Meglio l’ex senatore della Democrazia Cristiana Santi Savarino, che aderì durante il fascismo alla campagna razziale del regime di Mussolini che Peppino Impastato, il giornalista e militante di Democrazia proletaria ucciso dalla mafia nel 1978. È la clamorosa storia che arriva da Partinico, cittadina di 33mila anime in provincia di Palermo, dove il Comune ha annunciato la sua opposizione all’intestazione del liceo scientifico al giornalista ucciso 43 anni fa.

Procediamo con ordine. L’intestazione del liceo a Impastato era stata decisa dai commissari prefettizi che l’anno scorso amministravano Partinico, approvata dal consiglio d’istituto della scuola e inoltrata al prefetto. Quando tutto sembrava fatto, è arrivato il ‘no’ del consiglio comunale a maggioranza centrodestra insediatosi nel novembre scorso.

L’amministrazione retta dal sindaco Pietro Rao, il prossimo 19 aprile darà infatti parere contrario alla mozione da discutere in Consiglio sul cambio di denominazione. Meglio Savarino che Impastato, anche se il curriculum farebbe pensare il contrario: nato proprio a Partinico nel 1887, fu giornalista in diversi quotidiani, dalla Tribuna a Il Secolo, fino a La Stampa. Subito dopo l’emanazione delle leggi razziali fasciste, il suo nome comparì nell’elenco, pubblicato sui giornali, di 180 scienziati e 140 politici, intellettuali, scrittori e giornalisti che aderivano alla campagna razziale.

Savarino fu però bravo a ‘riciclarsi’: dopo il 25 luglio 1943, con la caduta del regime e l’arresto di Mussolini, il nuovo capo del Governo, il maresciallo Badoglio, lo nominò commissario dell’Ente Stampa con il compito di vigilare sulla eventuale pubblicazione di “notizie non autorizzate” e di procedere al sequestro dei giornali che se ne fossero resi colpevoli. Quindi terminata la guerra assunse la direzione del quotidiano romano Il Giornale d’Italia, quindi fu eletto senatore nel 1953 tra le fila della Democrazia Cristiana.

Tanto basta per preferire Savarino a Impastato, con Giovanni, custode della memoria delle battaglie antimafia del fratello Peppino, che ovviamente non ha apprezzato tale decisione. “Noi ci siamo battuti per questa intestazione, c’è anche l’ok della Prefettura – dice Giovanni – Non conosco i motivi di questa opposizione. Sicuramente il nome di Peppino è ancora scomodo in certi ambienti perché all’interno del movimento antimafia è una figura apprezzata, stimata e molto conosciuta. Ci sono ancora retaggi legati a sistemi omertosi che non tollerano la figura umile di uno che è stato capace di rompere con la famiglia, con il padre, un esempio forte e valido”.

Contro l’opposizione del Comune si è schierata anche il circolo di Rifondazione comunista di Partinico, intestato proprio a Peppino Impastato.  “Finalmente – dice Federica Fuoco, segretaria del Prc di Partinico – si stava cercando di rimediare a un errore storico quale l’intitolazione di una scuola superiore a un personaggio ambiguo come Santi Savarino, firmatario delle leggi razziali e che si dichiarava “a disposizione” di Frank Coppola, uno degli esponenti più noti della mafia della sua epoca“.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia