La polemica
Legge “bavaglio”: stop alla gogna per gli indagati. Ma la stampa italiana promette battaglia
Il provvedimento non è stato ancora approvato in via definitiva dal Parlamento. Enrico Costa precisa: “Ciò che si vieta è la riproduzione dell’atto processuale – spesso centinaia di pagine zeppe di testi di intercettazioni – prima ancora che l’indagato possa difendersi”
“La Federazione nazionale della stampa dichiarando che ‘è pericolosissimo che non si sappia se una persona viene arrestata o meno’ dimostra di non aver neanche letto l’emendamento approvato, in cui non c’è nessun divieto di dare la notizia degli arresti, né di riportare il contenuto dell’atto”, ha affermato ieri il deputato e responsabile giustizia di Azione Enrico Costa, rispondendo alle critiche dei rappresentanti dei giornalisti che avevano invece parlato di “bavaglio”. “Si vieta invece la riproduzione dell’atto processuale, spesso di centinaia di pagine zeppe di testi di intercettazioni, prima ancora che l’indagato abbia potuto difendersi”. Anche altri esponenti della maggioranza difendono la norma, sostenendo che l’obiettivo è solo evitare la gogna mediatica, ha aggiunto Costa.
Botta e risposta
“L’ordinanza di custodia cautelare non presenta la persona come colpevole. È un provvedimento fondato su gravi indizi, ma non sulla colpevolezza. È diventata pubblicabile nel 2017 quando la commissione Giustizia ha modificato l’articolo 114 del Codice di procedura penale. In quella stessa commissione Giustizia era presente l’onorevole Costa, cosa che ha sottolineato anche durante il dibattito l’onorevole Federico Cafiero De Raho. Tutti ci stiamo domandando perché allora l’onorevole Costa non disse nulla, anche se la direttiva europea che oggi cita era già entrata in vigore. Cosa è cambiato rispetto ad allora? A pensar male si fa peccato, ma secondo noi, ancora una volta, per proteggere il potere si vuole vietare ai cittadini il diritto all’informazione”, è stata la risposta di Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. Il provvedimento non è stato ancora approvato in via definitiva dal Parlamento. Mercoledì è arrivato, dopo una riformulazione del governo che aveva espresso parere contrario al testo iniziale. La misura, oltre che dalla maggioranza, è stata votata da Iv e Azione tra le proteste del resto dell’opposizione.
Tra presunzione di innocenza e diritto di cronaca
“Chiediamo fin d’ora al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare una legge che potrebbe essere fonte di immani distorsioni dei diritti”, aveva dichiarato in mattinata Costante, annunciando la decisione di disertare la conferenza stampa di fine anno della premier Meloni, annunciando per oggi una giunta straordinaria per organizzare “la mobilitazione della categoria, assieme alla società civile, contro il nuovo bavaglio al diritto di cronaca”. “Il divieto di pubblicare anche solo ‘stralci’ delle ordinanze di custodia cautelare non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza, ma costituisce una pesante limitazione del diritto di cronaca”, ha rincarato la dose l’Ordine dei giornalisti.
Le proteste
Dopo la manifestazione dei giorni scorsi a Roma, sono stati i giornalisti liguri a mobilitarsi, presentandosi con la bocca coperta in segno di protesta in un flash mob a Genova. “La scelta di non consentire la pubblicazione integrale o per estratto dell’ordinanza di custodia cautelare è in perfetta linea con il diritto di difesa, la presunzione di non colpevolezza, la direttiva 343 del 2016, la legge 188 del 2021. Il legislatore non può che provvedere rispettando questi principi”, ha affermato invece il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, stoppando le polemiche.
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