Osservatorio napoletano
Lina Lucci: “Io sindaco? Per ora mi godo l’assoluzione…”
«Napoli ha bisogno di una legge speciale, di una vera collaborazione tra politica, istituzioni e sindacati: solo così la città potrà ripartire. Io candidata sindaco? Vedremo. Per ora mi godo l’assoluzione e il Natale». Lina Lucci, già segretario della Cisl Campania, offre il proprio punto di vista sulla città.
Il processo a suo carico si è concluso: assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste. Cosa l’ha colpita in questi anni?
«Sicuramente la velocità e l’efficienza della magistratura che ha voluto approfondire il mio caso e non mandarlo in prescrizione, eventualità che temevo molto. Poi c’è la delusione nel vedere che la Cisl non ha ammesso l’errore che ha fatto nei miei confronti: nessuno mi ha ancora chiesto scusa né mi è stata revocata la sospensione. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Al di là della mia vicenda personale e del tentativo di infangarmi a ogni costo, in quegli anni avevo fatto un lavoro enorme per affermare il modello vincente di un sindacato autonomo da politica, imprese e istituzioni».
Com’è cambiata la città in questi cinque anni?
«C’è stato un “prolasso” dei corpi intermedi, incluso un “appiattimento” della mia organizzazione. In questi cinque anni mi sono domandata perché non si discutesse dell’economia sommersa che attanaglia la città. Napoli presenta dei numeri spaventosi per quel che concerne il lavoro irregolare e l’economia illegale. E questo succede perché c’è una totale assenza delle istituzioni».
A questo proposito, secondo lei, quali sono state le falle dell’amministrazione de Magistris?
«Non è che ci sono state delle falle, è che il sindaco non ha proprio governato. È totalmente mancata una governance. Oggi de Magistris dovrebbe avere il coraggio di ammettere il suo fallimento. È l’unico modo che gli resta per uscire da questa vicenda con un minimo di credibilità rispetto alla persona, non alla figura istituzionale».
Avrebbe dovuto dichiarare il dissesto?
«No. Questo avrebbe determinato il licenziamento dei dipendenti pubblici e non sarebbe stato corretto. Oggi credo che serva una legge speciale per Napoli: cinque anni fa non l’avrei chiesta, ma adesso mi sembra l’unica soluzione possibile».
Come dovrebbe essere articolata la legge speciale per Napoli?
«Dovrebbe essere realizzata sul modello di quella varata da Nitti agli inizi del Novecento ed essere poi attualizzata. Dovrebbe avere come primo obiettivo la semplificazione nei processi che riguardano la spesa delle risorse e il reclutamento di figure molto competenti al fine di progettare al meglio quella stessa spesa. Ci sarà bisogno di liquidità, vista la situazione delle casse comunali, e soprattutto servirà la collaborazione di tutti i livelli istituzionali e della collettività».
Ammesso che venga varata una legge speciale, da dove bisogna partire per rilanciare la città?
«Punterei innanzitutto sulla legalità e su manovre che facciano emergere “l’economia non osservata”. In secondo luogo, è necessario un monitoraggio attento e costante del lavoro, delle aziende, dei fondi che arrivano. Il caso Whirlpool è l’emblema del fallimento delle istituzioni in questo campo. C’è da combattere per la delocalizzazione delle imprese presenti sul territorio e, parallelamente, creare un piano di incentivi per attirare qui gli investitori».
Antonio Bassolino, uno dei probabili candidati alla guida di Palazzo San Giacomo, ha parlato di periferie, del porto e di un nuovo welfare: cosa ne pensa?
«Le periferie sono invivibili e si dovrebbe fare qualcosa subito, ma penso anche alla riqualificazione di Napoli Est, del centro storico e di Bagnoli che attende da sempre un progetto concreto. E poi c’è il porto».
Il progetto per il porto di Napoli è stato uno dei temi a lei più cari durante la sua carriera da dirigente della Cisl Campania: perché non è mai stato portato a termine?
«Dieci anni fa insieme con la giunta Caldoro e il presidente De Luca lavorammo affinché l’Europa concedesse 240 milioni di euro da destinare al porto di Napoli che resta la più grande azienda della Campania. Che fine hanno fatto quei 240 milioni, lei mi chiederà. Ebbene non è stato fatto nulla. De Luca è stato costretto a rivedere quella spesa a causa sia delle inefficienze dell’autorità portuale sia per l’assenza del sindaco de Magistris che non si è minimamente interessato di portare a termine il progetto. Eppure il porto rappresentava un fondamentale volano di sviluppo dell’economia cittadina e, anche in tempi di crisi, fatturava 700 milioni di euro l’anno. I soldi c’erano, ma non sono stati utilizzati».
Però ora Dema ha presentato dieci iniziative per Napoli…
«Dieci progetti palesemente irrealizzabili. Credo sia solo un tentativo maldestro di distrarre l’opinione pubblica. Serve ben altro».
Cioè?
«Sappiamo già per quali progetti strategici dovranno essere utilizzate le risorse che arriveranno con il Recovery Fund. Il problema è pianificare bene gli interventi strutturali e infrastrutturali. C’è bisogno di un controllo e di un accompagnamento costante da parte delle istituzioni. Le risorse ci sono state anche in passato, ma per incapacità e litigiosità degli enti coinvolti sono state sempre sprecate».
Abbiamo definito priorità e strategie: chi dovrebbe occuparsene tra Bassolino, Clemente e Maresca?
«Bassolino lo conosciamo, è stato protagonista di un rinascimento che non abbiamo visto mai più. Mi piace l’idea di averlo di nuovo come sindaco. Anche Maresca è una persona che stimo e che ha svolto un lavoro importante come magistrato: sarei contenta anche di vedere uno come lui alla guida della città. La Clemente appartiene a questa amministrazione, dunque mi limito a dire che avrà anche realizzato delle iniziative, ma non ha fatto abbastanza».
Lei invece, si candiderà?
«In questo momento penso a godermi il Natale e la mia assoluzione. Poi si vedrà».
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