In attesa della conferenza sulla crisi
Libia, Serraj e Haftar vanno a Berlino. Ma il generale chiude i terminal petroliferi
Fayez Serraj, premier di Tripoli, sia Khalifa Haftar, il generale dell’esercito nazionale libico sono in partenza per Berlino dove tra 24 ore si svolgerà la Conferenza che riunisce i rappresentanti dei principali paesi e organizzazioni internazionali coinvolti nella crisi libica.
L’incontro punta ad avviare il processo di pace che dovrebbe portare ad una soluzione negoziale del conflitto sotto l’egida delle Nazioni Unite. Alla conferenza di Berlino parteciperanno i rappresentanti di Algeria, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Italia, Regno Unito, Repubblica del Congo, Russia, Stati Uniti e Turchia; così come quelli della Lega Araba, Nazioni Unite, Unione Africana e Unione Europea. La lista dei partecipanti viene aggiornata di ora in ora ma è confermato che tra gli altri ci sarà anche il segretario di Stato americano Mike Pompeo e i vertici della Ue, a partire dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen.
Serraj e Haftar non si incontreranno faccia a faccia, ma i due nemici partecipano al vertice. I negoziatori Onu e degli altri paesi parleranno con le due delegazioni libiche separatamente, una trattativa indiretta.
Intanto continuano i preparativi per la conferenza in un clima tesissimo. Haftar ha messo in campo una mossa molto pericolosa per il governo di Tripoli: milizie e tribù fedeli ad Haftar hanno deciso di chiudere i terminal petroliferi. E questo a breve-medio termine potrebbe portare ad esaurire il flusso di entrate che fino ad oggi è andato tutto alla Banca centrale di Tripoli. Era poi Tripoli che trasferiva a Bengasi parte delle risorse.
Intanto arriva anche la reazione di Erdogan che attacca la comunità internazionale sul suo ruolo in Libia. “Fallire nel suo supporto al governo di accordo nazionale, sarebbe un tradimento dei suoi valori fondamentali”, scrive Erdogan in un editoriale per il magazine online Politico, Erdogan punta il dito sull’occidente e sulla sua apatia nel risolvere il caos libico e mette in guardia l’Europa. “Se il governo ‘legittimo’ di Tripoli, guidato da Fayez al Sarraj, dovesse cadere c’è il rischio di creare terreno fertile per il terrorismo”.
“La guerra civile libica serve da cartina di tornasole per l’Ue – continua il presidente turco – I leader europei sosterranno l’ordine mondiale liberale di fronte a un altro attacco? O rinunceranno alle loro responsabilità, come hanno fatto in Siria?”.
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