Che cosa è e che cosa sarà l’America che non risponde più ai nostri cliché? Trump sarà pure il demonio, ma è disposto a svendere a Putin l’indipendenza dell’Ucraina, allineandosi col pacifismo che predica “il dovere di arrendersi” e in un certo senso il vecchio Donald è quasi un compagno, vuole la pace e non la guerra e non gli si può sbattere la porta in faccia. E allora, quale postura adottare? Pugnace ma non rissosa?

Lo spaesamento di fronte all’inaspettato

C’è chi suggerisce di spostare il focus contro un altro cattivo: quello strano tipo di Elon Musk, un miliardario spaziale schierato con Trump – cosa che già gli ha fatto guadagnare miliardi in borsa e che salta, balla e manda sonde su Marte. Prevale un pensiero incline all’oblio e al reset di giudizi e pregiudizi. Ma al di là dei rimbrotti di circostanza, pochi hanno il peso che meritano le elezioni americane, che hanno mandato in onda il più grande show della Terra mostrando l’imprevedibile indipendenza degli elettori che se ne sono fottuti del woke e del “politicamente corretto”, donne e giovani in maggioranza. Nei dibattiti televisivi italiani emerge soltanto lo spaesamento di fronte all’inaspettato, per il quale sono inadeguati i nostri metri ammuffirti di destra e sinistra.

Le scelte dell’interesse americano

Eppure, c’è e una visibile conseguenza che ci riguarda ed è la spesa militare. L’America ci molla e noi dovremo fare i conti col fatto che in questo momento un contingente nord-coreano sta combattendo in Europa, a poche ore di volo, per cacciare le truppe ucraine che dal 6 agosto hanno contro-invaso la Russia nell’oblast di Kursk. Nessun panico. Nemmeno un ohibò. I nordcoreani. Ma chi l’avrebbe detto. Questo fatto non è causato dall’elezione di Trump ma mette l’amministrazione americana di fronte alle sue scelte, che saranno le scelte dell’interesse americano. Ma non tutti sono immobili: Germania, Francia a Regno Unito hanno stipulato un patto di mutua difesa militare, benché tutte e tre le nazioni siano nella Nato. È come dire: la Nato è morta, facciamone nascere un’altra.

Le due armate

E l’Italia? Non pervenuta. Le faccende militari sono materia scottante e fastidiosa per tutti, ma sembra che tutti, da destra a sinistra, mettano la testa sotto la sabbia. Non si tratta di comprare più armi, ma di creare un esercito omogeneo per codici di comunicazione, intelligence, strategia e tattica perché se il nuovo Presidente americano imporrà all’Ucraina di cedere indipendenza e sovranità premiando la politica espansionistica di Putin, è probabile che il Presidente russo pensi di avere luce verde per il suo programma imperiale. Che ne penserà Donald Trump? Nulla: sono affari europei.

L’Europa è più grande, più ricca e più popolata degli Stati Uniti e dunque che se la veda col suo vicinato, come noi col Messico. E quindi si stanno già creando due Europe armate: una, quella di default Alleanza Atlantica vecchio stile e in via di rottamazione, e una di secondo livello formata da Francia, Germania e Inghilterra cui di fatto aderiscono la Polonia, gli Stati Baltici e la Finlandia, forse la Svezia. Ecco l’immagine di come l’Europa si sta separando dagli Stati Uniti, già sapendo che gli Stati Uniti si stanno per separare da noi. Secondo la psicoanalisi, ogni separazione è un dolore ma anche la condizione della crescita. Non si può restare nani per sempre.

Trump va studiato perché sarà pur odioso ma vince senza complessi ed anzi è riuscito a farsi votare sia dagli americani di origine araba musulmana, sia da una grande quantità di americani ebrei che avevano sempre votato per i democratici. L’analisi dei voti rivela un’audacia e un pragmatismo da noi ignoti e che ancora oggi non destano una sfrenata curiosità. Come si può spiegare che i repubblicani col berretto “Maga” in testa abbiano conquistato le piazzeforti democratiche ispaniche alla frontiera del Texas e masse crescenti di neri, così come i latinos? Non avevamo detto che era razzista. Banalità sotto gli occhi di tutti. Ma non si sente lo scricchiolio delle menti che lavorano per riaggiustare tutti i parametri. Certo, direte, è un lavoro sporco. Ma qualcuno deve pur farlo.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.