Che brutta scena...
L’incontro tra Putin e gli imprenditori italiani è stata un’operazione inaccettabile

Tutte le previsioni ottimistiche fatte fra il 1989 e il 1991 in seguito al crollo del comunismo in Russia e nei paesi dell’est europeo sono risultate del tutto sbagliate. Non parliamo dell’Italia dove, invece di nascere un grande partito socialdemocratico come avevano auspicato i miglioristi del Pci e, anche con notevoli differenze, Craxi, Formica, Signorile, Manca (invece Martelli aveva aderito al nuovismo moralista e neoliberista di Occhetto e di Veltroni), successe esattamente il contrario: con l’aiuto decisivo di una parte della magistratura, gli eredi del PCI rasero al suolo il PSI e, se non fosse stato per Berlusconi, avrebbero conquistato il potere politico (mentre quello economico è ritornato interamente nelle mani dei “padroni” vecchi e nuovi).
A livello mondiale anche le interpretazioni più caute di un famoso saggio di Fukuyama che prevedeva la definitiva vittoria del libero mercato e della liberaldemocrazia sono risultate smentite dai fatti. In primo luogo, anche grazie alla catena di errori fatti nel Medio Oriente da tutti i presidenti americani, da Bush jr. a Obama, per non parlare di Trump, è esploso un fondamentalismo islamico con due varianti terroristiche (Al-Qaeda e Daesh) che, a partire dall’attentato delle Torri di New York, ha dato il segno che era capace di colpire gli USA al cuore. Ma, al di là del terrorismo islamico e dalla sua “geometrica potenza”, sono emersi su un altro piano problemi di grande rilievo. Per un verso il capitalismo, sul terreno dei rapporti di produzione, ha prevalso in tutto il mondo, ma con varianti tali che vanificano le sue apparenti vittorie “sistemiche”.
Infatti anche in Cina c’è una sorta di capitalismo selvaggio, fondato su grandi, medie e piccole imprese che però tutte rispondono ad uno Stato ferreamente comunista, ma anche ferreamente imperialista come testimoniano due tendenze, quella alla riconquista politico-militare delle aree originariamente “cinesi” come è avvenuto a Hong Kong e come Xi Jinping vorrebbe realizzare a Taiwan; poi c’è una versione economica di questo imperialismo che si è espresso nella nuova via della Seta, che sta investendo l’Africa, le più varie zone del mondo e che ha perfino sfiorato l’Italia ai tempi dell’improvvido governo Conte 1, durante il quale sul piano internazionale l’Italia è stata allo sbando, fra le tendenze filo russe, filo cinesi, filo venezuelane che passavano attraverso il Movimento 5 stelle e la Lega di Salvini. Comunque gli USA a suo tempo non hanno capito quasi nulla della Cina reale per cui hanno dato via libera al WTO e così la Cina è entrata nel cuore del commercio internazionale e della globalizzazione non rispettando nessuna regola riguardante il mercato e la concorrenza per cui le sue imprese hanno colpito al cuore molte aziende manifatturiere statunitensi, inglesi, europee con conseguenze politiche devastanti, perché in parte il sovranismo, il populismo, l’esplosione dell’estrema destra derivano proprio da qui.
Ma le carenze non si sono fermate a questo punto. Anche se è caduto il comunismo in Russia e nell’Europa dell’est tuttavia la contestazione dell’Occidente e dei suoi valori di libertà in nome di autoritarismi di vario tipo è molto estesa e in parte anche coordinata e va dalla Cina, alla Russia, a Erdogan, a una miriade di Stati reazionari che non esitano a usare in ogni occasione le armi. In questo quadro guai a sottovalutare Putin (che sul piano politico in Italia gode di forti rapporti politici con Berlusconi e con la Lega di Salvini). Putin è un cultore della grande Russia, sia nella sua versione zarista, sia in quella comunista, tant’è che i suoi punti di riferimento sono Pietro Il Grande, Ivan Il Terribile e Giuseppe Stalin. Putin è stato il primo a capire tutte le potenzialità politiche dell’uso di internet per penetrare e destabilizzare le democrazie occidentali: lo ha fatto nei confronti di Brexit, del referendum spagnolo, specialmente nelle elezioni americane del 2016, lo sta facendo sostenendo i gruppi paranazisti in Germania e adesso cavalca i no vax.
Ovviamente c’è anche uno spregiudicato uso della leva economica. Allo stato c’è una profonda asimmetria rispetto all’Occidente nella quale prevalgono largamente le tendenze pacifiste. Invece da parte della Cina, ma specialmente da parte della Russia la diplomazia è combinata insieme alle lusinghe economiche e a due tipi di interventi militari, quello diretto e quello indiretto attraverso i mercenari delle brigate Wagner. Alla luce di tutto ciò il recente incontro fra Putin e 16 imprenditori italiani grandi, piccoli e medi è stata un’operazione del tutto inaccettabile che ha messo in evidenza la condizione di subalternità e di soggezione di pezzi cospicui del mondo imprenditoriale: incredibile la partecipazione dell’amministratore delegato di Enel Francesco Starace. Di conseguenza è molto importante lo stretto raccordo fra gli USA, l’Unione europea, la NATO e un’auspicabile difesa europea.
È augurabile che sia a livello governativo, sia a livello del centrodestra e del centrosinistra prevalgano le forze che si riconoscono nei valori liberali e garantisti dell’Occidente. L’esito dello scontro è tutt’altro che scontato perché, come abbiamo visto anche in occasione dell’incontro fra Putin e gli imprenditori, in Italia il “partito russo” è molto forte.
Rispetto alla vicenda oggi in corso c’è un elemento francamente grottesco: la Russia che sta intervenendo in Africa con i mercenari della Wagner e che sta ammassando truppe al confine con l’Ucraina accusa l’Occidente di “frenesia militare”: come si vede la famosa favola di Fedro ha molte varianti.
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