L'emergenza sanitaria
L’infettivologo: “Solo il vaccino può farci uscire da emergenza ma serve tempo”
A 84 anni Marcello Piazza, professore emerito di Malattie infettive, ha trasformato la sua casa in un bunker, rispettando rigorosamente i decreti del governo e le ordinanze della Regione. “Sono attivo e operativo, prima dell’emergenza Coronavirus uscivo, visitavo pazienti, andavo a cinema e a teatro. Ma con l’arrivo di questo terribile virus – spiega lo scienziato – mi sono chiuso in casa e non sto andando neanche più allo studio”.
Dagli Stati Uniti arrivano notizie che potrebbero restituire il buon umore. Christopher Murray, direttore scientifico dell’Ihme di Washington, sostiene che in Campania, il 21 aprile, registreremo zero morti. Un attimo di silenzio, un lungo sospiro. Poi Marcello Piazza esterna il suo scetticismo.
“Mi sembra una scemenza. Non conosco il collega Murray e i suoi collaboratori, non so come possa sostenere che entro una certa data in Italia, in particolare in Campania, la mortalità da Coronavirus potrà considerarsi praticamente azzerata. È una sciocchezza”. Arriva dagli Stati Uniti la notizia che la Fondazione di Bill e Melinda Gates è pronta a investire anche 100 milioni di dollari per un vaccino che blocchi il Coronavirus. L’Ihme è il braccio operativo della Fondazione Gates, è l’istituto americano per misurazione e valutazione delle emergenze sanitarie. Hanno dollari, attrezzature e scienziati. “Questa del vaccino mi sembra una novità da valutare con rispetto. In genere la produzione di un vaccino richiede tempi lunghi – ricorda il professore Marcello Piazza – quando ci fu l’epidemia di Sars per i vaccini aspettammo, se ricordo bene, circa venti mesi”. Scetticismo su questa anticipazione?
“Assolutamente no. Ma dobbiamo aspettare ancora dei mesi per vedere se questo vaccino–lampo per il quale l’azienda Inovio è autorizzata dalla Fda darà buoni risultati con le prime sperimentazioni su esseri umani”. Gli Stati Uniti e tutto il mondo lavorano alla ricerca di un’arma capace di sconfiggere il Coronavirus e sono partiti da uno studio italiano che a gennaio ha permesso alle ricercatrici dello Spallanzani di individuare la sequenza genetica del virus. “In campo scientifico l’Italia è una nazione che ha sempre garantito importanti risultati assistenziali. Una legge italiana ha reso obbligatoria la vaccinazione contro l’epatite B: è il frutto di un mio studio cominciato con Ferdinando De Ritis sull’epatite B, malattia per la quale l’Organizzazione mondiale della Sanità mi ha inserito nel suo nucleo di esperti”. Tornando al vaccino, Piazza ha le idee chiare: “Sono impegnati su questo fronte i più importanti laboratori del mondo e dagli Stati Uniti arrivano messaggi importanti.
Ma le anticipazioni non devono generare illusioni pericolose. Se le sperimentazioni di Inovio dovessero dare risultati positivi, la prima disponibilità del vaccino si potrebbe avere presto. Un presto che, però, significa dopo l’estate”. Partono le sperimentazioni con quaranta adulti di Filadelfia e di Kansas City; un’altra azienda statunitense, la Moderna, sfrutta invece la molecola mRNA per creare un vaccino che imita un’infezione naturale per stimolare una potente risposta immunitaria. “Seguiamo i loro lavori, vediamo che risultati daranno le sperimentazioni di fase uno augurandoci che il problema Coronavirus si risolva presto”, ammonisce Piazza.
In casa dell’infettivologo si rispetta rigidamente l’ordinanza regionale. “Spero che a giugno si possa uscire, anche se dovremo accettare ancora qualche restrizione. Giorni fa – ricorda Piazza – si è rotto un vetro. Non ho chiamato il vetraio ma ho cercato di metterlo a posto con lo scotch. Ho due figli e un nipote di 24 anni al quale sono legatissimo. Da quando c’è l’epidemia, in casa mia non entra nessuno: a ottantaquattro anni, da studioso delle malattie infettive, rispetto tutte le precauzioni necessarie”. L’elenco di medici e infermieri deceduti per il Coronavirus è lungo: “Per questo bisogna limitare – conclude lo scienziato – al massimo le possibilità di contagio: sono morti tanti lavoratori della sanità perché Stato e Regioni non li hanno forniti di presidi di sicurezza”.
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