La base concettuale e politica del bipolarismo
L’elettorato liquido vota Giorgia perché chiede stabilità: oggi Meloni, ieri Renzi e Salvini, del fascismo se ne infischia
L’elettorato esiste eccome. E si fa sentire. Non esiste solo il singolo elettore. Ogni elezione, a prescindere dal falso problema dell’affluenza (retaggio di un passato solo italiano con percentuali molto più alte rispetto al resto d’Europa), la massa di cittadini che vanno a votare lanciano un messaggio. E se ci allontaniamo un attimo dal trambusto dell’attualità e guardiamo con la “giusta distanza”, osserviamo che da circa dieci anni la richiesta dell’elettorato è sempre la stessa: stabilità politica. Possibilmente chiarezza dei ruoli. A prescindere dalla posizione politica dei partiti e da quel reperto di archeologia che sono i programmi.
Il momento di passaggio dalla seconda repubblica all’avvento dell’elettorato liquido ha una data. È il 16 novembre 2011 con la nascita del governo Monti. La fine di Silvio Berlusconi segna il tramonto di una fase politica durata poco meno di vent’anni. Dalle elezioni politiche del 2013 in poi, l’elettorato ha seguito come un bravo scolaretto i principi di Zygmunt Bauman. Dalla speranza Cinque Stelle alla meteora Matteo Renzi (un fenomeno quasi unico nella politica nazionale); dal governo dell’honestà, a Salvini. Fino a Giorgia Meloni. Del resto quante delle persone che vanno a votare, seguono quotidianamente gli affari di Palazzo? Decisamente poche. C’è sì una fetta di elettorato, che potremmo definire più informata o volendo persino ideologizzata, che vota in base al proprio credo politico. Ma ce n’è una, in costante crescita, che invece segue altre direttrici. Che non è più ancorata a schemi e a barriere novecentesche. Gli elettori fluttuanti, o swinging. In una parola: liquidi.
Storicamente, sono sempre stati loro a determinare i risultati elettorali. La novità è che negli ultimi anni sono cresciuti. E tanto. Sono quegli elettori che se ne fregano delle continue denunce del ritorno al fascismo, che ormai sono diventate un rumore di fondo della scena politica nazionale. Così come dieci anni fa facevano spallucce o magari sorridevano di fronte alle gaffe di Di Maio che facevano invece tanto indignare gli esperti. Sono quegli elettori che automaticamente riducono la loro percentuale di ascolto quando al telegiornale va in onda il classico pastone con quei volti che si alternano. Resoconto televisivo di una quotidiana zuffa politica che ormai non fa più notizia.
Tenetevi ben saldi sulla sedia, sono tante le persone che non conoscono le performance di Lollobrigida indiscussa star dei circoletti di appassionati. L’elettore va alle urne a chiedere che la politica faccia la politica. Che si occupi di governare. Di gestire. Possibilmente, di risolvere i problemi della vita quotidiana. Chi governa oggi, Giorgia Meloni? Diamo a Giorgia Meloni quanta più agibilità politica possibile. Saranno molti più di quanto immaginiamo gli italiani che nel giro di dieci anni avranno dato il loro voto prima a Matteo Renzi e poi a Meloni. La richiesta è di chiarezza.
E non riguarda soltanto il governo. Ma anche l’opposizione. La seconda vincitrice di queste europee è Elly Schlein. È a lei che si sono rivolti quegli elettori che mai avrebbero votato per Giorgia o per un altro partito di governo. È la semplificazione. Che poi è la base concettuale e politica del bipolarismo. La scena politica, vista dal punto di vista dell’elettorato, è magmatica. A Cipro uno youtuber – senza partiti e senza un programma! – ha fatto il pieno di voti. Se siete tra quelli che avete discusso per giorni del duello tv Giorgia-Elly, vuol dire che non avete figli e/o nipoti dai 7 ai 14 anni. Altrimenti conoscereste la forza di Youtube.
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