80 giornalisti si sono dimessi
Licenziato in Ungheria il direttore di Index: ultimo colpo alla libertà di stampa di Orbán

È l’ennesimo colpo alla libertà individuale e di stampa del presidente Viktor Orbán, il leader sovranista e ultraconservatore dell’Ungheria alleato strettissimo di Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
Martedì infatti è arrivato, per una “chiara intromissione” politica da parte del partito di Orbán Fidesz, secondo media indipendenti e opposizione, il licenziamento di Szabolcs Dull, direttore di Index, il sito d’informazione più importante d’Ungheria.
Per capire cosa è successo bisogna fare un passo indietro. Alcuni mesi fa in fatti Miklos Vaszily, imprenditore molto vicino a Orbán, ha comprato il 50% delle azioni della compagnia che controlla la pubblicità e i ricavi di Index.
Una mossa per controllare il sito, notoriamente contrario alle politiche del primo ministro ungherese. Che qualcosa stesse cambiando era chiaro anche al direttore Dull, che a fine giugno in un editoriale aveva scritto che la sua redazione era “in pericolo”. Il nuovo management imposto da Vaszily martedì, sostenendo che le scelte del direttore avessero provocato danni economici al giornale, aveva deciso per il licenziamento.
Our final day. Photos: János Bődey – Index#Hungary #PressFreedom #Indexhttps://t.co/7DyN022asJ pic.twitter.com/i0CevXnEGM
— Index.hu (@indexhu) July 24, 2020
Probabilmente né Orbán né Vaszily si aspettavano la reazione avvenuta nelle scorse ore. Oltre 80 giornalisti di Index si sono dimessi come gesto di solidarietà nei confronti dell’ex direttore, dopo che il presidente del board Laszlo Bodolai si è rifiutato di ritirare il licenziamento. Poche ore dopo alcune migliaia di persone si sono riunite sotto la sede della presidenza ungherese per chiedere libertà di espressione per i media.
Crowd arriving at PM Orban’s office protesting the decline of #pressfreedom in #Hungary. Earlier today, most of Index’s staff resigned because management fired editor-in-chief Szabolcs Dull.https://t.co/7DyN022asJ pic.twitter.com/NSQR6xSj7l
— Index.hu (@indexhu) July 24, 2020
I precedenti in Ungheria sulle limitazioni alla libertà di espressione sono ormai numerosi: nel 2016 era stato chiuso il più grande giornale ungherese, Nepszabadsag, acquistato da un oligarca alleato di Orbán. Due anni prima Origo, importante sito web di informazione, era stato venduto ad una società di media collegata al partito Fidesz, con la sua linea politica immediatamente diventata filo-governativa.
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