Prove di intesa
Letta e Renzi cercano accordo sulla legge elettorale: si accelera sul proporzionale
Enrico Letta, protagonista suo malgrado delle tensioni di piazza del 25 aprile, sta cucendo il campo largo a sinistra e al centro. Per farlo, il segretario Pd usa lo spago che avvolge gli striscioni da un lato e un rocchetto di cotone dall’altro. Se ne va a Napoli, oggi, per incontrare Elly Schlein insieme con il sindaco Gaetano Manfredi, sotto le insegne del “Think Tank Progressista”. Ma prima, in mattinata, a Roma, parlerà di lavoro che cambia insieme con il liberal Tommaso Nannicini in una Agorà presso il Nazareno, ospiti anche i sindacati, il ministro del lavoro Orlando e il vicesegretario Peppe Provenzano. Un colpo al cerchio e uno alla botte, come gli consiglia di fare il ministro della cultura e capo di Area Dem, Dario Franceschini.
Tornato a parlare quotidianamente con Mario Draghi, Franceschini avrebbe chiesto a Letta di sostenere con tutte le forze la candidatura della compagna di corrente Roberta Pinotti alla carica internazionale più scottante e comunque più ambita del momento: quella a Segretario generale della Nato. La prassi secondo la quale il segretario generale deve essere un ex premier potrebbe essere derogata, data l’eccezionalità del momento, a favore di una autorevole ex ministra della Difesa. Lei non si sottrae allo sguardo. Ieri ha dato una intervista alla radio interna dei Dem, Radio Immagina, per provare a dipingere scenari internazionali: “Dopo lo spartiacque della guerra, una Confederazione Europea”, ha vaticinato. Una nuova Ue forte di un esercito professionale unitario. Lo spartiacque intanto ha messo in sordina la sinistra di Andrea Orlando e Peppe Provenzano. Per tenerli a distanza di sicurezza dai temi strategici internazionali, la riserva di caccia loro dedicata è quella del lavoro, del welfare e delle questioni sociali. Il campo largo a sinistra arriva a Leu, include Articolo Uno. La formazione a sinistra del Pd ha celebrato il suo congresso nel week end piccandosi di non invitare Italia Viva. “Perché non farlo, se non per una rigidità ideologica e persino comportamentale, per una rigidità di stile?”, si chiede un autorevole conoscitore dell’arcipelago del centrosinistra come Mario Lavia. Ma ad Articolo Uno appartiene Roberto Speranza, il due volte ministro della Salute intorno al quale, secondo qualche indiscrezione, sta ronzando pericolosamente intorno Giuseppe Conte.
Fuori dal campo largo del Pd c’è invece Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni che – saldamente all’opposizione del governo Draghi – rimane incrostata di antiamericanismo e con cui pure il Pd prova a tenere aperto il dialogo, soprattutto tramite Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini. È in questo scenario che i proporzionalisti dem, Dario Franceschini su tutti, vogliono chiudere un accordo con Leu e M5s per portarsi a casa l’unica legge che potrebbe consentire ai Dem di tornare al governo. E a chiudere il cerchio nel Pd è Andrea Marcucci, leader per anni di Base Riformista, anch’egli proporzionalista. Arriva nei prossimi giorni in libreria il suo Io sono liberale, scritto con Giovanni Lamberti per Piemme. Vi si trova un bel pezzo di storia recente e qualche retroscena su come andarono le trattative per la Belloni, stoppate appena in tempo da Renzi. Da quel momento in poi Enrico Letta ha capito di doversi fidare più di Matteo Renzi che di Giuseppe Conte.
La guerra in Ucraina, con l’iniziale fiancheggiamento di Conte verso il putiniano Petrocelli, e l’eloquente indecisione del leader Cinque Stelle tra Macron e Le Pen in Francia, si dice al Nazareno, avrebbero riavvicinato decisamente Renzi e Letta. Il Pd che aveva deciso di puntare su Calenda – nell’asse tra Azione e PiùEuropa – torna a includere nell’ambito del campo largo anche Italia Viva. E in tanti, da Bersani a Franceschini, hanno preteso in questi giorni che Letta telefonasse a Conte con un numero: lo sbarramento per il proporzionale deve essere basso, del 3 se non del 2,5%. Se l’accordo si trova, con i numeri che finalmente tornano, la campagna elettorale può spostarsi in avanti, inverno ’23.
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