L’ora più buia in carcere è piena di disperazione, e c’è chi pensa al gesto estremo. Non tutti ce la fanno e l’anno horribilis appena trascorso con i suoi 84 suicidi in carcere è la testimonianza di quanto drammatica sia la situazione che vivono i detenuti in cella. Il nostro giornale ha cercato di dare voce a tanta disperazione affinchè presto qualcosa cambi. Abbiamo cercato di raccontare quel dolore, quel vertiginoso smarrimento, che i detenuti provano nell’ora più buia, quando decidono che è meglio farla finita piuttosto che vivere così. Le loro ultime parole affidate a pezzetti di carta scritti a penna sono sempre d’amore. Amore per una donna o un uomo e per i figli che il carcere ha tentato di soffocare rendendo difficile coltivare i rapporti. Amore che, nonostante tutto, è rimasto nel cuore come linfa vitale. Ed è proprio questo che è stato per un detenuto il solo pensiero dei suoi figli. Il detenuto in un momento drammatico ha tentato il suicidio, per fortuna senza riuscirci. Ma restano nero su bianco le sue ultime parole d’amore per i figli, le stesse che poi gli hanno dato la forza di rinascere, pensando al loro amore. Affinchè possano essere per tanti spinta per la rinascita in nome dell’amore, pubblichiamo di seguito la lettera di un detenuto prima di tentare di togliersi la vita inviata a Sbarre di Zucchero.

Cari figli,

la vita mi ha insegnato che di certezze ne esistono veramente poche, e che forse l’unico modo per far pace con sé stessi è accettare le incongruità e le contraddizioni dell’esistenza. Come il mio amore per voi, sempre intatto, nonostante i litigi, nonostante tutto è sempre immenso. Il mondo è incredibilmente bello, forse l’avevo dimenticato, ma se osservato con gli occhi giusti, occhi come i vostri, riesco a vedere il dono della curiosità, illuminata dalla luce della meraviglia. Occhi che credono ancora all’incanto, e non si vergognano, occhi che comprendono senza bisogno di spiegazioni. È l’unico modo che abbiamo, e contiene qualcosa di estremamente prezioso: il futuro! Ogni futuro è grande come il mondo intero. Il futuro, così come il mondo, non vi appartiene, ma è già nelle vostre mani. È unico, ma non è uguale. Sembra infinito, ma è solo infinitamente fragile.

Vorrei potervi indicare la strada che porta al vostro futuro, ma questo non è il mio compito. Quello che invece vorrei donarvi è la mappa che contiene tutte le strade, affinché voi possiate scegliere il vostro percorso. Prima eravate piccoli per capirlo, ma eravate molto più ricchi di noi adulti. Ora avete a disposizione un capitale che anche il più ricco degli uomini vi invidia: il tempo. Avete frequentato la scuola e senza saperlo avete iniziato a investire questo tesoro, per farlo crescere, trasformandolo in conoscenza, esperienza, e ricordi. Questo è il solo bagaglio che potrete portare con voi, ad ogni bivio, mentre viaggiate seguendo quella mappa che vorrei potervi donare. Incontrerete i primi problemi, le prime sfide, e potete contare su quel che avrete con voi per scegliere la strada. Inizialmente non vi sarà alcuna differenza: molte strade vi condurranno alla stessa destinazione, e cambierà solo il paesaggio, o forse la distanza.

Ma prima o poi, il cammino che sceglierete divergerà dal precedente in maniera irreversibile, e non ci saranno molte occasioni per tornare indietro. Io ho imparato questo: avrete abbastanza tempo per scegliere il vostro cammino. A volte, scoprirete che il cammino non esisteva fino a che non avrete fatto il primo passo. Non ha importanza. L’unica cosa che conta e che amiate camminare. Scegliete quel che amate, amate quel che avete scelto! E se il bivio sarà impervio, quando gli ostacoli sembrano insormontabili, quando la luce non arriverà a illuminarvi il passo, sappiate che a volte è necessario perdersi nel buio per potersi ritrovare! Abbracciate le difficoltà: impreziosiranno il percorso. Cercate le sfide, renderanno il passo più sicuro.

Infine: avrete dei compagni di viaggio, che a volte seguiranno lo stesso sentiero, altri se ne allontaneranno per poi ritrovarsi o sparire per sempre. Amerete la loro compagnia, e ne sentirete la mancanza quando se ne andranno. Quando un genitore scrive a un figlio una figlia, in genere è per scusarsi di qualcosa…, o forse perché capisce che il tempo rimasto è veramente poco, magari non ce n’è bisogno, nel senso che il rammarico che un padre si porta dentro rimane infinito, e un bel giorno decide di sbolognare ai poveri figli due o tre pagine, non è mai grave abbastanza da motivare un gesto così intimo.

Cari figlioli, ricordatevi, quando leggerete questa lettera ed io non ci sarò più. Non vi preoccupate: vivrò ancora per molti anni dentro di voi nel vostro cuore.

Con immenso amore Papà

a cura di Rossella Grasso

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