Povero Gratteri, un altro flop! Ma se ne accorge chi di dovere, per esempio il Csm? O cacciano solo Lupacchini? Da ieri l’avvocato Marcello Manna, sindaco di Rende (Cosenza) è libero, su decisione del tribunale del riesame. Non è più “mafioso”, ma intanto è sospeso dalla carica. È stato sufficiente ai suoi difensori Nicola Carratelli e Gian Domenico Caiazza presentare quella documentazione che evidentemente né il procuratore Gratteri né il gip Alfredo Ferraro avevano esaminato con attenzione, per capovolgere la situazione.

Né il Comune di Rende né il suo sindaco sono così famosi. Ma se il 2 settembre avevano conquistato le prime pagine dei quotidiani e un bell’editoriale di Marco Travaglio è stato per almeno due buone ragioni. La prima è che il giorno precedente era esploso come una vera bomba elettorale a Cosenza e nel cosentino quel blitz, innescato dalla Dda di Catanzaro, con 253 indagati, 139 incarcerati, 51 messi ai domiciliari e 12 sottoposti all’obbligo di firma. Il secondo motivo è stata la vera sceneggiata del procuratore capo, il quale dopo gli arresti ha giocato a rimpiattino per tutta la mattinata con la stampa. Prima convocando la consueta conferenza per esaltare il blitz, poi revocandola, infine incontrando comunque i giornalisti, ma solo per sparare a zero contro il governo, la ministra Cartabia e il Parlamento che aveva approvato la riforma sulla presunzione di innocenza.

Aveva fatto lo spiritoso, quel giorno il procuratore, proprio nelle stesse ore in cui trapelava la notizia della sua candidatura a succedere al collega Melillo, transitato al vertice dell’antimafia, come capo della procura di Napoli. Gratteri sa bene che comunque il 16 maggio del 2024 dovrà lasciare Catanzaro, senza possibilità di sperare in una proroga. Si sta quindi agitando e candidando, prima a Milano (battuto da Viola), poi alla Direzione nazionale antimafia (superato appunto da Melillo), infine a Napoli. Cerca attenzione, e pur vantandosi di essere un battitore libero, si affianca al sindacato delle toghe negli attacchi alle riforme sulla giustizia.

Comunque le sue battute difficilmente possono strappare sorrisi, mentre dice cose del tipo “Questa notte sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare 202 presunti innocenti”. Glielo impone la Costituzione, altro che sarcasmo. Poi però non dimentica di svelare che “Sono indagati anche tre professionisti”. Che poi sarebbero Marcello Manna sindaco di Rende, l’assessore ai lavori pubblici dello stesso Comune, Pino Munno, e quello alla manutenzione e decoro urbano della città di Cosenza, Francesco De Cicco. Le accuse si basano sulle solite intercettazioni delle consuete telefonate non tra i “professionisti” delle istituzioni, ma tra altre persone che a loro alludono parlando di promesse elettorali delle elezioni comunali nel 2019.

Si parla anche dell’affidamento in gestione del Palazzetto dello sport di Rende. E’ proprio su questo, si suppone, che gli avvocati difensori del sindaco Manna hanno presentato quella documentazione che ha convinto il tribunale del riesame a revocare gli arresti domiciliari del loro assistito. Il problema è sempre lo stesso. Che bisogno c’è, quando si svolge una retata di centinaia di presunti mafiosi e boss della ‘ndrangheta, di inserire nell’inchiesta anche un sindaco e due assessori? Per avere i titoloni di stampa. Ha qualcosa a che fare con indagini lunghe e laboriose sul narcotraffico e una serie di estorsioni e minacce, qualche episodio di presunto e spesso inesistente malcostume o corruzione?

In questo caso poi, come sempre succede da qualche anno in Calabria, il coinvolgimento dei “tre professionisti” è sorretto sostanzialmente solo dal reato associativo. E poiché il coinvolgimento dei tre viene inserito in indagini di ‘ndrangheta, si fa scattare l’aggravante del voto di scambio di tipo mafioso. Così il gioco è fatto. Anche se le recenti leggi volute dalla ministra Cartabia e approvate dal Parlamento hanno rotto il giocattolo della Dda e del procuratore Gratteri, quello delle conferenze stampa in pompa magna.

Ma una certa astuzia esibizionistica non ha limiti. Così, mentre Gratteri e Travaglio all’unisono protestavano per il “bavaglio” alla stampa, qualcuno volantinava l’intera ordinanza del giudice Ferraro, senza che nessuno dei magistrati interessati se ne lamentasse, quanto meno per incolpare, come è loro abitudine, gli avvocati difensori di essere i veri divulgatori. Così abbiamo potuto assistere alle capriole non richieste del gip che si affannava a spiegare di non essere come tutti gli altri, quei giudici che si esercitano nel copia e incolla delle richieste del pm e della Dda. Peccato però che anche lui, proprio come i suoi colleghi, giustifichi la propria sostanziale aderenza alle parole dell’accusa con le stesse sentenze della cassazione sul tema.

Ma né il giudice né il procuratore hanno ancora spiegato a quei pochi cittadini che ancora credono nella giustizia, perché dovrebbero continuare a mantenere quella fiducia. E’ sufficiente ricostruire tempi e modi in cui si è sviluppata l’inchiesta “Reset”(a proposito non sono vietati i nomignoli?). Prima di tutto questo ennesimo Maxi è stato costruito a tavolino, assemblando una serie di indagini precedenti che si chiamavano Garden, Missing, Squarcio e via dicendo. Così si è costruita in vitro “Forse la più estesa indagine su Cosenza che riguarda un’associazione mafiosa, un’associazione finalizzata al traffico di droga e tutti i reati-fine caratteristici della criminalità organizzata, quindi estorsioni, usura e anche rapporti con la pubblica amministrazione”. Poi, messi uno sull’altro i pezzetti del Lego, si è costruito il prossimo Maxi, visto che il primo, il “Rinascita Scott”, sta un po’ languendo e un po’ crollando.

Poi si incollano insieme cinquemila pagine di richieste e le si invia al gip. Siamo al dicembre 2021. Il giudice esamina, mentre il procuratore Gratteri ogni tanto aggiunge un pezzettino. E arriviamo al 2 agosto di quest’anno, data in cui il dottor Ferraro emette le sue ordinanze di custodia cautelare. C’è tutta la mafia cosentina e ci sono i “tre professionisti”. Ma poi in agosto ci si riposa, si sa. Così gli arresti non vengono eseguiti subito, ma neanche troppo in là. Il primo ottobre, magari. Meglio sganciare la bomba in campagna elettorale, il primo settembre. Ma ieri il tribunale del riesame, con la scarcerazione del sindaco Manna, ha già cominciato a tirar giù il primo mattoncino del Lego. Si attendono altre sorprese.

Avatar photo

Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.