La fuga da quelle che ha definito “ingiustizia” e “persecuzione politica” in Giappone verso il suo paese d’origine, il Libano. Colpo di scena nella controversa vicenda dell’ex presidente e amministratore delegato di Renault-Nissan Carlos Ghosn, che ha lasciato il Giappone dove aspettava in libertà vigilata su cauzione il processo a suo carico per appropriazione indebita finanziaria. L’ex ceo si è rifugiato in Libano, paese d’origine della sua famiglia.

“Ora sono in Libano. Non sono più ostaggio di un sistema giudiziario giapponese distorto in cui prevale la presunzione di colpa”, ha confermato Ghosn in una breve nota. “Non sono fuggito dalla giustizia, mi sono liberato dall’ingiustizia e dalla persecuzione politica”, ha precisato il manager, annunciando di voler parlare “liberamente” con i media la prossima settimana.

Intanto il pubblico ministero giapponese ha chiesto e ottenuto la revoca della libertà su cauzione del manager. Gli 1,5 miliardi di yen, circa 13,8 miliardi di dollari, pagati da Ghosn sono stati confiscati dalle Autorità nipponiche. E il ritorno del fuggitivo in Giappone si fa sempre più complicato.

Non esistono accordi sull’estradizione in Libano, per questo il manager non potrà essere riportato a Tokyo senza il consenso delle autorità libanesi. Autorità che fanno però sapere che Ghosn è entrato a Beirut “legalmente” e che non ci sono misure che giustifichino “l’adozione di provvedimenti” contro di lui, oltre che il perseguimento per vie legali. Il Tribunale di Tokyo spiega intanto che se Ghosn tornasse in Giappone sarebbe trattenuto in un centro di detenzione.

Non sono ancora chiare le modalità con cui Ghosn è riuscito ad arrivare a Beirut. Secondo una fonte vicina alla presidenza libanese, il manager sarebbe entrato nel Paese dalla Turchia con un passaporto francese e la sua carta d’identità libanese. Due auto delle forze di sicurezza libanesi sono state viste vicino all’usuale residenza libanese di Ghosn, nel quartiere Asgrafiyeh, da un fotografo dell’agenzia Afp.

L’Accusa giapponese ha riferito ai media locali di non essere a conoscenza di nessun cambiamento nelle condizioni di libertà su cauzione concessa a Ghosn, che prevedevano tra l’altro una serie di rigorosi controlli, come una telecamera fissa davanti al suo appartamento e l’impossibilità di vedere la moglie libanese senza un permesso speciale. Sorpreso lo stesso legale di Ghosn, che definendosi “sbalordito” ha chiarito di non aver avuto contatti con il manager dalla sua partenza.

Sul manager 65enne di origine libanese, ma nato in Brasile, gravano quattro capi di accusa, tra cui appropriazione indebita. Definito ‘il salvatore di Nissan’ dopo il suo arrivo nel gruppo giapponese nel 1999, Ghosn ha trascorso in totale 130 giorni di detenzione tra novembre 2018 e aprile 2019. Il manager avrebbe falsificato i rendiconti finanziari delle società da lui giodate, sossostimando i propri compensi per 80 milioni di dollari e abusando di beni aziendali.

Redazione

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