“L” come lanciate, “L” come letali. Ma soprattutto “L” come Leao e Lautaro. Se le milanesi dopo sette giornate guidano appaiate la classifica del campionato di Serie A e possono guardare con ottimismo alle imminenti sfide di Champions, lo devono in particolare ai loro assi d’attacco che nell’ultima giornata hanno confermato di essere il valore aggiunto delle formazioni di Pioli e Simone Inzaghi e di essere un lusso per il calcio di queste latitudini. Il segnale più fragoroso è arrivato dall’argentino, capace a Salerno di entrare dalla panchina e segnare quattro gol in meno di mezz’ora, regalando così alla Beneamata la sesta vittoria su sette incontri, di questo campionato. Con nove centri in sette gare, Lautaro è saldamente in vetta alla classifica dei cannonieri e si candida a essere quest’anno quello che fu Osimhen (alle sue spalle con 5 reti) per il Napoli, che ipotecò il tricolore con largo anticipo.

“El Toro”, campione del mondo in carica con l’Argentina, sembra aver salito un paio di gradini nella scala della consapevolezza e della capacità di incidere sulle partite. Se fino a poco tempo fa era considerato un grande calciatore, adesso a buon diritto può essere inserito nel ristretto novero dei top player mondiali. Stasera alle 21 l’Inter affronta il Benfica in Champions League, la partita è importante. Non decisiva, ma molto importante. Inzaghi si aggrapperà ancora una volta al suo campione al quale chiederà, visti i risultati, di passare gran parte del suo tempo nell’area di rigore lusitana. Ormai è chiaro a tutti che Lautaro non può perdersi in altri compiti. Gli altri attaccanti della rosa nerazzurra si adatteranno come si conviene a chi affianchi campionissimi di livello assoluto.

Anche dall’altra sponda del calcio di Milano è uscita la lettera “L”, quella di Leao, giocatore imprescindibile che con i suoi strappi e la sua fantasia è capace spesso di far saltare il banco. Sul tricolore di due anni fa c’è sicuramente la firma del portoghese, così come le delusioni più cocenti del recente passato rossonero sono tutte caratterizzate da giornate no di questo giocatore clamoroso ma talvolta discontinuo. L’ultimo tributo al suo strapotere è arrivato da Maurizio Sarri, tecnico di quella Lazio schiantata dalle accelerazioni di Leao. “Nessuno di noi era in grado di reggere la sua velocità. I gol sono frutto di questo divario” ha detto il tecnico toscano che ha indicato nell’attaccante rossonero la causa dell’ennesima sconfitta dei biancocelesti. Leao non segna quanto Lautaro ma determina altrettanto, le reti del Milan spesso sono conigli che escono dal suo cilindro. Ed è a Leao che Pioli si rivolgerà per scardinare la difesa del Borussia Dortmund domani nella sfida di Coppacampioni in Germania.

In questo campionato così strano, dove tutte le squadre hanno già subito almeno una sconfitta e dove le difese sembrano patire più di altre volte l’efficacia degli attacchi, sembra proprio che due giocatori così potrebbero indirizzare il corso del torneo, una stracittadina lunga dieci mesi con in palio un trofeo non banale: la seconda stella da appuntare sul petto. Chi vince arriva a quota venti titoli. Una stella in più sul petto e mesi a disposizione per prendersi beffa del cugino sconfitto.
Ovviamente il cammino è ancora lungo e, stando a quello che si è visto finora, solo Napoli e Juventus – entrambe staccate di 4 punti – potrebbero candidarsi a rovinare la festa.
I campioni in carica sembrano essersi messi alle spalle le turbolenze del “dopo Spalletti” e aver ricucito lo strappo con Osimhen, il cui nome non comincia per “L” ma per il quale vale ciò che si è detto per i due fenomeni di Milano. Stasera al Maradona sarà ancora Champions, arriva il Real Madrid di Carletto Ancelotti, il bomber nigeriano proverà a riuscire dove nemmeno Diego Maradona ebbe successo: sconfiggere la squadra più titolata del Mondo. Al posto di Butragueno e Hugo Sanchez adesso ci sono Bellingham e Vinicius. Napoli ci crede.