Dal carcere arriva la lettera di S. un padre che ha perso sua figlia. La sua è una “Lettera al Vento”, come ci scrive, perchè le sue parole ormai può solo consegnarle a un foglio di carta, non ha più la possibilità di dirle o consegnarle a sua figlia. Dalle sue parole, piene di dolore, trapela tutta la sofferenza di non essere potuto stare vicino a sua figlia mente lottava tra la vita e la morte in ospedale. Il carcere è anche questo: non poter stare vicino a qualcuno che si ama per condividere i momenti belli e anche quelli brutti. Non poter stringere la mano a chi soffre o potergli sussurrare “ti amo” mentre la vita scivola via. Spesso i detenuti hanno denunciato al nostro giornale che la lentezza della burocrazia non sempre ha consentito loro di poter fare l’ultimo saluto ai loro cari. Pubblichiamo di seguito la lettera a Sbarre di Zucchero di S. a sua figlia morta mentre lui era in carcere.

Ciao M., so che ormai è troppo tardi, ma se non ero con te in ospedale fisicamente, c’ero con tutta la mia energia. Il nostro legame era, anzi è, troppo forte. Così adesso ce l’ho con me stesso, volevo dirti tante cose e mi sento in colpa per non aver avuto il coraggio di dirtele prima. Quanto ti ho amata e quanto ti ho voluto bene…più della mia vita stessa. Così oggi mi sento un vigliacco per non aver avuto il coraggio, ad essere padre ce ne vuole.

Quando arrivai da te eri distesa in quel letto di seta bianca, credendo che dormissi ti rubai una rosa bianca che ancora oggi conservo. Sai M. in gioventù pensavo che il primo amore spezzasse il cuore, oggi invece capisco che l’amore per una figlia lo frantuma come una macina frantuma il grano riducendolo in polvere. So che almeno quel giorno mi volevi vicino, ma si creò una folla tutta intorno a te, così mi allontanarono e ti persi di vista.

Oggi ti chiedo perdono per non averti portata sulla mia spalla e di non aver potuto dire quanto ti ho amata e di non aver potuto cantare l’ultima ninna nanna quando ti sei addormentata!! Ora che sei nel vento puoi danzare con le stelle in eterno. Purtroppo un Dio che io non conosco ti ha voluto portar via da me, lasciando un immenso vuoto con tante parole che non ci diremo mai. Te ne sei andata con tutte le tue sofferenze, i tuoi dolori, la tua rabbia, le tue illusioni, le tue incomprensioni e i tuoi segreti che non saprò mai.

Amore mio in tutti questi anni ho scritto pagine e pagine riempendo quaderni interi, pensando che ci sarebbe stato un tempo che ti saresti divertita leggendole ai tuoi figli; parlando loro di quel nonno scapestrato che ti ha voluto tanto bene. Sicuramente anche tu quando saresti diventata nonna ne avresti parlato, anche, con i tuoi nipoti. Di sicuro saresti stata una mamma meravigliosa! Purtroppo questo tempo non vi è stato e io scrissi sull’ultima pagina del mio quaderno la parola “FINE” proprio come la tua vita. Cara M. ovunque tu sia abbi cura di te e danza, danza…Noi ci vedremo presto. Ciao Pà.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.