Che la Liguria si trasformasse in una sorta di piccolo “Vietnam” era abbastanza scontato. E non solo per il carattere dei suoi abitanti, per definizione, crudi ed essenziali, e c’è chi aggiunge un po’ “musoni”. Anche, e soprattutto, per la piega che a un certo punto hanno preso gli eventi. Una “svolta” (o meglio, un ingarbugliamento repentino) perché le premesse invece andavano in tutt’altra direzione. Ovvero facevano presagire un epilogo già scritto. I lunghi arresti domiciliari del governatore, quello che aveva vinto tutto e ovunque. L’immediata reazione del campo largo, tutti insieme sul palco in Piazza De Ferrari, la disponibilità di un candidato con i “gradi” come Andrea Orlando, un signore che ha fatto il ministro con Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Mario Draghi.

Il Fatto e il tifo per Sansa

Facile, no? Elezioni anticipate, Toti nascosto per la vergogna, centrodestra in panne, una noiosa campagna elettorale a cavallo, e acclamazione finale per il campioncino della sinistra, lo spezzino che da piccolo sognava le “Botteghe Oscure”. E titolo a tutta pagina per Il Fatto Quotidiano, che a Genova si gioca la rielezione di Ferruccio Sansa, l’eroe locale (sconfitto brutalmente dal “barbaro” avversario nel 2020), inconfondibile scuola Marco Travaglio. E invece no. Come spesso succede quando si tratta di centrosinistra, le cose sono diventate molto più limacciose. Intanto, certo, per Andrea Orlando, il candidato Vicks VapoRub (come ha ironizzato lui stesso), eternamente in pectore, e per dare quel tocco di psicodramma che mancava, Elly Schlein scomparsa per vacanze misteriosissime, Giuseppe Conte impermalosito per le ripetute avance di Matteo Renzi. A dirla tutta, un bel casino, anche se nel frattempo almeno il candidato clandestino diventerà a breve ufficiale. A rendere la situazione esilarante ci ha pensato il centrodestra.

Toti, Cavo e il freno di Meloni e Salvini

Intanto lunedì sera a Quarta Repubblica su Rete 4 è ricomparso l’ex presidente, un “leone” ferito dalla lunga carcerazione domiciliare (due mesi nella sua villetta di Ameglia), che ha riportato la (brutta) vicenda ai punti salienti. “Ce l’ho con la politica che ha fatto leggi che gli hanno tolto potere, lasciando alla magistratura l’idea di poter fare da giudice penale e morale di quello che fa la politica. Questa è la colpa vera della politica”, ha detto Toti da Nicola Porro. Parole di verità e uno sfogo giustificato anche verso la sua parte politica. Che ha reagito in modo molto tiepido, Fratelli d’Italia soprattutto, preoccupata più che altro di non indispettire la magistratura. Così dalle parti della maggioranza di governo è cominciata una vera e propria lotta nel fango. E una girandola di nomi, in cui a fine agosto sembrava primeggiare la deputata di Noi moderati, Ilaria Cavo: giornalista Mediaset, che aveva mosso i suoi primi passi in politica, come assessore durante il primo mandato di Giovanni Toti. Poi qualcosa è andato in tilt, Fratelli d’Italia è tornato a sussurrare il nome del viceministro leghista Edoardo Rixi (come contropartita per la perdita di Zaia in Veneto), Matteo Salvini si è messo in testa di frenare la corsa della Cavo, considerata troppo vicina all’ex governatore.

Morale? A meno di due mesi dal voto del 27-28 ottobre, il rebus non è stato risolto. Ai candidati già citati, per dovere di ufficio, si devono aggiungere anche quelli del vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi e dei civici Beppe Costa e Lorenzo Cuocolo. “Dobbiamo scegliere molto presto”, si augura il sindaco di Genova Marco Bucci, uno dei pochi protagonisti di buonsenso di questa incredibile estate ligure. Intorno al primo cittadino della Lanterna si gioca anche l’altra storia buffa. Quella del leader di Italia Viva, raggiunto dalla freccia di Cupido. L’ex presidente del Consiglio vuole in tutti i modi entrare nel campo largo, ma per l’appunto a Genova sostiene la giunta di centrodestra, con un assessore e due consiglieri comunali. Ora deve uscirne, praticamente da solo, perché l’assessore in questione, Mauro Avvenente, di passi indietro non ne farà. E comunque non basterà né a Ferruccio Sansa (che ieri è tornato a prendersela con il suo avversario di 4 anni fa: “In tv abbiamo assistito allo show del Toti-Pride. L’orgoglio dell’indagato. Succede solo in Italia”), né tantomeno a Giuseppe Conte.

Un altro possibile risultato del “Grande Fratello” al pesto, l’uscita di scena del campo largo, in versione extra large. Che tra le altre cose costringerebbe Matteo Renzi a rinnamorarsi del centro, per dire dei giri immensi di certi amori. Nel teatrino dell’assurdo che si svolge in Liguria, arriva il momento di Carlo Calenda. “Per me ci sono dei punti fondamentali, non usare le inchieste per la campagna elettorale e che sulle infrastrutture non ci sia un passo indietro”, spiega il leader di Azione, ben sapendo che il campo largo farà esattamente il contrario di ciò che lui spera. Insomma, triste, solitario e non sarà neanche il “y final”, più di 50 giorni al voto più pazzo della Liguria. Il the end sarà del tutto a sorpresa.