Complice l'assenza statunitense
Libero scambio, la Cina prende tutto con un accordo che vale il 30% del Pil mondiale
Che l’asse del commercio internazionale si stia spostando pian piano dall’Atlantico al Pacifico è cosa nota da un po’. Ma l’accordo di domenica 15 novembre tra 15 paesi dell’area – promosso, guarda caso, dalla Cina – alla fine del vertice dell’Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico (Asean) dà a questo processo una vigorosa accelerazione. Il neonato Rcep, un partenariato economico globale regionale redatto in 20 capitoli su altrettanti obiettivi commerciali, ha llo scopo di creare una gigantesca area di libero scambio tra i dieci stati dell’Asean – Indonesia, Thailandia, Singapore, Malesia, Filippine, Vietnam, Birmania, Cambogia, Laos e Brunei – e Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
Insieme, i Paesi firmatari rappresentano circa il 30% del totale del Pil del pianeta e il 30% della popolazione mondiale. La speranza degli Stati del Sudest asiatico è che l’accordo li aiuti ad attutire il costo di Covid-19, che ha colpito severamente le loro economie. Inoltre, come spiega il quotidiano francese Le Monde, «questo patto commerciale è anche lo strumento della Cina per espandere la sua influenza nella regione e determinarne le regole, dopo anni di passività da parte degli Stati Uniti durante la presidenza di Donald Trump». Proprio il presidente americano uscente, nel gennaio 2017, aveva ritirato il suo Paese dal grande progetto concorrente, il Trans-Pacific Free Trade Treaty (TPP), promosso dal suo predecessore democratico, Barack Obama. «Anche l’India – ricorda Le Monde – avrebbe dovuto aderire a questo inedito patto commerciale, ma l’anno scorso si ritirò per paura di vedere prodotti cinesi a prezzi stracciati invadere il suo mercato». Il governo di Narendra Modi, tuttavia, potrà aderire all’accordo in futuro.
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