni, dei Paesi occidentali nei confronti della Russia di Vladimir Putin.

Ex senatore, analista di geopolitica e conoscitore di intelligence, nonché giornalista del Riformista, Paolo Guzzanti commenta l’annuncio del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, relativo all’espulsione dei 30 diplomatici con l’accusa di spionaggio e diffusione di fake news. I russi espulsi dei paesi europei, secondo fonti tedesche, avrebbero fatto anche “information operations” e “information war”.

“Si tratta di una decisione presa insieme da una serie di Paesi europei – esordisce Guzzanti – come innalzamento del livello di scontro. Questa è una conseguenza all’accusa di fare disinformazione, qualcosa nella quale i russi sono particolarmente bravi da sempre, meglio degli occidentali. La bravura sta non soltanto nel servire delle bugie, bensì per quanto concerne la ‘fabrication’, ovvero la fabbricazione delle bugie riproponendo una realtà quasi identica a quella vera”.

Guzzanti pone l’accento sull’innalzamento del livello di scontro e sulle possibili conseguenze. “Che questi trenta diplomatici e funzionari siano anche degli agenti d’influenza, non necessariamente delle spie, ma comunicatori o manipolatori, è banale. Il fatto che sia stato fatto da tutti questi paesi insieme significa che abbiamo aggiunto una tacca ad uno scontro già a livelli elevatissimi, di cui il livello più alto è quello cosiddetto strategico. Tanto per ricordalo, ciò significa bombe termonucleari sui due lati dell’oceano”. Nell’opinione dell’intellettuale l’idea è quella che l’Europa viva una finestra pacifica soltanto grazie alla deterrenza atomica: “Soltanto perché se tu mi uccidi, io ti uccido anche morendo”.

Si continua discorrendo sulla figura del presidente russo. “Da presidente della commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin – racconta Guzzanti – mandai una lettera a Putin molto amichevole per organizzare un tavolo comune di deputati italiani e russi, insieme rivedere le verità storiche al solo vantaggio della democrazia. Dopo tre mesi di silenzio, mi fu risposto che se si fosse dato seguito questo avrebbe significato minare le fondamenta dello stato russo. Ci furono poi altri segnali sulla stampa russa che mi fecero capire quanto le differenze fossero sostanziali tra russi ed europei”.

A proposito di una centrale della disinformazione anche in Italia, Guzzanti afferma: “Al di là dei cambiamenti, sostanzialmente le strutture sono gestite da FSB, SVR – parte del vecchio KGB dedicata all’estero – e poi il servizio segreto militare GRU, lo stesso che architettò l’attentato al Papa nel 1981”.

Sulle specifiche agenzie impegnate in campagne in Italia Guzzanti spiega: “I nomi sono irrilevanti. In realtà, davanti all’ambasciata prima sovietica e poi russa, come mi disse il capo della residentura che interrogai per la commissione Mitrokhin, c’era la fila. In Italia sono sempre stati attivi un sentimento ed un partito anti-americani”.

Ritornando al terreno di battaglia “l’FSB ha fallito miseramente nel tentativo di diffondere l’immagine guerriera, chiamiamola così, di Putin. E per questo motivo il presidente tende a servirsi del GRU, che provvede quando occorre anche alle campagne di disinformazione”.

Sempre sul sentimento filorusso, uno spunto di riflessione è arrivato osservando un’immagine del Corriere su quei leader – Berlusconi, Salvini, Conte e Grillo – che oggi non riescono proprio a pronunciare la parola Putin. “Parliamo di personaggi disomogenei. Io sin dall’inizio ho visto nascere un sentimento umano tra Berlusconi e Putin, già a partire dal Duemila e poi con Pratica di Mare. E per chi conosce Berlusconi, per lui il fattore umano ha una grande influenza. Tutti gli altri sono andati tardi a Mosca. Magari, c’è da vedere se ci sono stati anche dei passaggi di soldi. In generale, si è andato formando uno schieramento internazionale che si è dichiarato anti-occidentale. Mi riferisco al 4 febbraio quando Putin è andato all’apertura dei giochi olimpici. In quell’occasione Russia, Cina, Pakistan ed India si definirono come nemici della società occidentale, delle sue democrazie e del suo stile di vita. Xi Jinping dice sempre di non volere la democrazia ma l’armonia”.

Spazio all’interno della rubrica ovviamente per i massacri di Bucha, con la visione dei terribili contributi pubblicati dal giornalista Jacopo Iacoboni su Twitter. “Questa è un’antica tradizione russa – spiega Guzzanti – Le migliaia di persone che sono morte alla Lubjanka a Mosca, mandate individualmente da Stalin in persona, venivano tutte portate da un montacarichi in una cantina dove ad attenderle c’era quello che gli avrebbe sparato alla nuca. O ancora le fosse di Katyn in Ucraina, con l’eccidio di 60mila persone. Quella di questi giorni non è altro che una pratica in uso, copiata anche dai nazisti con le Fosse Ardeatine. Il terrore è un’arma. E sappiamo che ci sono delle macchine intelligenti oggi capaci di ripetere simili massacri, imparando dall’esperienza umana”.

Infine, c’è il tempo per una nota sulla vicenda nota come “Dalla Russia con amore”: sono infatti passati due anni da quel 9 aprile quando un’autocolonna di russi arrivò in Italia, dopo un accordo telefonico con Conte. E dubbi rimangono sulla presenza di membri del servizio militare russo. “Si è trattato di un’operazione stranissima per chi l’ha autorizzata, per i russi invece una pacchia. Possiamo venire a casa vostra ed impicciarci di tutto? Ad invitarli, Conte. Dunque, l’armata russa entrava in Italia e secondo Conte avremmo dovuto battere le mani perché i russi ci avevano portato le siringhe”.

 

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