Una scuola devastata tra sabato e domenica con una violenza inaudita. Un grosso petardo lunedì lanciato nei giardini di un’altra scuola. Una scuola evacuata per spray urticante nei corridoi venerdì. Giovani che entrano su un campo di calcio e sugli spalti con l’intento di danneggiare, rubare e picchiare. Tutto questo è successo a Firenze in quattro giorni, in tante città le cronache descrivono situazioni simili. Tante, troppe, le notizie di cronaca che ci descrivono periodicamente allarmanti situazioni e a queste vanno aggiunte le notizie di aggressioni verbali ma anche fisiche a docenti e dirigenti.

Fa bene chi parla di “emergenza educativa” e fanno bene coloro che sottolineano che il tema deve coinvolgere tutti. La scuola, o l’ente di formazione professionale, non possono essere lasciati da soli, fanno molto ma non possono fare tutto ed è fondamentale il ruolo degli adulti. In particolare è essenziale il ruolo dei genitori, è bene ricordare come anche la nostra Costituzione ne richiami il ruolo, all’art. 30 primo comma: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Quel Patto educativo che da sempre è elemento naturale del percorso tra scuola e famiglia, insegnanti e genitori e che dal 2007 ha avuto anche un percorso normativo il “Patto educativo di corresponsabilità”. Documento che viene firmato da genitori e studenti contestualmente all’iscrizione a scuola e dove sono elencati e condivisi i princìpi e i comportamenti che scuola, famiglia e alunni condividono e si impegnano a rispettare.

Documento che lo stesso Ministero dell’istruzione definisce “strumento base dell’interazione scuola-famiglia”.
I documenti ci sono, la volontà delle istituzioni scolastiche anche, le firme dei genitori pure. Ma basta tutto questo per rendere “vivi” quegli intenti e quei princìpi? A vedere le cronache quasi quotidiane non sono sufficienti, o almeno non sono più sufficienti. Serve una presa di coscienza collettiva e soprattutto un’azione comunitaria. O risponde tutta una comunità ed in maniera intelligente, con fermezza rispetto ad atti violenti, ma anche con strumenti per capire cosa sta accadendo, oppure questi episodi non saranno fermati. Quanto sta accadendo con ragazzini minorenni non rappresenta una “ragazzata”. Sono azioni spesso organizzate, pensate, più di una volta estremamente violente, spesso senza una motivazione di qualsiasi tipo e fatte in gruppo.

Quanto sta accadendo con aggressione da parte di genitori e parenti di ragazzi verso il personale scolastico rappresenta un atto grave che non deve lasciare indifferenti. Le scuole, i dirigenti e i docenti ci sono, non si sono mai tirati indietro, ma questi episodi non possono essere trattati solo dalla scuola. Istituzioni, forze dell’ordine, associazioni, e tutti coloro che hanno ruoli educativi come oratori o società sportive, devono sentirsi parte integrante in questo percorso, coinvolgendo soprattutto i genitori. Non voglio generalizzare, tante sono le esperienze positive e belle che riguardano migliaia di scuole, di ragazzi, di docenti e di genitori, esperienze che fanno capire quanta positività possono esprimere i giovani insieme a chi li accompagna nel percorso educativo. Ma tutto questo non può non farci vedere anche gli aspetti preoccupanti.

E per fare questo la scuola e chi ci lavora non va lasciato solo e il tema educativo deve diventare centrale nel dibattito pubblico e politico. Inizia la campagna elettorale, tra quattro mesi si vota, i candidati mettano il tema “educazione” ai primi posti, anzi al primo posto. Non in fondo, come sempre. È giusto parlare di strutture scolastiche, di concorsi, di formazione iniziale e di contratti. È sacrosanto. Ma insieme a questi tempi interroghiamoci su come aiutare i ragazzi a capire, a conoscere, a crescere, a dialogare, a formare una coscienza critica, a diventare adulti. La scuola non è soltanto una trasmissione di nozioni, è molto di più e per fare questo percorso educativo il ruolo degli adulti è fondamentale.