E' mancata una contro-narrazione della stessa Ministra
L’errore della Santanchè: sottovalutare la dimensione digitale del dibattito
La rubrica “Social spin” di Domenico Giordano, spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore
In questi ultimi giorni, un errore di sottovalutazione Daniela Santanchè l’ha commesso e, in parte, l’ha ripetuto anche ieri pomeriggio scegliendo di fare volutamente alcuni passaggi che poteva tranquillamente risparmiarsi nella sua informativa al Senato. Una dimenticanza che potrebbe pagare a caro prezzo.
La ministra del Turismo sta sottovalutando la dimensione digitale del dibattito che si è aperto e, in particolare, tralascia una considerazione evidente: in Rete non ci sono i tre gradi di giudizio, non ci sono notifiche e neppure gli avvisi di garanzia.
La rete salta a piè pari le regole formali e procedurali e consegna la reputazione di ciascuno di noi, a maggior ragione quella di un politico e di personaggio pubblico, sul banco degli imputati. È sufficiente anche un tweet, un semplice post, oppure una foto o un video sfocati, un audio a tratti incomprensibili, quando uno di questi contenuti finisce in rete può trasformarsi in poche ore nel cavallo di Troia che permette di espugnare il fortino della credibilità, anche di quella più solida, venerata e intaccabile.
Per comprendere la pervasività delle piattaforme e quanto queste possono polverizzare in un battito di ciglio le reputazioni dei politici, è sufficiente vedere alcuni dati. Un primo esempio, è la classifica che elabora giornalmente Talkwalker. Nei dieci hashtag in tendenza tra gli utenti in Italia ce ne sono ben cinque che fanno riferimento diretto alla titolare del ministero del Turismo e, di questi, due contengono espressamente il termine dimissioni.
Mentre, per fornire ulteriori dati da attenzionare è utile evidenziare come solo negli ultimi sette giorni i primi venti post pubblicati su Facebook e Instagram da account “politici con all’interno il nome Santanchè hanno generato una mole di 58.159 interazioni, ma di queste solo 1.729 sono quelle che potremmo considerare potenzialmente a suo favore, in quanto ottenute dal post pubblicato dall’account di Fratelli d’Italia al Senato con la diretta dell’intervento a Palazzo Madama.
Un volume di interazioni che sale già a 196.953 quando ampliamo i confini dell’ascolto anche alle categorie di account non prettamente politici, così come, se osserviamo le ricerche su Google effettuate nella giornata di ieri in Italia utilizzando il cognome della ministra, subito dopo “testamento Berlusconi” e “Ancelotti” al terzo posto spicca “Daniela Santanchè Senato” con oltre 20 mila digitazioni.
Tutte queste tracce digitali che hanno accompagnato e segnato la presenza online di Daniela Santanchè hanno ovviamente una loro polarità che sfocia poi in un sentiment positivo e negativo: dal 30 giugno al 6 luglio la keyword nominativa ha fatto registrare un mood negativo del 72% che nel monitoraggio degli ultimi due giorni è cresciuto fino al 75%.
Ecco, è proprio online che la linea difensiva adottata dalla ministra vacilla pericolosamente e che con l’andare dei giorni potrebbe travolgerla, sia perché è mancata una solidarietà digitale ampia, convinta e continuata da parte di molti esponenti politici della maggioranza di governo, almeno di quelli più attivi sui social, che facesse da contrappunto alla pars destruens strumentalmente portata, seppur avanti con toni differenti, dalle forze di opposizione.
Ma, prima ancora, è mancata una contro-narrazione della stessa Santanchè che si è limitata a postare sui suoi account solo l’intervento tenuto ieri pomeriggio in Senato, al contrario, per fare un nuovo esempio, poteva decidere di pubblicare alcuni degli atti delle due società che avrebbero confutato gli aspetti più delicati dall’inchiesta giornalistica che punta a minarne innanzi tutto la credibilità politica.
Nessun politico oggi può seriamente pensare di non considerare che accanto alla dimensione politica e a quella giudiziaria, c’è quella digitale, che spesso fa ahinoi da traino alle prime due.
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