Presidente,
fino a prova contraria lei è innocente. In un paese civile vige la presunzione d’innocenza. Nessuna condanna preventiva, come è avvenuto nel caso del cardinal Becciu, può essere consentita in un Tribunale italiano. Meno male, allora, che lei è indagato dalla Procura di Caltanissetta e non da quella Vaticana. Meno male che in Italia vige la separazione dei poteri, e che il Capo dello Stato non si è ancora pronunciato avallando la tesi colpevolista e alimentando così una campagna stampa che già la condannerebbe alla gogna mondiale. E, mi creda, questo mi fa piacere perché la gogna mediatica è qualcosa di incivile e lontana dallo stato di diritto. Lei ora ha la possibilità di difendersi, ha diritto, quando le indagini saranno terminate, ad avere tutta la documentazione comprovante la sua innocenza nella certezza che nessun promotore di giustizia o pubblico ministero deciderà arbitrariamente quali carte offrire e quali no, selezionando le informazioni e dando l’impressione d’aver svolto una ricerca mirata ai soli elementi a conferma della propria tesi.

Lei ha la fortuna di essere ascoltato da un Procuratore della Repubblica Italiana. Se poi dovesse essere rinviato a giudizio (e spero che non avvenga), stia tranquillo perché nessuna nuova legge, nessun rescriptum verrà emanato ad hoc per processarla e sostenere l’impianto d’accusa. Il Presidente del Tribunale che dovesse giudicarla non consentirà censure sul materiale probatorio, non permetterà che il pubblico ministero non consegni i materiali esistenti o lo faccia solo in parte, effettui tagli a proprio piacimento sui video dei testimoni, non consentirà che l’accusa oscuri di omissis gli interrogatori che svelerebbero la trama ordita contro di Lei attraverso il ricatto dell’eventuale testimone chiave. Se poi il testimone risultasse manipolato, la Giustizia non lo proteggerà e certamente non lo premierà; anzi indagherà per capire da chi e con quali moventi ha agito.

Nessun promotore o pubblico ministero potrebbe tener nascosti di sua iniziativa i messaggi intercorsi tra la manipolatrice e l’amica del testimone chiave, inoltrati all’accusatore in corso di dibattimento. E qualora i magistrati dell’accusa non dovessero obbedire al giudice, verrebbero immediatamente sanzionati. Nessuno accetterebbe che la manipolatrice, che detiene illegalmente documenti riservati appartenenti allo Stato, parlasse con il magistrato supremo. E quest’ultimo, nell’annuale incontro con i suoi subalterni, non dirà mai che bisogna «evitare il rischio di “confondere il dito con la luna”»: il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano (dandoli già per assodati e veri). Soprattutto, nessuna autorità interverrà a promuovere l’accusa prima dell’accertamento. Perché la presunzione di innocenza è un diritto umano fondamentale riconosciuto dalla convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, cui l’Italia ha aderito. Non sarà possibile, insomma, che sussista neanche il dubbio o il sospetto che la giustizia abbia nascosto o manipolato la verità, anziché portarla alla luce.

Lei avrà la fortuna di essere giudicato da un tribunale della Repubblica Italiana e non dal tribunale del Vaticano. Stia sereno, perché i suoi avvocati difensori saranno messi sullo stesso piano di quelli dell’accusa e il principio in dubbio pro reo sarà un baluardo a sua difesa. Se il presidente del tribunale dovesse annunciare che verranno ascoltate e messe a confronto le due donne che più di tutti avessero osato costruire la falsa testimonianza del testimone chiave contro di lei, questo a Caltanisetta avverrà realmente. Non sarà consentita nessuna condanna senza prove fattuali. La sentenza sarà emessa sui capi d’accusa su cui si potrà difendere e non su nuovi capi d’accusa pescati ad hoc all’ultimo respiro senza consentire adeguata difesa.

Non sarà condannato su colpe futuribili, così come è accaduto al cardinal Becciu, ma solo su prove certe, su fatti realmente accaduti e dimostrati in sede processuale. Il peculato per chi non ha preso un centesimo per sé stesso, come nel caso del cardinale poi, è davvero accusa bizzarra, mi consenta. Vada quindi con fiducia incontro agli organi inquirenti e giudicanti, lei è un uomo fortunato. Oltre che, naturalmente, assistito da presunzione di innocenza. Per dare un segnale chiaro a tutti, presidente, con queste irrinunciabili garanzie, dia pure le dimissioni dall’attuale incarico in Vaticano. Rinunci allo stipendio recentemente maggiorato. Questo le consentirà non solo di far trionfare la giusta giustizia, ma anche di esaltare la sua dignità di persona credibile. E lei sa quanto sia importante, per un magistrato, essere serio e credibile.
Con viva cordialità.

Andrea Paganini

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