Ha inseguito, speronato e ucciso la sorella di 18 anni perché era “infetta”, frequentava Ciro, un ragazzo trans coetaneo la cui relazione non era accettata dalla famiglia di Maria Paola Gaglione, la giovane di 22 anni morta nel drammatico incidente avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì scorso.

Una storia raccapricciante quella ricostruita dopo l’incidente avvenuto tra Caivano ed Acerra, in provincia di Napoli. La relazione tra Maria Paola e Ciro, che da qualche tempo convivevano, non era ben vista dalla famiglia di lei e dagli stessi abitanti del Parco Verde di Caivano. Un rione tristemente famoso per spaccio, abusi su minori e altre attività illecite.

Così due notti fa Antonio Gaglione, 25 anni, ha inseguito in moto la sorella e Ciro in via degli Etruschi, fino a speronare lo scooter sul quale viaggiava al coppia, finito poi fuori strada. Maria Paola è andata a finire con il collo contro un tubo di metallo di un impianto di irrigazione, morendo sul colpo per le gravi ferite riportate alla gola. Ciro ha riportato ferite meno gravi ma ha dovuto subire l’aggressione del 25enne, incurante delle condizioni della sorella.

Sul posto poco dopo sono giunti i carabinieri della compagnia di Acerra che hanno fermato Gaglione e chiamato il 118. Ciro è stato portato alla clinica Villa dei Fiori di Acerra. Le sue condizioni fisiche per fortuna non sarebbero gravi.

Mario Gaglione è stato arrestato per omicidio aggravato dall’omofobia. Ai carabinieri ha confessato: “Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata”.

Agghiacciante il commento di  Daniela Lourdes Falanga, donna transgender e figura di spicco del movimento Lgbti+ italiano che nei giorni scorsi è stata protagonista alla 77esima edizione del Cinema di Venezia il docufilm Red Shoes – Il figlio del Boss.
“A Caivano si sta scrivendo una delle storie più brutali di violenza di genere. Si tratta di Ciro e Maria Paola. Ciro è un uomo trans, lei è la sua ragazza. Sono in moto e vengono speronati dal fratello di lei. La ragazza muore. Ciro è in ospedale e non sta bene.
La madre di Ciro grida il suo dolore su Facebook e accusa il fratello di Maria Paola di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans. Il fratello dirà che la sorella era stata “infettata” e che voleva liberarla.
Due punti insieme che vengono a chiarirsi e definire ciò che potremmo indicare come femminicidio e transfobia. Intanto si consuma un dramma terribile, nella peggiore negazione, e Ciro in questa violenza inaudita subisce pure la condanna dell’ignoranza dei pseudo giornalisti e l’omertà di stampa. Lui non viene descritto come Ciro, ma come la compagna della ragazza morta.
Se vogliamo capire cosa vuol significare che bisogna avere una legge contro l’omolesbobitrasfobia, questo è uno dei casi più espliciti.
Qui c’è un omicida, c’è la violenza di genere, c’è la negazione da parte di una stampa che non sa definire fatti e persone e l’Italia da cambiare”.

Redazione

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