La Liguria è sospesa, sotto la scure del palazzo di Giustizia. I partiti affrettano la selezione del dopo-Toti. Il caso Ermini, il dem nel Cda del co-indagato di Toti, Spinelli, imbarazza il Pd. Lui replica: «Ho accettato l’incarico di presidente del cda di Spininvest perché mi è stato proposto di prestare la mia opera professionale per accompagnare un nuovo percorso in grado di garantire continuità al gruppo industriale, nel segno della trasparenza e della legalità». A sinistra tutti – inclusi i nuovi acquisti della coalizione, Italia Viva e Azione – convergono sulla candidatura di Andrea Orlando. Che fa spallucce, accettando: “L’ho detto a gennaio, quando Toti godeva di migliore salute giudiziaria: se pensate che la mia figura possa unire, rifletteteci. Non mi candido a niente: sono tra i nomi su cui può lavorare il cosiddetto campo largo per vedere se trova un punto di equilibrio. Se su di me, bene; se su un altro, lo sosterrò con grande determinazione». Tra i nomi papabili anche quello di Enrico Musso. L’ex senatore azzurro – ordinario di Economia dei trasporti all’Università di Genova – si era candidato sindaco del capoluogo ligure con il centrodestra prima di Marco Bucci, raccogliendo da solo, a capo di una formazione liberale centrista, oltre il 42%

Che situazione è, questa di Toti prigioniero e le elezioni tra cento giorni?
«Non entro nel merito dell’inchiesta ma colpisce tutti che a un presidente di regione eletto venga impedito di governare per un periodo così lungo, e che venga tenuto agli arresti fino a che…»

Finché non abiura! “Penitenziagene”, si pretendeva durante la Santa Inqusizione.
«Beh certamente quello che stanno facendo è legittimo ma ai limiti, come hanno segnalato i più insigni giuristi di questo Paese. Segnalando così al legislatore la necessità di intervenire. Non si può interrompere a tempo indeterminato un’azione di governo, ponendo l’unica condizione per l’indagato di dimettersi».

Un caso senza precedenti. I magistrati hanno deciso che Toti non andava più bene, e che si deve rivotare. Probabilmente a fine ottobre, tra cento giorni.
«Un caso inedito che ha colto di sorpresa destra e sinistra. Questi ultimi si stanno organizzando intorno a un nome non nuovissimo, Andrea Orlando. Un esponente del Pd che ha fatto politica da qualche decennio, dal parlamentare al ministro, più volte. Una candidatura che può andare bene per chi pensa che la sinistra ha governato bene, in Liguria».

Ed è una cosa che i Liguri pensano?
«Credo che ben pochi Liguri la pensino. Ma nel centrodestra manca ancora un orientamento chiaro sulle candidature. C’era all’inizio una indicazione su Edoardo Rixi, personalità emergente della Lega cresciuto a Genova, uscito dalla facoltà di Economia in cui insegno. Stimato anche al di là del centrodestra, ancora giovane e già con solide esperienze in Regione, in Parlamento e oggi al governo. Ma egli stesso ha chiarito di non voler correre».

Infatti. E a quel punto si è fatto anche il suo nome, professore.
«A questo punto viene evocata da più parti l’esigenza di un candidato civico. Una personalità che conosca molto bene la macchina amministrativa e sappia mettere mano da subito sull’agenda delle cose da fare, riprendendo i cantieri e le opere avviate da Giovanni Toti. Uno dei nomi fatti è il mio, ma anche quello del Rettore, Federico Delfino, persona capace che ha anche avuto una esperienza come consigliere comunale a Savona e non è iscritto a nessun partito. Però avrebbe declinato anche lui».

Corrisponde a questo profilo anche il suo…
«Sì, ma il Rettore dal punto di vista accademico è più influente. Io ho già fatto il senatore e sono stato candidato sindaco due volte. Sono un déjà vu».

Una figura molto vicina a Toti è quella di Ilaria Cavo, di Noi Moderati.
«Ilaria Cavo viene da una dimensione professionale eccellente, come giornalista: proprio come Toti. Sta facendo un’esperienza parlamentare. E’ un profilo interessante, e poi è il momento delle donne».

La Liguria di Toti era impegnata con un’agenda di opere, cantieri, inaugurazioni importante. Così non sarebbe con altre maggioranze?
«I Liguri hanno percepito con Toti, così come con Bucci, (Marco Bucci, sindaco di Genova, ndr.) che si stanno facendo molte cose che stanno trasformando la città, la regione, il territorio. Questo non vieta niente, ma dopo la vicenda Toti c’è il rischio concreto che molte delle cose che si erano avviate si blocchino, per paura o per tradizionale pigrizia politica della sinistra. E questo lo percepiscono tutti: ci sono persone che non sono di centrodestra. Temono di veder tramontata l’energia degli ultimi tempi».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.