L’audizione del ministro dell’Economia al Senato sul Def
L’Europa ci mette in mora sul deficit Giorgetti: “Uscire dall’emergenza”
Servono 35 miliardi per confermare nel 2025 i tagli del cuneo fiscale, le tre aliquote Irpef, la super deduzione per le assunzioni nelle imprese, la riduzione contributiva per le mamme, il canone Rai ridotto e i costi di gestione per pensioni e Sanità
Ci siamo: la realtà dei numeri della nostra economia comincerà a presentare il conto dalla prossima settimana e ci accompagnerà fino alla sessione di bilancio di autunno e alla manovra del prossimo anno. Speriamo tutti che i numeri corrispondano al boom economico rappresentato dalla premier Meloni in svariati interventi. Legittimo avere qualche dubbio. Gli stessi che, secondo quanto annunciato ieri mattina dal ministro economico Giancarlo Giorgetti, avrà la Commissione europea che «è prevedibile raccomanderà al Consiglio di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi».
Martedì 9 aprile il Consiglio dei ministri approverà il Documento di economia e finanza, il programma di finanza pubblica che mette le basi per la prossima legge di bilancio. Il titolare del Mef ne ha parlato ieri mattina in audizione di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Un’audizione attesa sia per il Def sia per il buco nel disavanzo denunciato due settimane dall’Istat, ben due punti percentuali in più, dal 5 al 7%, causa Superbonus. Giorgetti è stato rassicurante ma al tempo stesso ha messo le mani avanti. Il nuovo Def (deciso dalle contestate regole del nuovo Patto di stabilità europeo approvate a fine dicembre) sarà «più snello, asciutto e con numeri interessanti». Un alleggerimento dei tempi e dei contenuti, reso necessario dall’ attuale fase di transizione per la governance economica dell’Unione europea. Ue che, intanto, «si prepara ad aprire una procedura di infrazione per deficit eccessivo contro l’Italia e non solo».
E’ un Def speciale anche per una serie di condizioni oggettive: le regole del nuovo Patto di Stabilità e crescita non sono ancora declinate e quindi non si possono applicare; si tratta di regole comunque complesse e problematiche per via del fatto che nella sessione di Bilancio autunnale la Commissione rimarrà in carica ma senza un forte mandato mentre sarà in definizione il nuovo esecutivo europeo.
I numeri del Def, in ogni caso, “saranno interessanti”, ha promesso il ministro. I nodi restano, a partire dal livello di indebitamento registrato dal Paese lo scorso anno, pari al 7,2% del Pil e ben due punti superiore al previsto per via dei costi fuori controllo del Superbonus. Cifre che finalmente oggi 4 aprile smetteranno di correre e crescere perchè è l’ultimo giorno per le comunicazioni di sconti in fattura e cessione dei crediti relativi ai lavori del 2023. Da questo dato finale dipenderà l’assetto dei nuovi saldi di finanza pubblica.
Con la fine della sospensione del vecchio Patto di Stabilità, per Giorgetti è «scontato» che la Commissione raccomandi al Consiglio «di aprire una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi». Giorgetti ha ben chiaro che quello del debito è un problema annoso che, alla luce soprattutto della nuova governance, «richiede la massima ponderazione delle risorse da destinare alle singole politiche pubbliche». Così come sulle garanzie pubbliche serve «un cambio di prospettiva che dalla fase emergenziale ci riporti progressivamente verso un percorso ordinario». Al 31 dicembre 2023 l’esposizione dello Stato si è attestata intorno ai 300 miliardi di euro, pari a circa il 14,4% del prodotto interno lordo, in calo sul 2022 ma ancora distante dal 4,9% del 2019. Numeri che portano Giorgetti a valutare la necessità di eventuali e ulteriori aggiustamenti utili a superare le criticità dell’assetto contabile interno.
Le ultime riunioni al ministero sul Def fissano le prospettive di crescita all’un per cento di Pil per il 2024 e all’1,2 per cento nel 2025. Il deficit dovrebbe fermarsi al 4,5%. Il “muro” che oggi sembra invalicabile è il reperimento di almeno 35 miliardi che saranno indispensabili in autunno per confermare nel 2025 i tagli al cuneo fiscale, le tre aliquote Irpef, la super deduzione per le assunzioni delle imprese, la riduzione contributiva extra per le mamme con due figli, il canone Rai ridotto a 70 euro e per gestire le spese obbligatorie come pensioni e sanità. Dove trovare questi soldi visto che nei fatti non si potrà fare scostamento di bilancio e quindi nuovo debito, è il vero dilemma del governo. Ciò detto Giorgetti promette «numeri interessanti» e una «flessibilità» nella gestione dei conti pubblici che «eviti però la nascita di residui di spesa». Martedì prossimo, numeri alla mano, sapremo di più e meglio come il governo intenderà combattere la sfida del budget, del debito e, possibilmente, della crescita.
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