Il giudice condanna: "Chiusura ingiustificata"
L’ex star del porno batte la Sapienza, l’ex prof Ruggero Freddi cacciato senza motivo ottiene il risarcimento

Dalla carriera di porno attore gay negli Stati Uniti, dove davanti alla telecamera si faceva chiamare Carlo Masi, a quella di professore universitario grazie alle due lauree in ingegneria e matematica. La storia di Ruggero Freddi era già diventata nota alle cronache negli anni scorsi ma oggi si arricchisce di novità importanti.
Il docente ha infatti vinto la causa contro il suo ateneo, La Sapienza di Roma, riconosciuto colpevole nella sentenza emessa lo scorso 24 gennaio: l’università, dopo avergli chiesto di tenere il corso di Analisi Matematica 1, nel 2019 aveva deciso di allontanarlo senza motivo. Non contenta, aveva anche provato a non pagarlo per le ore lavorate, anche in questo senza apparente motivazione.
Freddi, che con la sua storia di “trasformazione” da star del porno a prof universitario aveva ottenuto articoli di giornale in mezzo mondo, ora racconta a Repubblica la sua storia giudiziaria. “Sono stato costretto a fare causa. E ho vinto. Spero che il mio caso dia coraggio a tutti i dottorandi che vengono sfruttati, dopo anni di studi e specializzazioni”, spiega l’ex professore, che ora ha cambiato vita diventando un data analyst.
Il suo passato da attore nel cinema hard è stato praticamente un fardello nell’ambito universitario. Freddi ricorda che i legali dell’università gli intimarono di rimuovere ogni contenuto riconducibile al suo passato, fino a non associare il suo nome a quello dell’Ateneo romano.
La “sensazione” per Freddi è quella che attorno a lui “ci fossero dei pregiudizi, che andavano oltre le mie capacità di insegnante. Anche perché su quelle nessuno ha mai potuto dire nulla”. I problemi, ricorda anche l’ex professore della Sapienza, iniziarono già nel 2017 quando organizza un incontro sull’Hiv, insieme a un collettivo studentesco. “Dopo aver presentato tutti i curricula dei partecipanti, come richiesto, mi sono sentito dire che non c’erano aule disponibili“. Poi nel 2018 vince un bando: “Arrivo secondo, ma faccio ricorso perché la persona arrivata prima aveva commesso un errore formale. Viene esclusa, ma la graduatoria non viene fatta scalare. Viene rifatto il bando di nuovo. È tutto legale, ma inizio a pensare, tra me e me, che c’è qualcosa che non va“.
Quindi nel 2019 la proposta dalla facoltà di tenere il corso di Analisi 1. “Mi chiedono di iniziare ma non c’è tempo di fare un bando. Mi chiedono di iniziare con il titolare con la garanzia che appena possibile sarebbe stato formalizzato il mio contratto”, racconta Freddi.
L’accordo proposto prevede 100 ore di insegnamento pagate 4mila euro, ma dopo 60 ore “mi viene detto che ero stato sostituito”, racconta l’ex professore. “Ho scritto alla direttrice del dipartimento chiedendole spiegazioni. All’inizio volevo capire se avessi sbagliato in qualcosa. Poi volevo essere pagato per le 60 ore lavorate. Ma non ho mai avuto risposta”, aggiunge Freddi, che dunque si vede costretto a rivolgersi ad un giudice civile.
La sentenza è arrivata lo scorso 24 gennaio, con l’Università condannata per ingiustificato arricchimento: a Freddi vengono riconosciuti 2500 euro per le ore di insegnamento lavorate e l’ateneo viene anche condannato a pagare la sanzione di 1500 euro per “l’atteggiamento di ingiustificata chiusura”, come si legge nella sentenza.
La linea difensiva della Sapienza, ovvero che Freddi avrebbe dovuto lavorare gratis in quanto dottorando, è stata smontata dalle motivazioni: per il giudice un dottorando può svolgere “esclusivamente attività integrativa gratuita consistente in esercitazioni, seminari, tutorato per gli studenti” e non come nel caso di Freddi, insegnamenti a più di 300 studenti.
Intanto Freddi, che nel frattempo ha vinto altri bandi e anche insegnato ad Architettura, ha deciso di dire basta perché “ero pagato peggio di uno sguattero e un lavapiatti. Ora ho un lavoro normale, con uno stipendio. Spero che anche altri trovino il coraggio”.
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