La sua arte è incanto, una magia che spiazza e catapulta in una dimensione parallela, tra favola e mito, allo stesso tempo intensamente umana. Yayoi Kusama, artista giapponese ultranovantenne dalla vita travagliata e dalla produzione vibrante e lirica, è protagonista della grande e attesissima esposizione (già venduti 60mila biglietti) “Infinito presente” inaugurata nel fine settimana a Palazzo della Ragione di Bergamo e aperta fino al 24 marzo 2024 – doveva concludersi a gennaio ma considerate le prenotazioni piovute da tutta Europa gli organizzatori hanno deciso subito per un prolungamento.

L’itinerario espositivo propone poesie, filmati, libri e documentazioni che approfondiscono il lavoro e la figura di Kusama, culminando nell’installazione “Fireflies on the water” (ovvero lucciole sull’acqua), una delle sue “Infinity Mirror Room” più famose, proveniente dalla collezione del Whitney Museum di New York. Kusama ha cominciato a ideare e realizzare questo tipo di installazioni attorno alla metà degli anni ‘60: si tratta di piccoli ambienti – “stanze” appunto – interamente coperti da specchi che in questo modo moltiplicano lo spazio interno all’infinito. La sensazione è quella di entrare in una dimensione straniante e senza limiti, una sorta di universo altro che lei popola di volta in volta di oggetti riprodotti in grande quantità, le cui immagini vengono aumentate in modo esponenziale dagli specchi, si tratti zucche, sfere, tentacoli, falli o fiori o, come in questo caso, luci che simulano la presenza di lucciole. Ambienti in cui si accede uno per volta per perdersi nella mente di Kusama stessa mente: «Dimenticati di te stesso. Fai l’amore. L’autodistruzione è l’unico modo di trovare la pace», dichiara l’artista. E nel suo lavoro ci si dissolve, fondendosi con Yayoi e con l’universo che crea, un’esperienza immersiva e ipnotizzante che regala la pace della connessione: come scrive il curatore Stefano Raimondi: «Entrare nelle Infinity Mirror Rooms di Kusama significa in qualche modo entrare nel corpo e nell’anima dell’artista, permettendoci di coglierne l’essenza nelle parti intangibili che ne definiscono l’infinito e che sono spesso parte dei titoli dell’opera: l’amore, lo spirito, l’anima, l’eternità, il bagliore, la vita».

Vittima di allucinazioni visive e uditive da quando era bambina, Yayoi Kusama ha trovato nell’arte un modo di elaborare il proprio disagio psichico, anche se ostacolata dalla famiglia benestante che voleva per lei un altro percorso, al punto che pare la madre le strappasse i disegni di mano prima ancora che li finisse, portandola così a sviluppare la sua celebre passione per i polka-dots, tracce che riusciva a lasciare velocemente, diventate poi simbolo dell’universo popolato di stelle e pianeti, che le sono valse l’appellativo di “regina dei puntini”.

Dopo un difficile percorso umano e professionale, che l’ha portata per quindici anni a New York dove il suo lavoro è stato ostacolato dall’establishment culturale aggravato dal suo essere giapponese in un periodo ancora postbellico, è tornata in Giappone dove si è fatta volontariamente ricoverare in un istituto per malati di mente in cui tutt’ora vive, pur continuando a lavorare in uno studio prospiciente la struttura, venendo finalmente scoperta dal grande pubblico in età avanzata e incoronata internazionalmente. Ora è una delle artiste più pagate, i suoi lavori battuti alle aste per milioni di dollari, e sono celebri le sue collaborazioni con i più importanti marchi della moda, primo fra tutti Louis Vuitton che proprio quest’anno ha rinnovato la fiducia nell’artista dopo una prima esperienza nel 2012, questa volta con una massiccia invasione dell’universo “pallinico” di Kusama nei negozi di brand e con numerose installazioni pubbliche di grandi dimensioni in tutto il mondo.

Interessante anche il confronto tra il lavoro di Kusama e l’antico palazzo che ospita la mostra, «uno dei luoghi più emblematici e ricchi di storia di Città Alta», come lo ha definito il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha dichiarato la propria soddisfazione per questo finale di grande prestigio dell’anno da Capitale italiana della cultura della città, in gemellaggio con Brescia.