Rassicurazioni anche sul vaccino anglo-svedese
L’Ema promuove Pfizer, Moderna e J&J nel contrasto alle varianti del Covid: AstraZeneca “non efficace” contro la sudafricana
Nel giorno in cui Italia, Germania, Francia e Olanda sospendono “precauzionalmente” l’uso e la somministrazione del vaccino AstraZeneca, in attesa delle indagini dell’Ema sulla sicurezza del siero prodotto dalla casa farmaceutica anglo-svedese, è proprio l’Agenzia europea dei medicinali a fornire rassicurazioni sulla bontà dei vaccini contro le varianti del Coronavirus, vero e proprio spauracchio per il successo della campagna vaccinale.
Secondo i primi studi effettuati dall’autorità europea, i vaccini basati sull’mRna, ovvero Moderna e Pfizer-BioNTech, hanno “un’ottima efficacia contro le nuove varianti del Covid”. Stesso risultato ottenuto anche dal vaccino monodose prodotto da Johnson & Johnson, anch’esso ritenuto efficace contro le varianti.
Come sottolineato in audizione alla commissione Sanità del Parlamento europeo da Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell’Ema, il vaccino di AstraZeneca invece è risultato “non efficace” contro la variante sudafricana dal Coronavirus. Cavaleri tuttavia ha precisato che vi sarà bisogno di studi più ampi, quello preso in riferimento può contare solamente su 2mila casi, per verificare la reale efficacia dei vaccini approvati ad oggi dall’autorità europea.
🔴 LIVE now: Debate on #COVID19 variants & vaccines’ efficiency https://t.co/gMoCriCSRJ
— ENVI Committee Press (@EP_Environment) March 15, 2021
Cavaleri nell’audizione al Parlamento europeo aveva anche ribadito la posizione dell’Ema sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca, il cui rapporto tra benefici e rischi “è considerato positivo e non vediamo alcun problema nel proseguire le vaccinazioni utilizzando questo vaccino”. Parole che si sono andate a scontrare con la decisione delle tre ‘superpotenze’ europee di sospendere cautelativamente l’utilizzo del vaccino anglo-svedese al centro di indagini che lo legano a decessi per trombosi dopo la sua somministrazione.
“Stiamo esaminando i dati e gli eventi letali riportati per tentare di capire se ci sono cluster specifici di casi” legati “a certi tipi di patologie o allo status medico dei soggetti”, ha aggiunto Cavaleri, sottolineando che finora non vi sono evidenze che “dimostrino un rischio emergente che influenzi il rapporto benefici/rischi”.
© Riproduzione riservata